Pioli: «La sfida più bella sarà riportare entusiasmo nella tifoseria. Finito un ciclo? Ne parte un a
- Marco Innocenti
- 10 lug 2017
- Tempo di lettura: 6 min

Prima conferenza stampa da Moena di Stefano Pioli, al termine di una mattinata spesa completamente in palestra per la squadra viola e davanti d una sala stampa che finalmente comincia a riempirsi.
DOMANDA: Mister, sono partiti giocatori importanti e forse altri ne partiranno: qual è la linea di mercato della società?
PIOLI: «La filosofia credo sia chiara, sia a me chiara che a tutti noi, nel senso che si è chiuso un ciclo e se ne deve aprire un altro. I giocatori che arriveranno dovranno far sì che la squadra sia competitiva. A me è stata promessa una squadra competitiva e credo proprio che riusciremo a comporla. Chiaro, io sono un allenatore e come tale vorrei avere il prima possibile l'organico completo ma so anche bene che il mercato ha dinamiche diverse, alcune delle quali noi non possiamo nemmeno controllare. La fretta non è mai una buona consigliera ma la cosa più importante è che dovranno arrivare giocatori orgogliosi di vestire un maglia importante come la nostra, di rappresentare una città intera e di far parte di un progetto che vogliamo ci veda competitivi subito e anche per il prossimo futuro».
D: Al momento della firma sul suo contratto, lo scenario che le era stato prefigurato era questo?
P: «Lo scenario che mi era stato prefigurato era quello di dover affrontare alcune situazioni individuali in modo chiaro, sapendo che saremmo partiti per nuovo percorso e che le motivazioni sono quelle che fanno la differenza. Io ho bisogno di giocatori motivati al 100% e pienamente soddisfatti dell'ambiente Fiorentina, oltre che orgogliosi di vestire questa maglia. Ci sono alcune situazioni individuali che sono già state affrontate e alcune che verranno affrontate prossimamente. Ma la squadra deve essere ancora completata, questo è evidente».
D: Lei ha la sensazione che, fra quelli che sono già qua, ci sia qualcuno che ha voglia andare via, come Kalinic?
P: «Io, già il giorno dopo la mia firma, ho parlato con tutti i giocatori e devo dire che, al telefono, nessuno mi ha detto "Mister, non ci sarò a Moena, perché voglio andarmene". Io ho bisogno però di vedere negli occhi i miei giocatori e non vedo l'ora stasera di vedere il primo gruppo di nuovi arrivi. Non vedo l'ora di parlare con loro e di comunicare loro le mie idee e i nostri obiettivi, per capire chi ci crede. Per fortuna, qualcuno che ci crede c'è, qualcuno che resterà fra i giocatori importanti c'è e abbiamo una buona base da cui ripartire».
D: Mister, sente di voler dire qualcosa alla tifoseria? I giovani, invece?
P: «Io mi sento solo di poter dire che sarò il garante della serietà e del lavoro del gruppo che allenerò. Mi dispiace che ci sia un po' di malcontento e di preoccupazione ma credo che, nella vita, la fiducia vada conquistata. Noi dobbiamo solo pensare a fare del nostro meglio per recuperare quelle situazioni che adesso non sono positive e ci metteremo tutto quello che abbiamo per far sì che la Fiorentina possa arrivare in alto. I giovani sono molto vogliosi e stanno già dimostrando buone qualità, non bisogna aver fretta ma allo stesso tempo non starò a guardare la carta d'identità quando farò le convocazioni per ogni partita. Per questo mi auguro di poter dar spazio a qualcuno di loro».
D: Capitolo difesa: ci sono già nomi importanti come Hugo o Gaspar. Che idea si è fatto?
P: «In questi primi giorni di allenamento non possono certo farmi capire tutto il loro potenziale, perché siamo davvero in pochi, ma posso dire che i nomi che mi avete elencato hanno le caratteristiche giuste per il mio modo di pensare calcio. Gaspar è molto rapido ed intelligente e questa è la cosa che mi interessa di più, che può prevedere le situazioni di gioco, per anticiparle e agire in tempi rapidi. Anche Hugo penso possa fare davvero al caso nostro, anche perché lì vedo anche a livello caratteriale nelle caratteristiche giuste».
D: Su Vecino: lei ci ha parlato e, in teoria, se entro il 10 agosto qualcuno venisse a pagare la clausola, anche lui potrebbe partire.
