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Sportiello: «Il posto so di dovermelo sempre guadagnare. Le critiche dei tifosi? Noi pensiamo solo a

  • Marco Innocenti
  • 16 lug 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

E' Marco Sportiello il designato a presentarsi in sala stampa quest'oggi. Proprio ieri, nella conferenza post partita, il tecnico Stefano Pioli ha confermato quello che si era già comunque capito dalla formazione iniziale, con l'ex-portiere dell'Atalante titolare anche nella seconda amichevole estiva, e cioè che sarà lui a partire titolare anche in vista del campionato. Scavalcato quindi Tatarusanu nelle gerarchie di squadra, anche se è lo stesso Sportiello ad andare cauto.

DOMANDA: Che effetto ti ha fatto questa investitura ufficiale e cosa ti aspetti dalla stagione?

SPORTIELLO: «Le parole del mister ovviamente mi hanno fatto molto piacere ma credo che il posto me lo dovrò sempre guadagnare. Devo dimostrare di poter giocare qui e devo solo pensare a migliorarmi giorno dopo giorno, limando quelle che sono le mie lacune».

D: Questa è stata un po' l'estate di Donnarumma: a tuo avviso, è davvero così forte e lo consideri un tuo concorrente per la Nazionale?

S: «Credo che un 18enne che gioca in quel modo, che sta in porta in quella maniera - perché credo sia questa la cosa importante - credo che si meriti tutto questo. E' in una grande società, che gli ha dato grossa fiducia e sono contento per lui perché è un bravissimo ragazzo. Per la Nazionale, io penso solo a me stesso. Adesso ognuno ha la sua strada, la sua carriera e i suoi tempi e non ci sto pensando».

D: Tanti portieri nella storia della Fiorentina sono stati punti di riferimento per la Nazionale, anzi, molti sono stati proprio titolari. Ti senti di poter continuare questa tradizione?

S: «Certo, è una cosa che piacerebbe a tutti far parte della Nazionale. Ma, come ho detto, io penso solo a migliorarmi. Le parole del mister mi hanno dato grande fiducia ma devo dimostrare di meritarlo e questo si vedrà nell'arco della stagione».

D: Tu hai giocato poco nella passata stagione: pensi di aver perso un po' di tempo? Cosa non è andato, con Sousa soprattutto?

S: «E' stata un'annata difficile, che sicuramente mi ha danneggiato. Dall'altra parte però mi ha anche fatto crescere e mi ha fatto capire certi meccanismi. Spero di non ripassare una stagione così, però fa un po' parte del lavoro. Può capitare a un giocatore. L'importante è non mollare e ricominciare».

D: All'esterno della squadra si respira un'aria non certo felice. Voi però qui trasmettete grande serenità e voglia di lavorare e divertirvi? Com'è possibile, qual è il segreto? S: «Quello che succede fuori non ci riguarda. Noi pensiamo solo al campo, ad allenarci, a seguire il mister, a mettere in pratica quello che ci chiede, a fare gruppo e a remare dalla stessa parte. Solo così si possono ottenere i risultati».

D: La Fiorentina nello scorso campionato ha preso caterve di gol, con una fase difensiva da zona retrocessione: cosa c'è da fare per migliorare questa situazione?

S: «Annate così possono anche capitare. Adesso però è arrivato un mister italiano, che è stato anche difensore, quindi sotto quel punto di vista ci può dare una grossa mano a migliorare. Stiamo lavorando molto sulla fase difensiva, cose abbastanza semplici e facili da capire ma molto efficaci».

D: Ci puoi raccontare gli allenamento dei portieri con Alejandro Rosalen Lopez?

S: «Alejandro è un allenatore spagnolo, una scuola diversa da quella italiana ma mi sono adattato fin dai primi giorni dello scorso anno e svolgiamo un lavoro intenso, con molte conclusioni. Però si lavora anche su tutti i particolari, anche nella gestione di palla con i piedi, che ormai credo sia fondamentale per un portiere, visto che nel calcio moderno si tocca l'80% dei palloni con i piedi in una partita».

D: Quando Pioli ti ha detto che eri tu il titolare, sei rimasto sorpreso? Che effetto ti ha fatto questa nomina arrivata così presto?

S: «Io non mi sento il titolare, è brutto da dire, io mi sento un portiere della Fiorentina, come lo è Tatarusanu e come lo sono Dragowski, Cerofolini o Satalino. io davvero sto pensando solo a migliorarmi e a ritrovare quella fiducia che era venuta a mancare lo scorso anno».

D: Pensi di avere qualcosa da dimostrare a qualcuno dopo quell'addio non proprio sereno con l'Atalanta?

S: «Per quanto riguarda l'Atalanta non ho davvero nessuna rivincita. Sono state fatte delle scelte dalla società e io le ho rispettate come deve fare un professionista. Non ho nulla da dire, sono alla Fiorentina e, con tutto il rispetto per l'Atalanta, credo che la Fiorentina sia tutta un'altra cosa».

D: C'è un compagno che ti ha già impressionato?

S: «Mi è piaciuto molto Marco Meli, non solo per le capacità tecniche che dimostra ma anche per l'atteggiamento. Un ragazzo di 17 anni che si allena in quel modo, che ha quel tipo di approccio alla partita, con quella giusta cattiveria agonistica è molto raro».

D: Ci dia un tuo giudizio sui portieri più giovani?

S: «Sono davvero rimasto molto sorpreso dalle doti di Satalino e Cerofolini. Sono due ottimi portieri per la loro età. Dovranno fare esperienza, questo è ovvio, ma per fortuna loro hanno grossi margini di miglioramento e hanno tutte le carte in regola per fare una grande carriera».

D: Nello spogliatoio vi siete già fatti un'idea di quelle che potranno essere le gerarchie di campionato? E poi, avete già un obiettivo di squadra?

S: «Il nostro obiettivo è quello di creare un grande gruppo, con la complicità di tutti, e di pensare partita dopo partita. Non ci poniamo obiettivi. Vedremo come andranno le prima partite e poi, magari a marzo-aprile, vedremo dove saremo e quali obiettivi potremo raggiungere».

D: La Fiorentina, al momento, ha 4 italiani importanti in squadra: tu, Astori, Chiesa e Saponara, una novità clamorosa per una squadra che spesso ha giocato senza schierare nessun italiano in campo: pensi sia importante avere uno zoccolo duro di italiani e perché?

S: «Certo, gli italiani conoscono meglio il campionato italiano e sanno cos'è Firenze e la Fiorentina per i fiorentini, quindi è normale che possano dare qualcosa in più, però ci sono anche giocatori come Tomovic, Badelj, il gruppo degli uruguayani con Vecino e Cristoforo, che sono molto attaccati a questa squadra e quindi credo che anche loro facciano parte a pieno titolo dello zoccolo duro di questa squadra».

D: E' un po' come se fossero quasi italiani?

S: «Non è detto per forza che lo zoccolo duro debba essere formato solo da italiani. C'è grande armonia fra di noi, sia con gli uruguayani e i serbi, e si può fare gruppo anche con loro anche se non sono italiani».


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