Pioli: «Io non devo convincere nessuno. Voglio gente motivata a dare tutto per la maglia»
- Marco Innocenti
- 7 giu 2017
- Tempo di lettura: 9 min

Lunga (ed affollata finalmente) conferenza stampa per la presentazione del nuovo tecnico della Fiorentina Stefano Pioli. Il primo a prendere la parola è stato come d'occasione il dg dell'area tecnica Pantaleo Corvino che, prima di dare il benvenuto al nuovo allenatore, ha però voluto spendere qualche parola per ricordare la figura di Giuliano Sarti, indimenticato portiere del primo scudetto viola, scomparso proprio ieri all'età di 84 anni.
«Lo vidi giocare a Bari, nella prima partita che andai a vedere - ha ricordato Corvino - Era il 1959 e non dimenticherò mai quanto mi colpirono le sue prodezze. Oggi mi sembrava di rivivere un po' quelle stesse emozioni, nell’andare a dare l’ultimo saluto a un grande uomo, un grande tifoso e un grande calciatore qual era Giuliano».
«Prima di lasciare la parola a Stefano - ha aggiunto poi Corvino - voglio anche salutare e ringraziare Paulo Sousa per il lavoro svolto e fargli tanti cari auguri per la sua carriera futura».
La presentazione entra poi nel vivo, con le parole sempre di Pantaleo Corvino. «Dovevamo fare delle scelte - ha detto il dg viola - e le abbiamo fatte tenendo conto di alcune considerazioni importanti. Lo abbiamo sempre detto, volevamo un italiano, volevamo un tecnico che non vedesse la Fiorentina come un punto di passaggio. Volevamo un tecnico che, come noi, sappia impersonificare certi valori e quando abbiamo pensato a Pioli è stata una scelta condivisa da tutti. Oggi sono qui per presentarlo, partendo dalla considerazione che oltre a questi valori morali, ci sono anche importanti valori tecnici, capaci di guidare una squadra attraverso il lavoro e la qualità verso dei traguardi importanti. Sappiamo che questi traguardi potranno essere solo figli di una considerazione che ci accomuna tutti, quella cioè che dobbiamo andare oltre le nostre possibilità e dobbiamo farlo attraverso il lavoro, sia in campo da parte di Stefano che fuori dal campo da parte nostra come società. Stefano è stato un giocatore della Fiorentina, ne è stato anche capitano, conosce Firenze e la passione dei nostri tifosi: non potevamo fare una scelta migliore».
E' poi, finalmente, il turno di Stefano Pioli, che sceglie queste parole per questo suo secondo "esordio" in maglia viola. «Spero davvero che la mia faccia riesca a esprimere la felicità che provo dentro di me in questo momento - ha raccontato il neo-allenatore viola - Dico grazie a Corvino, a Freitas e alla proprietà per avermi voluto qui a Firenze. Questo è un momento che ho sempre sperato potesse arrivare un giorno. La mia esperienza da giocatore qui alla Fiorentina è stata la più lunga della mia carriera ma anche la più emozionante. Le stesse sensazioni che voglio riprovare oggi, in questa nuova avventura da allenatore perché mi auguro davvero che possa essere una collaborazione che possa durare tanto. Essere l’allenatore della Fiorentina è sempre stato un mio desiderio, è l’unica squadra per la quale avrei scelto di restare in Italia, rinunciando alle offerte che mi erano arrivate dall'estero. Sono davvero felice e proverò a far capire ai miei giocatori quanto sia importante giocare con passione e indossare sempre questa maglia con onore e grande determinazione, per ottenere i migliori risultati possibili»
DOMANDA: Siamo un po' tutti preoccupati di sapere come riparte lei dopo una stagione così deludente all'Inter, nella quale lei ha subito senza dubbio una grave ingiustizia. E poi, cosa si sente di promettere alla città che la riaccoglie con gioia, fiducia e tanta speranza?
