Nenad Tomovic e la sfida di domani contro l'amico Juric
- Marco Innocenti
- 10 set 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Sebbene per molti tifosi viola sia lui l'anello debole della catena di difesa, a Nenad Tomovic va sicuramente riconosciuto l'onore delle armi, in una battaglia di nervi che spesso lo vedo al centro del mirino ma che non l'ha mai visto uscire dal seminato, né nei toni né negli atteggiamenti nei confronti della città o della tifoseria. Nonostante, spesso, qualche critica a volte anche un po' figlia del preconcetto e qualche mugugno al primo stop non perfetto.
In una bella intervista rilasciata a La Nazione, però, il difensore viola ci tiene a mettere tutti i puntini sulle i, per cominciare al meglio questa nuova avventura con la maglia della Fiorentina.
«Adesso tocca a noi – ha detto al quotidiano fiorentino – Tocca a noi far vedere quanto di buono può riuscire a fare questa squadra e guardare avanti, con orgoglio e ottimismo».
A partire proprio dalla gara di domani, nella quale sarà uno degli ex insieme ad esempio al compagno di reparto De Maio. Ma non solo. «Beh, ritroverò Juric, un grande compagno di avventura. Una persona a cui sono molto legato, un amico... Juric mi ha aiutato tantissimo a scoprire e iniziare la mia avventura nel calcio italiano. Mi ha seguito come un fratello, quando sono arrivato a Genova. Ha aiutato tantissimo la mia compagna. Eravamo anche vicini di casa, ad Arenzano».
Ma domani, farà di tutto per fargli un dispetto: stretta di mano prima o dopo la partita? «Prima e dopo, sicuro. Siamo amici, lo ripeto e ritrovarsi sul campo sarà una bella sensazione. Ci sentiamo spesso, in estate siamo andati insieme al matrimonio di Brivio. Oh, ma sia chiaro, la partita voglio vincerla io, eh...».
A proposito, secondo lei la Fiorentina uscita da questa estate... «turbolenta» è più o meno forte rispetto a quella della scorsa stagione? «Nonostante tutto la squadra non è cambiata molto. Non c’è stata nessuna rivoluzione. Ok, è andato via Alonso e sono arrivati nuovi giocatori ma credo la base, l’ossatura, del gruppo, alla fine sia la stessa del recente passato».
Quindi? «Quindi ci sarà da tenere comunque in considerazione quanto faranno gli avversari. Immagino una stagione molto ’affollata’ ai piani alti... Juve, Napoli e Roma dovrebbero ancora giocarsi i primi tre posti, poi, poi siamo in tanti. Ci siamo noi, ci sono le squadre milanesi e ci sono quelle formazioni che a mio avviso saranno delle belle sorprese. Dico il Sassuolo, il Torino e ovviamente il Genoa di Juric».
Torniamo al mercato: davvero lei non è stato a un passo dall’andare via? «No. Assolutamente. Ho letto tante cose, magari ho saputo che Miha, mio connazionale, mi stima molto, ma di concreto niente».
Dunque, chi la critica dovrà rassegnarsi... «Prego?»
Diciamo così: avrà capito che da qualche tempo lei è considerato un po’... l’elemento da mettere nel mirino. Lo sa? «Guardi, sono arrivato qui quattro anni fa. Sono stato elogiato per un paio di partite, forse tre e poi sono iniziate le critiche. A volte anche giuste, ma altrettante volte sicuramente sbagliate».
Dunque, l’hanno costretta a farci l’abitudine? «I primi tempi, sono sincero, ci sono rimasto male. Ci stavo male. Poi ho capito che funziona così, che bisogna evitare di pensarci, guardare avanti, fare il proprio lavoro e rimanere tranquilli. Anche perché, non credo sia un caso che indossi ancora la maglia della Fiorentina e che mi si continui a dare tanta fiducia».
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