Sousa ai giornalisti della sala stampa: «Voi avete grande importanza nel guidare la piazza. Grazie,
- Marco Innocenti
- 28 mag 2017
- Tempo di lettura: 5 min

L'ultima apparizione di Paulo Sousa in sala stampa al "Franchi" come allenatore della Fiorentina. Il tecnico portoghese delude chi si aspettava che si volesse già togliere qualche sassolino dalla scarpa e saluta ringraziando tutti.
DOMANDA: Crediamo sia successo qualcosa a gennaio dello scorso anno, che crediamo l'abbia cambiata. Se potesse riavvolgere il nastro tornando a maggio del 2016, sarebbe giusto pensare a sue dimissioni o all’esonero da parte della società?
SOUSA: «Su questo punto, io non ti posso e non ti voglio rispondere. Prima di tuto perché voglio riflettere bene sulla situazione. Ripeto quello che ho già detto, io ho dato di tutto e ho fatto di tutto per la Fiorentina, non solo per i miei giocatori ma per tutta la Fiorentina ma questo non mi doveva far ritirare tutta la mia passione e la mia illusione per il calcio. E questo è qualcosa che sicuramente dovrò migliorare».
D: Lo scorso anno la Fiorentina aveva un'incredibile capacità di fare break in mezzo al campo e ripartire. Quest’anno ha subito 57 gol. E' balzato agli occhi spesso uno scarso equilibrio fra la fase offensiva e la fase difensiva. Ma quali sono i motivi di tutto questo?
S: «Abbiamo migliorato molto la fase offensiva rispetto a scorso anno, arrivando a portare ben tre giocatori in doppia cifra ma credo che il momento della transizione non sia stato così intenso da parte dei protagonisti in avanti e poi sicuramente anche le distanze fra i reparti non sono state adeguate. Poi ci sono anche altri fattori che condizionano sempre tutte questi livelli d'intensità».
D: Due anni e 4 sessioni di mercato: c’è sempre stata condivisione totale sui nomi dei giocatori arrivati?
S. «Io credo di aver sempre detto che quest’anno ho preso la decisione di fare l’allenatore e, in questo senso, di cercare di dare il massimo. Tutti quelli che avevo in rosa, la mia attenzione era su di loro per migliorarli. Ho preso questa decisione all’inizio della stagione e l’ho detto fin dall’inizio».
D: Era evidente però che qualcosa si era rotto dentro Sousa: qual è stata la cosa che ha deluso di più l’uomo Sousa?
S: «Io ho l’illusione di voler vincere sempre, ogni gara, anche avendo la consapevolezza che non eravamo imbattibile, però lo dovevo trasmettere e questo forse non l’ho fatto e su questo devo migliorarmi. Però oggi, più che andare sui dettagli che sono tanti ma ci voglio riflettere e approfondirli mentalmente, voglio prima di tutto ringraziare i miei ragazzi, che mi hanno sempre dimostrato di volersi migliorare. E poi tutti quelli che appartengono alla mia quotidianità lavorativa, cominciando dallo staff medico, col quale abbiamo fatto grandi miglioramenti su quello che crediamo di poter fare per aiutare ogni giocatore. Poi ci sono i nostri moschettieri che sono i nostri magazzinieri, che spesso arrivano qui alle 3 del mattino e si fermano fino alle 6, dando sempre un grande disponibilità. Fabio Bonelli, Vanessa e Daniela che dal primo giorno di Moena è stata una persona straordinaria per come ci ha ricevuti e per come si è messa a disposizione per aiutarci nell'integrazione. Poi tutti gli autisti che hanno sempre avuto una parola, per il loro essere sempre stati presenti e poi tutta la Fiorentina, tutte le persone che ci hanno aiutato a vincere. E poi ai miei amici di Firenze perché loro lo sanno che questo non è un addio ma un arrivederci a presto. Sono tanti, anche loro mi hanno aiutato a costruire queste amicizie e per questo dico loro grazie, per avermi fatto vivere benissimo a Firenze e sono sicuro che tornerò qui in futuro».
