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Sousa-Rossi: una rapporto da ricostruire. Per forza.

  • Marco Innocenti
  • 22 ago 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Dopo una prestazione come quella vista sabato sera allo Stadium, sarebbe alquanto facile scrivere fiumi d'inchiostro sullo scollamento tra allenatore e spogliatoio, sull'incertezza delle scelte di Paulo Sousa, sul rapporto alquanto freddino fra lo stesso Sousa e Pepito Rossi. Ma allora la domanda che viene da farsi è: perché nessuno dei due ha preso strade alternative? Perché hanno deciso entrambi di restare in viola? E non ci venite a raccontare la favoletta che non avessero richieste perché solo un gonzo potrebbe crederci...

Oggi il calendario segna 22 agosto. Nove giorni ancora di mercato e campionato già iniziato. Non si cambia ora un allenatore (l'Inter lo insegna) e non si va a caccia di sostituti per un campione quando tutte le altre squadre sanno benissimo che cosa devi rimpiazzare (vedi le cifre sparate alla viola per i vari difensori sondati da un anno e mezzo a questa parte, quelli buoni intendiamo).

Leggere su La Gazzetta dello Sport di un Paulo Sousa e un Giuseppe Rossi "separati in casa" sembra fantascienza, soprattutto perché la giornata che è andata in archivio è la prima e non la ventiduesima. Certo, i due hanno uno stile completamente differente e la comunicazione tra di loro non deve essere amabile e fluente ma questo, all'interno di uno spogliatoio vario e variegato come quello viola, non può e non deve rappresentare un problema.

Semmai a rappresentare un problema è la posizione in campo di alcuni interpreti della gara di sabato sera, con un Kalinic lasciato solo come un palo della luce a fare a sportellate contro la difesa più forte del nostro campionato e con un Ilicic a vagare per il campo a passo di corsetta. E questo è un problema che dovrà risolvere Sousa. Se però Giuseppe Rossi è così in sofferenza di fronte alla situazione creatasi con il tecnico, perché il buon Pastorello non ha saputo presentare una soluzione alternativa a Pantaleo Corvino? Leggasi un'offerta congrua per lasciar partire il ragazzo del New Jersey.

Che Rossi sia un talento, uno di quelli veri, nessuno lo mette in discussione ma mi risulta difficile credere che un ragazzo che ha sopportato quello che ha sopportato lui, possa voler gettare la spugna alla prima panchina, possa dire agli amici più vicini "Basta, questa situazione non è più sostenibile". Alla prima di campionato? Suvvia, non esageriamo.


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