PIOLI: «La vostra preoccupazione l’ho avvertita, l'ho quasi toccata con mano in questi ultimi giorni. Io non ho nessun rimpianto. Quella all'Inter è stata una situazione nella quale per 4 mesi abbiamo ottenuto risultati impensabili e poi sono arrivati 2 mesi di risultati molto negativi. Mi ha lasciato delle motivazioni forti e delle convinzioni altrettanto forti ma adesso quello è il passato, Ora conta solo la Fiorentina e conta solo partire il 5 luglio insieme alla mia nuova squadra, ai miei nuovi giocatori e alla mia nuova società per dare il massimo. Cosa prometto? Fare adesso delle promesse sarebbe molto facile ma poi anche impegnativo, Posso promettere che ci metteremo tanto lavoro e che sarà un lavoro di qualità, per dare il meglio per la nostra squadra».
D: Negli ultimi 5 anni, con Montella prima e con Sousa poi, la Fiorentina ha puntato molto sul possesso palla. Pensa che ci possa essere qualcosa da salvare in questo impianto di gioco?
P: «Penso che qui a Firenze i miei predecessori abbiano lavorato molto bene, con metodo, idee e qualità. Io cercherò di mettere le mie idee e i miei concetti. Voglio però soprattutto una squadra che ci creda, che scenda in campo convinta di poter vincere le partite ma soprattutto una squadra che cerchi sempre di fare la partita e di non subirla».
D: Una domanda anche per Corvino sul rinnovo di Bernardeschi: non siete sorpresi che l'entourage del giocatore non abbia ancora risposto a 2 mesi di distanza dalla vostra proposta? E poi ci sono, e quali sono, dei giocatori con clausole rescissorie?
CORVINO: «A Federico, circa 2 mesi fa, abbiamo fatto una proposta, andando anche oltre quelle che sono le nostre possibilità. L'abbiamo fatto con spirito di sacrificio ma anche contenti di farlo per un calciatore nato e cresciuto qui da noi, perché nell'intenzione di fargli proseguire un percorso qui con noi, ci sembrava giusto fare il massimo. Attendiamo da tempo una risposta che non sta ancora arrivando. Noi, in tempi non troppo lunghi, ci aspettiamo una risposta e lo abbiamo detto negli ultimi giorni anche al suo procuratore. Siamo fiduciosi perché il ragazzo ha sempre dichiarato di voler restare a Firenze ma adesso deve concretamente manifestare questa sua volontà. Sulla questione clausole, ci sono clausole che sono state messe da noi quest’anno, anzi una sola, quella di Kalinic, e ce n'è un'altra, che abbiamo trovato, che riguarda Vecino.E' una clausola di 24 milioni di euro ed ha scadenza il 10 agosto».
D: Si parla spesso di una Fiorentina che occhieggi a quella Ye-ye, con tanti giovani talenti e molti italiani. Una squadra che gioca a pallone e fortemente italiana, le può piacere?
PIOLI: «Sì, credo che questa sia proprio la nostra volontà. E' chiaro che la Fiorentina ha avuto ottimi risultati negli ultimi anni e crediamo che oggi possa iniziare un nuovo ciclo. Ci saranno dei cambiamenti, prenderemo sicuramente dei giovani, se possibile italiani perché credo che uno zoccolo duro italiano possa aiutare ad avere quella cultura e quella mentalità del lavoro che vogliamo. Il nostro obiettivo è anche quello di creare una mentalità vincente, che non vuol dire vincere tutto ma provare a farlo».
D: C'è un suo ex compagno di squadra della Fiorentina di allora che, potesse, porterebbe qui oggi?
P: «E' davvero difficile. Ho avuto la fortuna di giocare qui con grandi giocatori ma credo che Baggio sia il giocatore più forte con cui abbia mai giocato, non solo qui a Firenze. C'è anche Dunga, poi, perché Carlos aveva grande personalità e questa è una qualità molto importante per creare grandi squadre».
D: Ancora su Bernardeschi: ci parlerà o ci ha già parlato?
