Dalla Cina con furore: una strategia fatta di ingaggi folli e fredde pianificazioni aziendali. Ma il
- Marco Innocenti
- 30 dic 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Ingaggi folli, superstar (o presunte tali) ricoperte d'oro e un piano che ha tutto il sapore di una campagna di conquista in piena regola: questo è oggi il calcio in Cina. Un paese dove basta fallire un calcio di rigore agli Europei, con un imbarazzante balletto incluso, per strappare un contratto da 16 milioni di euro a stagione o dove l'avere un soprannome da eroe Marvel (e francamente poco altro...) basta e avanza per convincere qualche dirigente spendaccione a bonificarti quasi 20 milioni all'anno di stipendio.
Nel Vecchio continente si parla di Fairplay Finanziario e dall'altra parte del mondo invece si lastrica d'oro la strada di campioni o presunti tali per spingerli a giocare in squadre dai nomi impronunciabili ma dalla potenza economica assolutamente fuori scala per il calcio europeo. Una delle ultime follie sono i 38 milioni di euro a stagione offerti all'ex attaccante della Juventus Carlitos Tevez per due anni di "buen ritiro" con la maglia dello Shanghai Shenhua, con un contratto che al momento lo rende il giocatore più pagato al mondo, anche più di Messi e Cristiano Ronaldo.
I milioni, anzi, i miliardi provenienti dalla Cina hanno poi già comprato una bella fetta di Atletico Madrid oltre alla potentissima società svizzera Infront, quella per capirsi che in Italia non solo gestisce i diritti tv ma anche il marketing di mezza Serie A. Un piano, quello cinese, che mira a spostare in estremo oriente il centro del calcio mondiale e, per farlo, la stessa federcalcio cinese avrebbe stilato un vero e proprio piano pluriennale, che prevederebbe di accaparrarsi l'organizzazione dei Campionati del Mondo del 2020 ed arrivare, entro il 2050, addirittura a vincerlo, il primo Mondiale.
Queste spese folli, però, al momento stanno avendo l'unico effetto di drogare praticamente ogni singola sessione di calciomercato e c'è una sola strada che potrà salvare il calcio nostrano da questa vera e propria invasione di miliardi: il fascino della storia. I miliardi potranno spingere un 32enne come Tevez a salire sul primo volo per Shanghai ma difficilmente porteranno un Messi o un Cristiano Ronaldo ad abbandonare il Camp Nou e il Santiago Bernabeu per far felici i Paperoni d'Oriente. Anzi no, scusate, Paperon de Paperoni è ricco ma anche oculato nello spendere. Questi signori, invece, spendono solo perché hanno dalla loro il potere immenso di una ricchezza apparentemente senza limiti.

Ma forse, i loro piani potrebbero non aver tenuto conto della variabile umana, quella costituita dal fascino che solo una finale di Champions League può avere per un calciatore. I miliardi possono comprare tutto, o meglio quasi tutto. Quello che non possono comprare è la passione dei tifosi. Sì perché questo immenso mare di soldi riversato sul calcio mondiale dalla Federazione cinese ha uno e un solo obiettivo: portare nella China Super League quei campioni che permettano ad un miliardo e passa di potenziali tifosi dagli occhi a mandorla di appassionarsi al calcio, creando così quasi dal nulla un nuovo e vastissimo mercato sul quale vendere il prodotto calcio. Ma la passione dei tifosi non la si crea dal nulla. Ci avevano provato, ben più goffamente a dirla tutta, anche negli Stati Uniti un paio di decenni fa, con molta meno programmazione ma soprattutto con molti meno miliardi a disposizione.
L'amore per questo sport, però, non si può pensare di metterlo a bilancio o di inserirlo in un piano di sviluppo quinquennale, perché è una fiamma che, in Europa come in Sud America, arde in ogni bambino che scende in strada con un pallone, di cuoio o di stracci, e crea una porta con gli zaini di scuola, inventandosi regole assurde ma chiarissime per premiare chi colpisce il palo, nell'impossibilità di decifrare l'impescrutabile traiettoria del temutissimo "palo-gol". E allora, ecco spuntare il "3 pali=un rigore". Ed ora, alle soglie di una nuova sessione di mercato che promette già di stabilire nuovi record nella corsa alle spese folli da parte dei magnati orientali, speriamo che qualcuno dei nostri campioni del pallone si ricordi di quand'era bambino e scendeva in strada a giocare con gli amici, con quel "tre pali=un rigore". A quel punto, forse, qualche offerta irrinunciabile verrebbe anche rispedita al mittente.
Comments