D: Ieri ci ha dato due nomi, Dragowski e Saponara. Stasera ci aggiungiamo Hagi. Ci dà un giudizio sincero sulla loro prova? Possono avere un futuro nella Fiorentina?
S: «Credo che tutti i giocatori che sono in Fiorentina debbano avere un futuro se hanno la qualità per farlo. Per un portiere è sempre un po' più difficile perché ha bisogno di continuità per migliorare su tutti i fronti. Dragowski ha grande velocità nelle uscite, perché è molto potente, poi copre molto bene la porta. E' migliorato molto con i piedi visto era abituato solo a calciare in avanti e ha fatto passi in avanti anche nella comprensione del gioco corto. E' cresciuto molto e sono soddisfatto per quello che ha fatto oggi. Hagi credo di averlo già detto anche a Moena, tecnicamente è un giocatore straordinario, è ambidestro e ha grande potenza con tutti e due i piedi. E' un giocatore che ha bisogno di continuità competitiva e non sarà facile trovarla qui alla Fiorentina, per i giocatori che ci sono qui nel suo ruolo. Spero che Firenze possa goderselo al meglio della sua qualità».
D: All'inizio c'è stato l'incontro con Corvino a Lisbona, poi sono arrivati mesi difficili con la Fiorentina che non è mai decollata. Ha mai pensato di lasciare?
S: «No, io non sono una persona che molla mai. Anzi, tanto più la situazione diventa difficile, tanto più io mi ci immergo».
D: La Serie A cosa le ha dato e cosa pensa di aver dato lei alla Serie A?
S: «Io penso di aver dato tutto me stesso. Quello che mi ha dato la Serie A è che sapevo che qui avrei combattuto con allenatori fortissimi, con giocatori di altissima qualità e anche con una cultura calcistica che apprezzo ma in cui cerco di mettere sempre del mio. E penso di averlo fatto, come vi ho detto, sotto l'aspetto della crescita individuale di ogni giocatore e soprattutto nell’organizzazione offensiva, che è il momento in cui puoi aggiungere di più al bagaglio di un giocatore. Ho ancora tanto da imparare e questo campionato mi dà questa possibilità».
D: Al suo arrivo a Firenze, lei conquistò la piazza pur da ex-juventino. Avrebbe sognato di uscire fra gli applausi del Franchi invece che in questa maniera, senza fischi per la verità, ma quasi nell'indifferenza?
S: «Io, come ho detto, sono consapevole di aver dato tutto per la Fiorentina, con quello in cui io credo siano i valori, la filosofia, una cultura interna e ho dato tutto me stesso. Di questo sono orgoglioso. Sicuramente cambierò il mio modo di lasciare dentro quella che è la mia passione e la mia illusione di fare bene e di coinvolgere tutti».
D: Un'altra voce che gira è che, in questo finale di stagione, le sia stato imposto una sorta bavaglio. Che le sia stato detto di non parlare di Fiorentina fin dopo il 30 giugno.
S: «Io credo che a tutti noi, se riusciamo a restare sempre un po' bambini, anche con il bavaglio, faccia sempre bene, perché se vogliamo sempre sembrare il più intelligente di tutti, credo che questo non vada mai bene. Io preferisco restare un po’ bambino anche con bavaglio. Io ho sempre parlato con voi anche se l’interpretazione che alcuni di voi hanno dato alle mie parole non è sempre stata la migliore. Vi ho anche chiesto in certi momenti di non andare oltre alle mie parole perché questo secondo me è manipolazione. Vorrei chiudere con un grazie a tutti, anche a voi perché sono cresciuto anche in questo. Vi ringrazio, perché mi avete aiutato a migliorare nell'analisi che farò a freddo. Già lo scorso anno vi ho detto dell’importanza che voi avete nel guidare la piazza in modi diversi e io cercherò di migliorare».
D: C’è un consiglio che vorrebbe dare a Firenze…
S: «No, no, no... vi voglio molto bene. Voglio molto bene a Firenze»
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