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Sousa-Montella: la puntura dell'Aeroplanino

  • Marco Innocenti
  • 26 set 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Che a Vincenzo Montella piaccia fare qualche battutina ai microfoni delle tv a fine partita lo avevamo già visto spesso, andando a volte anche fuori dal seminato (come quando disse che forse i cinesi avevano sbagliato l'indirizzo del bonifico...). E ieri sera, puntualmente, il tecnico del Milan non ha saputo resistere alla tentazione di sciorinare un altro dei suoi sorrisi a 75 denti per commentare le parole del suo dirimpettaio Sousa ai microfoni di Premium.

«Ci sono stati tanti episodi anche nell'area del Milan - aveva detto il portoghese della Fiorentina qualche minuto prima, stuzzicato dallo studio sul fallo di Tomovic, peraltro fuori area, allo scadere - e non se ne parla affatto (chiaro il riferimento all'abbraccio di Paletta su Kalinic, ndr). Si dà più rilevanza a una squadra rispetto che a un'altra, così come è successo anche contro la Roma domenica scorsa. Gli episodi ci saranno sempre, siete voi che li analizzate. A me non piace espormi in queste cose. Dico solo che, così come accaduto la settimana scorsa, si è parlato tantissimo di un solo episodio. Si nota qui l'importanza di determinate squadre più di altre ma sono in Italia da un anno e ormai ho imparato. Questo succederà sempre, nel calcio è così».

E puntualmente, pochi minuti dopo, ecco la doppia stoccata di Vincenzo Montella. «C’è grande rispetto con Paulo però mi pare (stoccata numero uno... ndr) che abbia imparato benissimo la cultura del sospetto. Bisognerebbe parlare il meno possibile degli arbitri, come è stato insegnato a noi allenatori italiani a Coverciano (e stoccata numero due... ndr). Ci sono episodi più plateali di altri ma non voglio approfondire questo discorso».

Saputo delle parole del collega, Paulo Sousa ha preferito chiudere la faccenda, senza rinunciare però alla possibilità di rispedire al mittente le velate accuse. «Montella dice che ho imparato la cultura del sospetto? Io non ho imparato nulla e, sono nel calcio da vent’anni. E’ normale che miei colleghi che stanno in società come il Milan e che hanno le spalle larghe, si comportino così».


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