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Il banco degli imputati è affollato: Corvino, Sousa, i giocatori e la società

  • Marco Innocenti
  • 24 feb 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Mezz'ora di godimento assoluto e poi... ecco che il brutto anatroccolo che sembrava finalmente potersi trasformare in cigno, diventa addirittura un pollo. Questa è stata la Fiorentina ieri sera. Dominata sul piano del gioco al Borussia Park, aggredita immediatamente anche al "Franchi", capace però stavolta di replicare prima sfiorando e poi segnando il gol del vantaggio, poi addirittura cinica e cattiva nello sfruttare lo svarione di Vestergaard per il 2-0 che fa sognare uno stadio intero. E poi?

E poi ci ha messo ancora una volta lo zampino la leggerezza. Il fallo di Olivera in area di rigore non è degno nemmeno di un giocatore di Lega Pro, tanto è inutile. Provare ad aggrapparsi in quel modo all'avversario è solo l'ennesima riprova del fatto che l'ex-Penarol non è adatto al calcio italiano e, men che meno, al calcio europeo. Manovre del genere passeranno lisce in sud America, dove per vederti assegnare un rigore devi subire almeno una sventagliata di calcioni, ma qui in Europa (e in Coppa ancora di più) non funziona proprio così. E non è la prima volta che i suoi enormi limiti in fase difensiva costano carissimi alla Fiorentina. Un buon giocatore, anzi, una buona riserva forse, ma nulla più. Anche ieri sera si è fatto trovare piantato per terra come un palo della luce. Si è visto superato dall'avversario e lui ha provato ad aggrapparglisi sulle spalle. Tocco leggero? Forse. Ingenuo o per meglio dire stupido? Di sicuro.

Ma l'uruguayano non è certo da solo in questa galleria degli orrori. La lista dei giocatori apparsi quasi del tutto inadeguati al calcio italiano non è certo breve. E da qui prendo spunto per focalizzare l'attenzione su quella che è stata una delle critiche più diffuse fra i tifosi dopo la batosta di ieri sera: l'inadeguatezza dell'operato di Pantaleo Corvino sul mercato estivo e invernale. Che i giocatori arrivati non siano stati all'altezza è un dato di fatto, del tutto incontrovertibile. Quello però che in tanti sembrano dimenticare è forse che Corvino ha operato, sia in estate che in inverno, quasi a costo zero, limitando al minimo sindacale le voci di spesa. Chi conosce il budget dato dalla società al Corvo? Poi possiamo discutere se con quei quattro spiccioli si potesse fare qualcosa di meglio, ok, siamo d'accordo. Vi ricordate il suo famoso (anzi famigerato) «Non c'erano difensori più forti di quelli che abbiamo»? Forse Corvino, sotto voce e senza farsi sentire da nessuno, quel giorno aggiunse anche «a un prezzo che mi potessi permettere». Ma pensate veramente che per allestire una squadra competitiva bastasse la paghetta da fame che la società ha messo a disposizione del neo direttore generale viola? Io, francamente, penso proprio di no.

Veniamo poi al capitolo Paulo Sousa. Il tecnico portoghese ha sicuramente perso molta della sua passione da un anno a questa parte. Dalla fine cioè del mercato invernale della scorsa stagione quando, invece che dei rinforzi per provare a fare il salto di qualità, arrivarono gente come Khoné e Banalouane. Comprensibile, ma inaccettabile per un professionista che si definisca tale. «Faccio la frittata con le uova che mi mettono a disposizione» ci ha ripetuto fino allo sfinimento Sousa, vendendoci per passione quella che in realtà altro non era che vivacchiare. Il dubbio che qualcuna delle sue scelte tattiche cervellotiche (Sanchez in difesa, Salcedo a fare l'ala, tanto per dirne un paio...) siano più che altro il frutto di un calcolo pro domo sua, ammettiamolo, ha sfiorato almeno una volta tutti noi. Ma non nel senso che abbia fatto quelle scelte appositamente per far perdere partite alla Fiorentina, questo sarebbe di un autolesionismo che - francamente - non ci sentiamo di accostargli. Più che altro, ci viene da pensare che Sousa provi a dimostrare (a chissà chi? Magari ai suoi prossimi datori di lavoro?) che è un allenatore dalle idee innovative, un eclettico per usare un termine tanto in voga di questi tempi scellerati. Ma quando la tua squadra è in bambola come lo è la Fiorentina di questo periodo, perché non fare le cose semplici? Se in difesa metti uno fra Tomovic, De Maio e Salcedo, stai facendo la frittata con le uova che hai a disposizione. Se ci metti Sanchez a fare il difensore, allora stai provando a fare la frittata con una pallina da golf. Somiglia ad un uovo ma non lo è. Magari una volta potrà anche andarti bene e la frittata ti riesce. Ma non è sempre domenica. A volte è anche un maledettissimo giovedì sera...

