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Moena 2017 - Day 4: Astori: «Capitano? Decisione che non spetta a me. Cessioni? Necessarie per aprir

  • Marco Innocenti
  • 11 lug 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Prima il lungo colloquio con Stefano Pioli, poi il fatto stesso di essere il primo giocatore a venire in sala stampa, appena arrivato a Moena, a parlare con i giornalisti: se anche Davide Astori non dovesse essere il capitano formale di questa nuova Fiorentina, c'è da star certi che lo sarà in pectore. E, ovviamente, le domande non potevano che prendere il via dalla questione capitano.

DOMANDA: Possiamo chiamarti già capitano o è ancora da stabilire?

ASTORI: «Credo che non debba venire da me questa decisione. Siamo in 3 o 4 ad avere la personalità adatta all'interno dello spogliatoio e che potremmo ricoprire questa carica ma è una decisione che spetta alla società e al mister e credo che la prenderanno già nei prossimi giorni. Anche perché siamo ancora una squadra in divenire e presto definiremo il tutto».

D: Ti sei dichiarato un giocatore importante: cosa vorresti dire ad altri giocatori importanti? Perché dovrebbero venire oggi a Firenze?

A: «Perché c'è la certezza che la Fiorentina sarà una squadra competitiva, sia per l'ambizione della piazza che per la voglia della società che, nonostante qualche dichiarazione "fuori pista" e qualche cessione che però era necessaria per aprire un nuovo ciclo, sta dimostrando questa ambizione con i fatti. Poi perché la Fiorentina, negli ultimi 10 anni, ha giocato Champions e Europa League ed è sempre una piazza importante».

D: Cosa rappresenta per te la Fiorentina in questo momento?

A: «Sicuramente, come ho detto, la reputo una piazza importante, anche perché ho speso qui due anni per me molto belli, sia dal punto di vista dei risultati, specialmente il primo anno, ma anche dell'anno scorso seppur con alti e bassi, ho un ricordo generale positivo. Per cui, la vivo come una squadra a cui tengo molto e che mi potrà servire per ottenere il mio obiettivo personale di quest'anno, cioè l'andare al mondiale».

D: Quali possono essere però i motivi però per cui, improvvisamente, alcuni presunti leader vogliono andare via? Gonzalo, Borja, Bernardeschi, Kalinic...

A: «Credo che ogni situazione vada presa caso per caso: su Gonzalo è stata una decisione della società, di non ritrovare il contratto, poi non hanno trovato un accordo economico. Borja invece è stata credo una cessione voluta da entrambi. La Fiorentina non si è opposta troppo e il giocatore ha accettato l'offerta dell'Inter. Sugli altri, credo che tutti abbiano l'ambizione di giocare le Coppe e quest'anno la Fiorentina non offrirà questa possibilità. Qualcuno magari preferisce pensare ad un futuro più immediato piuttosto che ad aprire un ciclo. Che può essere stimolante anche quello».

D: Il disagio dei tifosi a Firenze: è un momento delicato.

A: «Sì, anche perché in questo momento non c'è il calcio giocato quindi tutto si può solo basare su delle supposizioni, non supportate dai risultati. Sarà dal campo, da agosto in poi, che potranno arrivare le prime vere risposte. La società, lo staff e i giocatori cercheranno di fare in modo che la squadra sia pronta il prima possibile».

D: Quanto ti piacerebbe, e ti senti pronto, diventare un leader di una squadra che si sta rinnovando come l'attuale Fiorentina?

A: «Quella del capitano è la figura di riferimento per società, giocatori e compagni. Nello spogliatoio ci sono sempre 4/5 giocatori che lo sono "in pectore" e io mi sento già uno di questi. Poi che abbia o no la fascia al braccio è un'altra questione».

D: Perso Gonzalo e Borja, due elementi importanti: quanto perde la squadra in termini di personalità?

A: «Sicuramente abbiamo perso due persone e due giocatori importanti, che hanno fatto tanto per la Fiorentina e che davano tanto a livello di personalità nello spogliatoio. Ma non mi spaventa tanto il cambiamento. Mi preme di più capire chi potrebbe arrivare al posto loro, perché credo che la società sappia di aver perso e di poter perdere giocatori importanti e che si stia muovendo per rimpiazzarli nel modo giusto».

D: Ti sei fatto un'idea su Vitor Hugo, visto che probabilmente sarete voi i due centrali titolari?

A: «Su Vitor Hugo non so dare ancora una valutazione. Parla già qualche parola d'italiano ma lo valuterete meglio voi nei prossimi giorni».

D: E su Pioli?

A: «E' una persona molto alla mano, con la quale si può avere un punto di riferimento e con cui puoi parlare di qualsiasi cosa, senza timori. Farà sentire a proprio agio tutti, anche i più giovani. Poi ha il background che tutti sappiamo, ha allenato squadre di grande livello ed è arrivato con grande entusiasmo».

A: Tornando ai potenziali leader: quali sarebbero oggi? Puoi farci qualche nome? Potrebbero essere anche dei giovani?

A: «Io non credo che sia necessario che un giocatore debba giocare 40 gare all'anno per essere un leader. Il carisma può darlo anche un magazziniere o un fisioterapista. Nomi però non ne farei, anche per non sfavorire nessuno. Ci sono però giocatori che sono qui da tempo e che hanno sposato il progetto, come Tomovic o anche Tata o Sanchez, tanto per dire qualcuno».

D: Il comunicato della società sulla vendita ti preoccupa?

A: «Preoccupare no ma mi ha sorpreso. Credo che però debba essere la società a dare eventuali spiegazioni. Noi giocatori l'abbiamo accolto un po' come l'avete accolto voi».

D: Ti ha sorpreso invece il rifiuto di Bernardeschi al rinnovo?

A: «Lui è un ragazzo molto sensibile ed è una persona che ha a cuore la Fiorentina. So che anche per lui è stato difficile prendere questa decisione ma è molto ambizioso e vuole arrivare in alto il prima possibile. Credo abbia preso una decisione ponderata. Vi assicuro comunque che anche per lui dire no al rinnovo in viola non è stata una decisione facile da prendere».

D: Pioli-Sousa: differenze?

A: «Differenze ancora non saprei dire. Pioli l'ho conosciuto più come persona che come allenatore per adesso. Stamani abbiamo avuto un assaggio di fase difensiva e principi tecnici e magari posso dire che Pioli è un allenatore più italiano rispetto a Sousa ma ha anche lui voglia di far divertire la gente. Forse prendendo qualche gol in meno».

D: Il ruolo di Antognoni?

A: «Lui ci è sempre stato vicino, usando sempre le parole giuste con la squadra. E' una persona che ha lasciato il segno a Firenze e potrà farlo ancora, specialmente a livello ambientale».


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