P: «Fino a ieri mattina, prima dell’annuncio ufficiale, non ho preso iniziative. Da oggi sicuramente chiamerò tutti i giocatori che possono rientrare nel nostro progetto però sia chiaro che io non devo convincere proprio nessuno. Coloro che vorranno avere il desiderio di vestire questa maglia sono i benvenuti. Tutti. La Fiorentina ha tanti ottimi giocatori e Bernardeschi è uno di questi ma io chiederò a tutti se sono felici di stare qui e se sono disposti a dare tutto per la nostra maglia. Chi ha qualche dubbio, è bene che se lo chiarisca prima di partire, perché vogliamo gente motivata , che ci crede e che vuole dare tutto».
D: Dopo l’Inter, c’è più rabbia o non pensa di avere nulla da dimostrare?
P: «Io, come tutti nel proprio lavoro, devo dimostrare sempre qualcosa. Il mio è un lavoro bellissimo ma che ha una verifica settimanale sul campo e mi impegnerò al massimo per riuscire».
D: Claudio Ranieri ha speso molto parole d’elogio per lei e per questa sua nuova avventura a Firenze. E’ quello il periodo nel quale ha pensato di diventare un allenatore di Serie A?
P: «In effetti l’idea di allenare, dopo aver chiuso la carriera da giocatore, mi è arrivata proprio quando ero qui a Firenze e l’allenatore che mi ha fatto venire questa curiosità è stato proprio Ranieri. Adesso i giocatori smettono molto più tardi di noi, io l'ho fatto a 28 anni e, quando ho conosciuto Ranieri, i suoi metodi mi incuriosivano molto. Sono partito dal settore giovanile e ho fatto il mio percorso di crescita, senza pensare troppo a dove sarei arrivato. Però mi è piaciuto molto ciò che è stato scritto oggi da qualche parte: che sono un allenatore girovago che non ha ancora vinto un trofeo. Ecco, mi piacerebbe smentire entrambe le cose proprio qui a Firenze».
D: Che idea si è fatto della Fiorentina di quest’anno, con la curva che contesta, la proprietà…
P: «Durante le stagioni nelle quali i risultati non vanno nella giusta direzione, possono crearsi delle polemiche ma credo che le contestazioni, se restano civili, sono anche delle dimostrazioni d’amore. Noi proveremo, con il lavoro e la qualità e speriamo anche con i risultati, a riportare il giusto entusiasmo allo stadio».
D: Che rapporto spera di avere con la città e soprattutto con la stampa? Sarà sempre sincero e spontaneo?
P: «Io sono questo, nel bene e nel male. Sono una persona semplice, che non vuole prendere in giro nessuno. Mi prenderò sempre le mie responsabilità, so di lavorare per una società con dei valori e questo mi dà grande fiducia per il nostro percorso insieme. Dirò sempre ciò che penso e sarò sempre qui a metterci la faccia, sapendo che sarò io a dover fare delle scelte, cercando di sbagliare il meno possibile e di fare queste scelte nel miglior modo possibile».
D: In tutte le squadre dove ha allenato, al di là dei risultati, la gente le ha sempre voluto bene: qual è il modo per ricreare il rapporto fra una città passionale come Firenze e la famiglia Della Valle?
P: «Io credo che tu stesso abbia usato un termine che calza a pennello del nostro lavoro: alla base ci deve essere sempre la passione. La piazza lo è, è sempre vicina alla squadra e vuole vedere una squadra che gioca bene e che si avverta il fatto che, quando scendiamo in campo, non siamo mai da soli ma abbiamo una città intera alle nostre spalle, con la quale condividere i bei momenti. Poi ci saranno anche momenti in cui soffriremo insieme ma credo che serva questa passione e che questo debba essere il nostro obiettivo. Dobbiamo dimostrare di essere all’altezza della nostra piazza e della nostra proprietà. Chiaro che le delusioni della scorsa stagione abbiano lasciato qualcosa, non solo ai tifosi ma anche nei fratelli Della Valle. Ma io li ho visto motivati e il mio obiettivo è anche quello di far ritrovare a tutti quell’entusiasmo che c’è, che ho visto nei loro occhi. Solo così, tutti insieme, potremmo fare un bel percorso. Ma non sono qui a chiedere tempo o pazienza, perché so benissimo quanto i risultati nel nostro lavoro siano importanti».
