L'intervista-confessione di Pantaleo Corvino
- Marco Innocenti
- 12 ott 2016
- Tempo di lettura: 4 min

Freddo, anzi gelo polare, tra l'entourage di Milan Badelj e lo staff dirigenziale della Fiorentina. Stavolta però a far scendere le temperature non è stata una delle tante dichiarazioni del procuratore del giocatore viola, Dejan Joksimovic, ma piuttosto la dura presa di posizione del dg della società viola, Pantaleo Corvino che ieri sera, nella trasmissione Viola d'Amore su RTV38, ha spiegato senza mezzi termini come non gradisca affatto le continue punzecchiature dell'agente.
«I più attenti avranno notato che il procuratore, da un po' di tempo a questa parte, sta punzecchiando un po' di meno, sta parlando di meno - ha detto Corvino - A me non piace che i procuratori parlino, poi però se uno continua a farlo vuol dire che vuol essere lontano dalla Fiorentina. Chi vuol essere vicino alla Fiorentina sa che deve parlare più con noi che con i giornali. Fermo restando che i procuratori possono lo stesso continuare a parlare ma nel momento in cui lo fanno sanno anche che cominciano ad essere più lontani dalla Fiorentina».
Corvino ha poi proseguito il proprio discorso, allargandolo alle vicende di mercato di Nikola Kalinic, per il quale svela di aver rifiutato in estate offerte anche superiori ai 25 milioni di euro. «E' la dimostrazione delle intenzioni di questa proprietà: finché qui c'è un grande giocatore che esprime il desiderio di voler rimanere alla Fiorentina, noi difficilmente metteremo la scritta "vendesi"».
Non poteva poi mancare un accenno al suo ritorno a Firenze e alle motivazioni che lo hanno spinto in questa direzione. «Quando sono tornato ho scelto di continuare in questo ciclo perché non ho pensato che fosse davvero concluso. Io sono figlio anche di un altro ciclo, quello precedente durato 5 anni, in cui siamo stati protagonisti sia in Champions che in Europa League. Allora andai via quando capii che il ciclo era finito, a quel punto dovevo portare la nave in porto. I vari problemi di salute di mia madre mi hanno poi costretto ad allontanarmi dal calcio. Poi mi ha richiamato la Fiorentina e abbiamo deciso di ripartire insieme perché Firenze in realtà è casa mia. Nessun dirigente è stato a Firenze sette anni come ho fatto. Ma io sono sempre andato a letto presto per fare gli interessi della Fiorentina. Con Della Valle? Abbiamo lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di alzare qualche trofeo, è questo il nostro obiettivo principale. Nel precedente ciclo, con una semifinale di Europa League persa ai rigori, una semifinale di Coppa Italia e qualche altra opportunità, non è stato possibile. C’è la voglia e il desiderio di fare qualcosa di calcisticamente importante per questa città».

Nel corso dell'intervista, poi, Corvino si è soffermato anche sulla posizione di Paulo Sousa. «Fino a gennaio scorso la Fiorentina giocava un calcio davvero importante. Pur non essendo un mio allenatore, ho voluto comunque dare continuità, puntando ancora su di lui e sono soddisfatto. E' attraverso il lavoro che la nostra squadra deve trovare quello che al momento ha perso. Non dobbiamo perdere però il senso dell’umiltà. Sousa, come me, è uno a cui piace andare a letto presto. Io sono stato innamorato di questa squadra. Attraverso il mercato siamo riusciti a tenere i big e io ho cercato di dare a Sousa dei supporti. Spero che i nuovi arrivati siano dei supporti importanti. Per il campionato siamo attrezzati, anche se forse non siamo competitivi come altre squadre. Eventuali cambi di modulo? Quando un musicante conosce uno spartito, lo può solo che migliorare. Cambiare uno spartito può invece essere un rischio. Sono convinto che i vecchi possano tornare quelli di una volta e che i nuovi siano funzionali a quelli che c’erano già. Pensiamo anche a Dragowski, Diks e Toledo: io cerco sempre di prendere i giocatori per l’immediatezza, per il medio termine e per il lungo termine. Loro tre appartengono alla seconda categoria. Questo è stato il modo in cui abbiamo concepito il mercato».
Capitolo contratti in scadenza: l'agenda del dg viola partirà con Gonzalo Rodriguez. «Sui rinnovi ho le mie strategie, quindi voglio partire da chi è più meritevole di attenzione e cioè Gonzalo che ha un contratto in scadenza nel 2017. Più di un mese fa gli ho detto che, vista la situazione, sarebbe stato lui il primo con cui avremmo parlato. Borja invece ha il contratto in scadenza nel 2019 e lui non è una priorità al momento. Poi ha sempre detto che vuole restare a Firenze».
Una partenza che ha fatto male (quella di Rossi) e un arrivo che ancora non ha convinto (quello di Tello). «Partiamo da Tello: la sua è stata una trattativa a lungo termine. Abbiamo voluto prenderlo in prestito con una cifra di riscatto tale da poterlo acquistare qualora riesca a convincerci. Se raggiungerà un numero determinato di presenze, il riscatto si abbasserà, ma non è vero che se non gioca dobbiamo pagare una penale al Barcellona. Su Rossi, dispiace sempre quando va via un grande giocatore ma farlo partire è stata la cosa migliore, sia per quanto riguarda l’interesse della Fiorentina che quello di Rossi».
Infine, Corvino ha detto la sua sul polverone intorno all'affare-Jovetic, a lungo ventilato ma mai concluso. «Non nascondo che Jovetic all'inizio non rientrava nei nostri piani perché il suo ingaggio non è da società importante come lo è la nostra, ma da club che escono fuori da certi principi, visto che nel loro budget rientrano anche ingaggi come il suo. Non abbiamo mai pensato a lui. Poi si è aperta la possibilità che l’Inter desse il proprio contributo per agevolare questa situazione e ci abbiamo pensato, ma poi il presidente dell’Inter ha deciso di toglierlo dal mercato. A quel punto non c'era più i presupposti per portare avanti la trattativa».
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