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Sousa: «Serve un'altra impresa. I tifosi? Grazie a loro rendiamo il 20-30% in più»

  • Marco Innocenti
  • 22 feb 2017
  • Tempo di lettura: 5 min

Consueta conferenza stampa pre-partita per Paulo Sousa in vista dell'importantissima sfida di Europa League di domani sera contro il Borussia allo stadio "Franchi". Ecco le parole del tecnico viola.

DOMANDA: Sapendo quanto tengono a questa Coppa i tifosi, siete pronti a fare questo grande regalo a tutta Firenze?

SOUSA: «Lo siamo, anzi dobbiamo esserlo e lavoriamo per esserlo. Con il loro aiuto, perché sappiamo, e lo abbiamo visto in diverse occasioni, quale sia la loro importanza. In Germania, in quello stadio, ci hanno fatto sentire quello che erano e la loro energia e in altre partite qui in casa il loro apporto ci fa rendere il 20/30% in più rispetto al livello normale della squadra. Abbiamo bisogno di fare un'altra impresa perché il nostro avversario è una squadra costruita per la Champions, sta facendo molto bene e ci ha messo in grande difficoltà specie nel primo tempo. Cambieremo qualcosa per fare in modo di avere per tutti i 90’ quel livello molto più alto al quale siamo arrivati nel secondo tempo».

D: Cosa può portare della sua esperienza internazionale, anche di calciatore, in queste partite?

S: «Una delle cose più importanti è senza dubbio la convinzione nei propri mezzi, individuali e collettivi. Poi serve l'attitudine propositiva e crederci, dando tutto senza limiti. C’è bisogno dopo della concentrazione, perché in quello che è una decisione individuale, c’è anche una decisione collettiva, con e senza palla. E' proprio questa che ti permette di associare la tua decisione collettiva e di prendere il miglior spunto».

D: Il ko col Milan è stato un passo indietro?

S: «Come risultato si. Ma noi, come allenatori, prendiamo le nostre decisioni analizzando cosa siamo e dove siamo, in ogni nostro giocatore e nei nostri avversari. Voi invece analizzate le partite in relazione al risultato finale. Ma noi prendiamo le decisioni prima della partita, quindi su quello che ho visto, dopo poco tempo dalla partita in Germania. Siamo andati a Milano per cercare di vincere, siamo stati superiore ai nostri avversari e purtroppo non siamo riusciti a vincere. Non è stato un passo indietro, ma quando giochi per vincere poi puoi vincere, pareggiare o perdere ma noi abbiamo dominato il nostro avversario molto più che in Germania, siamo stati più superiori al nostro avversario più che in Germania, però allo stesso tempo non siamo riusciti a vincere».

D: Se la sente di fare un appello ai tifosi per questa partita? Ancora le vendite dei biglietti sono piuttosto basse...

S: «Per questo momento, credo che sono già un buon numero anche comparandolo ad altre piazze. Credo che l'unità e la spinta dei nostri tifosi siano fondamentali per ogni traguardo, E’ normale, in diverse gare non siamo sempre gli stessi. Sono però tante gare che abbiamo capito l’importanza dell’energia che ci danno i nostri tifosi, che ripeto ti danno il 20/30% in più rispetto alle qualità individuali e collettive della squadra».

D: Come si affronta questa sfida partendo con un vantaggio di 1-0?

S: «Strategicamente cambieremo qualcosa. Primo la nostra organizzazione difensiva che nel secondo tempo è migliorata molto e in casa dobbiamo cambiare qualche aspetto e noi ci crediamo molto. Poi con la determinazione e la convinzione di quello che facciamo. In attacco dobbiamo essere più veloci nella circolazione di palla ma sapendo che dobbiamo trovare il momento giusto per verticalizzare il nostro gioco perché il Borussia è una squadra molto intensa individualmente e settorialmente, poi le distanze fra i reparti sono molto corte quindi dobbiamo sapere che le nostre decisioni iniziali in Germania hanno concesso ai nostri avversari di avere molto più tempo per attaccare. E domani deve essere il contrario. Il ns vantaggio non deve farci pensare di gestire l'1-0. Dobbiamo attaccare e, per passare il turno, dobbiamo segnare, quindi prendere le decisioni migliori dentro quello che abbiamo analizzato: com’è il nostro avversario, come siamo noi e a che punto siamo».

D: Difficile arrivare in finale anche perché ci sono molte altre squadre attrezzate come Manchester, Lione...

S: «Ho già detto che chi passa domani ha grosse possibilità di arrivare in fondo. Poi bisogna avere un pizzico di fortuna e anche chi ci ritroveremo contro. Ricordo una finale di Champions Porto-Monaco: prima ci sono stati tutti scontri diretti fra le favorite».

D: Contro il Borussia può essere l'occasione giusta per riallacciare il rapporto con i tifosi?

S: «I rapporti con la tifoseria sono sempre uguali: se vinci ti avvicini, se perdi ti allontani. Ma questo fa parte del nostro percorso come allenatori. Noi lavoriamo per onorare al massimo la nostra maglia, per vincere ogni gara e io sono focalizzato solo su quello che posso controllare».

D: La classifica del campionato vi vede a -8 dall’Europa: per questo la sfida di domani porta più pressione o più stimoli? E come si affronta?

S: «Sento ormai da diversi mesi che ogni gara per noi è quella decisiva. La pressione per chi vuol vincere deve esistere sempre. Dobbiamo stare concentrati in quello che possiamo controllare e controllare ciò che ci serve per dare il massimo individualmente e collettivamente. In queste gare vogliamo andare avanti e domani faremo tutto con la pressione che avremo in questa partita. Ora conosciamo meglio il nostro avversario perché abbiamo visto sul campo quali sono la loro importanza e la loro qualità. Dobbiamo fare un'altra gara perfetta e stare al massimo della qualità di noi stessi, avere un po’ di fortuna in certi momenti della gara, ottenere l’aiuto dei nostri tifosi e poi cercare di fare il nostro meglio per vincere».

D: Gli errori sia individuali che di gruppo sono figli di una concentrazione non al top? E come si risolvono?

S: «Prima di tutto verificando le’errore. Lo analizziamo, parlando coi ragazzi e lavoriamo sul campo per risolverlo. Ogni avversario è difficile, ogni gara è difficile, poi è il momento che ti fa prendere decisioni diverse rispetto a quello su cui noi lavoriamo perché abbiamo di fronte un avversario che lavora per crearci queste complessità. Noi lavoriamo sapendo i giocatori che abbiamo e cercando di migliorarli. Io non sono allenatore che, per spostare il problema, cerca di prendere decisioni che possano far felici gli altri. Io lavoro per migliorare la squadra e per vincere. Dopo Milano, vi ho spiegato il perché della scelta di Salcedo: quell’idea ha funzionato perchè abbiamo limitato un giocatore in ottima forma come Suso. Carlos poi ha fatto 4 cross ed è arrivato in area a calciare in porta. Capisco la vostra analisi, fatta dopo il risultato, ed è giusto dalla vostra parte. Ma io come allenatore cerco di far rendere al massimo i miei giocatori e di vincere attraverso le mie decisioni».

D. Ogni giorno si parla del suo futuro. Le dà fastidio? E alla squadra?

S: «A me non dà fastidio, lo capisco benissimo dopo 30 anni nel mondo del calcio e tutto questo cambia un po’ da piazza a piazza, ma nemmeno poi molto. I ragazzi? Sono professionisti e devono restare concentrai. Poi io come loro leader devo spingere sempre per cercare di farli rendere al massimo».


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