D: Dice di voler smentire il "non aver vinto trofei": ma in queste condizioni come si fa, anche di fronte ai budget mostruosi di alcune società?
P: «Non a caso io ho cercato di coniugare il mio restare qui per più anni con l'ambizione di vincere un trofeo. Noi dobbiamo puntare sul nostro lavoro, sulle nostre idee e la nostra qualità, per cercare di riuscire tirar fuori più del massimo delle nostre potenzialità, visto che altre realtà del calcio italiano hanno ben altre risorse. Credo che la Fiorentina sia l’ottava squadra per budget e quindi dobbiamo andare oltre i nostri limiti. Vincere non sarà facile, ci vorrà un po’ di tempo anche per cercare ogni anno di migliorare l’organico però è giusto essere ambiziosi per provare a dare più di quelli che abbiamo».
D: Due giocatori: Saponara, un investimento di prospettiva anche importante, e Borja Valero, giocatore molto affezionato a Firenze. Qual è la sua valutazione u entrambi?
P: «La mia valutazione, al momento, è limitata a quello che so dei giocatori ma finché non li alleno e non li conosco personalmente non ho una visione completa. Saponara è un giocatore di grande qualità, è un trequartista che sa muoversi bene, anche in profondità e punteremo su di lui perché secondo me ha un potenziale ancora non sfruttato. Ed è arrivato il momento di farlo
emergere. Borja Valero invece è un giocatore molto intelligente e credo che questo tipo di giocatori abbiano sempre la possibilità e la capacità di trovare la posizione migliore sul campo».
D: I Della Valle le hanno fatto una richiesta precisa per l’anno prossimo, in termini di gioco o altro?
P: «La richiesta è stata solo quella di tornare a divertirsi quindi abbiamo un compito importante, credo sia un obiettivo per tutti. Per noi che lavoriamo sul campo, per voi e per i tifosi e lo faremo attraverso tanto entusiasmo e tanta qualità».
D: Che impressione ha avuto del Centro Sportivo?
P: «Mi è subito sembrato molto bello e funzionale. C’è tutto quello che serve per fare un ottimo lavoro».
D: Nell’ottica dell'auspicato ringiovanimento della rosa, ha già individuato qualche ragazzo della Primavera che pensa di poter aggregare al ritiro di Moena?
P: «Prima di tutto ho visto una gran bella gara e anzi voglio fare una grande in bocca al lupo alla nostra Primavera per la semifinale di stasera. Ci sono diversi giovani interessanti ed alcuni verrano sicuramente con noi a Moena, per conoscerli meglio e anche per capire se sono già pronti e dovranno fare altre esperienze».
D: A livello tattico invece? Che soluzioni pensa di adottare?
P: «Partendo dalle caratteristiche che abbiamo, penso che il nostro schema di riferimento sarà il 4-2-3-1 ma poi il gioco di una squadra dipende anche da molte altre cose. Ad esempio, durante la settimana mi piace trovare le soluzioni che ci diano dei vantaggi rispetto ai nostri avversari e quindi sarà un sistema di gioco molto dinamico perché credo che il calcio sia uno sport fatto soprattutto di movimenti».
D: Lei è un grande appassionato di basket e, si dice, che abbia anche studiato le connessioni tra questo sport e il calcio per provare a trasferirne alcuni schemi, come i blocchi o le transizioni.
P: «Io sono sempre in cerca di nuove soluzioni perché essere curiosi e tenersi informati è di importanza fondamentale nel mio lavoro. Si può prendere spunto da ogni sport, poi è ovvio che il basket è uno sport molto diverso dal calcio ma se si possono trarre spunti positivi lo faremo senz’altro».
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