E se questa vittoria fosse anche un po' merito di Paulo Sousa?
- Marco Innocenti
- 21 nov 2016
- Tempo di lettura: 2 min

A volte capita, al lunedì mattina specie, di scendere dal letto col piede sbagliato, con quella vena
polemica che proprio non riesci a chetare. E allora, oggi,vogliamo partire subito toccandola piano. Ieri, alla diffusione delle formazioni ufficiali di Empoli-Fiorentina, abbiamo letto e sentito una miriade di commenti negativi sulle scelte di Paulo Sousa: quelli che gli volevano meno male, lo chiamavano "pazzo" per non aver schierato Babacar e Zarate, per aver rischiato un Kalinic non al meglio, per aver mandato in campo Ilicic, per Tello, per Tomovic, per Badelj, perché pioveva , perché il seggiolino del Castellani era scomodo, perché a pranzo la pastasciutta gli era venuta scotta, perché... perché... perché...
E allora, onestà vorrebbe che oggi si riconoscessero i meriti di questo signore qui sopra. Perché lui, Kalinic lo vede allenarsi ogni santo giorno e ha la possibilità di confrontarsi con l'intero staff medico della Fiorentina. Non decide se mandarlo in campo in base a quello che legge sulla Gazzetta o su FiorentinaSportNews (scusateci ma non abbiamo proprio resistito a metterci accanto alla rosea...). E lo stesso vale per tutti gli altri giocatori che decide se mandare o meno in campo dall'inizio. Troppo facile sparare a partita finita, cari signori.
Voi fate come vi pare, ma a noi sentire Maccarone che si lamenta per la mancata espulsione di Tomovic dopo aver perso 4-0 (no, dico, 4-0!!), a noi fa un gran bel sentire. La Fiorentina vista ieri allo stadio dell'Ikea è stata davvero una squadra convincente, bella, spigliata e propositiva. A dimostrazione che non è tanto il modulo a una o due punte che determina la pericolosità dell'attacco viola, quanto piuttosto la modalità di utilizzo dei tre in appoggio a Kalinic, specialmente i due esterni. Finché Sousa ha chiesto a Tello e Bernardeschi di giocare a tutta fasci, la Fiorentina non riusciva quasi a tirare in porta, schiava di un modulo che toglieva fiato e lucidità ai due giocatori al momento di spingersi in avanti. Casualmente, dopo il passaggio alla difesa a quattro, con il conseguente sgravio di buona parte della fase difensiva dalle loro spalle, quei due giocatori apparsi spesso spenti e svogliati sono tornati ad essere determinanti.
E allora, diamo a Paulo quel che è di Paulo e cioè la capacità di cambiar pelle alla squadra e alle proprie idee tattiche, in funzione delle uova che ha nel paniere per fare la frittata. Almeno questo, credo, gli sia dovuto. Poi, i conti facciamoli alla fine, almeno alla fine del girone d'andata.
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