Discorso a parte, poi, per i giocatori. Quanto detto finora non deve far pensare che lor signori siano esenti da colpe, alcune anche piuttosto gravi. Detto degli "inadeguati", sui quali c'è poco altro da dire, due parole vanno però spese per quelli che adeguati lo sarebbero anche. Dell'intera rosa viola, forse, ci sarebbero finora da salvare 4 o 5 nomi al massimo. Proviamo a farli? Numero 1 Federico Chiesa. Perché giovanissimo, debuttante in Serie A e, nonostante questo, sempre l'ultimo ad arrendersi. Numero 2 Federico Bernardeschi. Perchè è grazie ai suoi colpi di genio se la Fiorentina non è ancora più a fondo nelle sabbie mobili di questa stagione che definire grigia sarebbe come dire che la mi' nonna aveva qualche ruga. Numero 3 Nikola Kalinic. Perché il croato i suoi gol li ha fatti anche quest'anno e soprattutto perché il suo no ai miliardi cinesi ci permette di tenere accesa ancora una flebile fiammella di speranza per una rincorsa all'Europa in campionato. Numero 5 e 6 direi Matias Vecino e Davide Astori.

Sebbene fra qualche alto e basso, sono forse gli unici ad aver garantito un rendimento sufficiente, a volte anche qualcosa in più, nei rispettivi reparti. E poi? E poi più nulla. Fra giocatori con la testa già altrove come Gonzalo e Badelj, chi forse ha finito il proprio ciclo come Borja Valero (e chi mi conosce sa benissimo quanto mi costa scrivere queste parole!), eterne promesse mai realizzate come Babacar, il resto del gruppo sembra più un'armata brancaleone che una squadra che ambirebbe ai vertici della Serie A. Ilicic ieri sera ha dato segni di risveglio ma, francamente, nel suo caso migliorarsi era quasi un obbligo perché fare peggio delle sue ultime uscite era proprio difficile. Su Babacar vorrei poi spendere due parole: e se il ragazzo fosse una buona punta per la Serie B? E se non fosse competitivo per la Serie A? Le occasioni quest'anno le ha anche avute ma lui si è sempre mosso come se giocasse ai giardinetti, correndo (nemmeno tanto) di qua e di là quasi senza costrutto. E' la mia opinione, non pretendo di convincere nessuno, ma nessuno convincerà me che questo ragazzone senegalese sia un attaccante utile a una squadra che punta all'Europa.

Per finire in bellezza, la società. Anche quest'anno "zero tituli" e questo sarebbe anche il male minore. Non è che a Firenze fossimo abituati a vincere ogni anno. Certo, 15 anni di bocche asciutte sono un po' tanti, ma noi non tifiamo certo viola per i trofei accatastati in soffitta. Quello che però balza agli occhi è l'involuzione del tasso tecnico della squadra in questi ultimi anni. Da Anfield Road siamo passati al Borussi Park. E va bene. Dal miglior Jovetic siamo passati a Maxi Olivera. E va bene anche questo. Dalla semifinale di Europa League con Rangers e Siviglia, siamo passati al superiamo il girone poi incrociamo le dita. E digeriamo anche quest'altro. Dal quarto posto prenotato ogni anno, siamo passati al "fuori da tutto" a febbraio. E anche questo, Maalox come se piovesse, lo mandiamo giù. Ma ora? Ora la città ha bisogno di risposte, non di cittadelle, di stadi o di proclami... La città vuole sapere cosa questa società vuole fare da grande. Siamo a un bivio: vogliamo davvero provare a competere per quel quarto posto che fino a qualche anno fa era alla nostra portata e che ora sembra un miraggio nel deserto ma che dal prossimo anno varrà la Champions? Oppure siamo una squadra del livello di Udinese, Sampdoria, Genoa, Bologna e compagnia cantante che ha come obiettivo quello di arrivare nella metà di sinistra della classifica? Allora però non ci prendiamo in giro. Mai più. Perché questa è una cosa che manda in bestia i fiorentini, che per la religione (qualcosa di molto meno importante del calcio) bruciarono Savonarola in piazza Signoria.

Detto questo, qualunque errore (o anche orrore) venga fatto, nessuno potrà mai far sbiadire il nostro viola. Forza Fiorentina! Forza Viola! Oggi ancora più forte di ieri!


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