P: «Mi avete visto per caso, a parlare con lui. In realtà, io sto parlando con tutti perché questo è un momento molto importante visto che prima capisco le caratteristiche, anche caratteriali, dei miei giocatori e prima riesco a entrare nella loro testa. Un anno, alla Lazio, l'avevo anche richiesto. E' un centrocampista completo, moderno, che fa bene entrambe le fasi e ha tutto per essere un grande giocatore. Ma il mercato non lo faccio io e alleno solo i giocatori che la società mi metterà a disposizione».
D: E su Kalinic? Pensa che ci siano margini di recupero?
P: «Lo aspetto. E' un altro giocatore forte che mi piacerebbe allenare ma aspetto per capire le sue intenzioni e le sue motivazioni».
D: La fascia da capitano? Ha già un'idea o lascerà decidere allo spogliatoio?
P: «Ho le idee chiare ma non ho ancora conosciuto tutti quindi è prematuro».
D: Il 4-2-3-1 sarà il suo schema di riferimento?
P: «L'impostazione iniziale sarà quella ma non sarà l'idea unica e fissa. Io lavoro sui movimenti e sulle caratteristiche dei giocatori quindi nel corso della stagione le nostre situazioni di gioco potranno far emergere schemi differenti».
D: Berna e la sua probabile partenza fa cambiare qualcosa per lei a livello tattico?
P: «Gli esterni sono molto importanti in ogni sistema di gioco. Io amo averne abili nell'1vs1 ma abili anche a venire a giocare fra le linee, per dare meno punti di riferimento agli avversari. Mi piace anche avere esterni che sappiano giocare a destra come a sinistra, quindi cerchiamo giocatori con queste caratteristiche».
D: E Saponara?
P: «Il recupero sta andando abbastanza bene, dovremo aspettarlo un po' ma ha già dimostrato di avere le qualità giuste per calarsi nel ruolo di trequartista, ruolo molto importante. E' un giocatore con una potenzialità importante, che deve solo riuscire a sfruttare al meglio».
D: Quanto è importante partire forte e che tipo di lavoro avete in testa in questo ritiro per farlo?
P: «Non ho ancora conosciuto un allenatore che non voglia partire forte. La preparazione però ci deve permettere di avere un'idea un po' più completa, lavoreremo certo per partire bene ma anche per mettere dei concetti e una metodologia di lavoro nella quale riconoscerci tutto l'anno. Il non fare le Coppe ci permetterà di lavorare con molta cura su ogni singolo dettaglio».
D: Bernardeschi: lei c'è rimasto male o se l'aspettava il no al rinnovo?
P: «Credo che non sia questione di restarci male o meno. Io con Federico ho parlato subito e gli ho comunicato le mie idee e le mie motivazioni. E' normale pensare che un allenatore voglia sempre allenare i giocatori forti e quindi è normale per me pensare di voler allenare i Bernardeschi, i Kalinic e tutti i giocatori forti che abbiamo in rosa ma credo che nel calcio moderno siano soprattutto le motivazioni a fare la differenza».
D: Dopo la presentazione, la proprietà ha diffuso un comunicato con il quale sostanzialmente è stata messa in vendita la società: lei è preoccupato di questo?
P: «No, per due motivi: prima di tutto ho voluto fortemente questa possibilità, perché la società mi ha cercato con insistenza. A noi allenatori piace essere corteggiati e io lo sono stato: Firenze ha significato tanto per me da giocatore e spero possa significare tanto anche da allenatore. Poi perché qui si è vissuta un'ultima stagione travagliata, con qualche dissapore, ma mi auguro che col nostro lavoro e con i risultati che ne deriveranno si possa aiutare tutti ad essere un po' più sereni, compatti e uniti. La società ha una proprietà seria e non ci farà mancare nulla».
D: Lei ha avuto un'ultima stagione particolare all'Inter: la sua voglia di rivincita, anche verso un ambiente viola che al momento è pessimista, potrebbe essere la vera nuova grande sfida di questa stagione?
P: «E' esattamente così. A me piacciono le sfide. Quando ho accettato questa piazza sapevo che non sarebbero state tutte rose e fiori. Non sapevo ovviamente quelle che erano le singole situazioni di mercato, ma per me conta solo quello che accadrà da adesso in poi. Ma un po' tutti dovremmo ragionare in questo modo, voltando pagina. L'addio di certi giocatori, che hanno dato tanto, è normale che pesi nell'animo della tifoseria, però quando finisce una cosa, ne riparte sempre una nuova. Quello che conta è che rimane la Fiorentina. Da oggi, i miei giocatori saranno per me i più forti che io abbia mai allenato e con loro voglio fare cose importanti. Sarà una sfida bellissima, che ci vedrà impegnati a fare qualcosa di importante e per far questo abbiamo bisogno di giocatori motivati, vogliosi di vestire questa maglia.
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