top of page

Antognoni e quel gran rifiuto alla Roma nell'80. Un po' come Kalinic oggi (ma solo un po&#39

  • Marco Innocenti
  • 21 gen 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Era l'estate del 1980. Il Barone Nils Liedholm lo aveva scoperto 8 anni prima durante un raduno delle nazionali giovanili a Coverciano e l'aveva fortemente voluto costringendo la Fiorentina ad acquistarne la metà del cartellino dal Torino, che in quel periodo l'aveva girato in Serie D all'Asti Ma.Co.Bi., per riscattarne poi anche l'altra metà dodici mesi dopo con un esborso complessivo di 432 milioni di lire. Stiamo ovviamente parlando di Giancarlo Antognoni.

Ma torniamo a quell'estate del 1980. La Fiorentina aveva appena concluso il campionato piazzandosi al sesto posto, divenuto poi quinto per la retrocessione d'ufficio del Milan in seguito allo scandalo del Calcioscommesse. Il presidente della Roma all'epoca era Dino Viola e i giallorossi, con Ancelotti, Bruno Conti e Pruzzo, avevano appena messo in bacheca la loro sesta Coppa Italia, pur classificandosi alle spalle della Fiorentina. La società capitolina però era ambiziosa e per rinforzarsi ulteriormente aveva messo gli occhi proprio sul capitano della Fiorentina. Antognoni fu invitato a Roma proprio dal presidente Viola che, durante una cena, non solo gli sottopose la sua proposta ma provò a convincerlo offrendogli anche, come alloggio, un meraviglioso attico niente meno che in Piazza di Spagna. Il numero 10 viola, forse per la prima volta nella sua vita, vacillò di fronte alla proposta, anche in considerazione del fatto che la moglie Rita è originaria di Roma e, col suo trasferimento in giallorosso, sarebbe praticamente tornata a casa. «Non avrei mai potuto lasciare Firenze e la maglia viola - disse anni dopo Antognoni, ripensando a quel giorno - Ho vinto poco, ma mi basta l'affetto dei fiorentini».

Quello che è avvenuto in queste settimane con la vicenda Kalinic ne è un po' la riproposizione in chiave moderna. Certo, per quanto Kalinic sia l'eroe del momento non è nemmeno paragonabile ad un gigante della storia viola come Giancarlo Antognoni e l'attico in piazza di Spagna del 1980 si è trasformato in una ben più venale vagonata di milioni di euro, però le due situazioni hanno tanti aspetti in comune. L'unica differenza vera è che allora Antognoni fece una scelta di cuore, rinunciando sicuramente a qualche trofeo in cambio della riconoscenza eterna del popolo viola mentre oggi il no di Kalinic ai cinesi deriva soprattutto dalla volontà (sacrosanta) del giocatore di non sparire dai radar del calcio che conta, andando a chiudere la propria carriera in un campionato che, per valori tecnici generali, varrà si e no quanto una nostra Lega Pro.

Detto questo, siamo fermamente convinti che il buon Nikola si strameriti una standing ovation al suo prossimo ingresso al Franchi, sabato prossimo contro il Genoa. Non capita spesso che, nel calcio dei nostri giorni, un giocatore di 29 anni anteponga la volontà di mettersi alla prova, di giocare a calcio sul serio, ad una pioggia di milioni da "Mille e una notte" in salsa agrodolce. E, perché no, magari anche la fascia di capitano per una sera!


Comments


In evidenza
Più recenti
Ricerca per tags
Follow Us
  • Facebook Social Icon
  • Twitter Social Icon
  • Google+ Social Icon
  • Grey Facebook Icon
  • Grey Twitter Icon
  • Grey Instagram Icon

Facebook

Twitter

Instagram

Diventa amico...

Seguici...

Seguici...

© 2016 by Marco Innocenti. Proudly created with Wix.com

Per non perdere nemmeno una News 

RSS Feed
bottom of page