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Antognoni: «Tifare per la maglia e non per chi, al momento, la indossa». Più chiaro di così...

  • Redazione
  • 24 lug 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Abbiamo ripescato quest'intervista a Giancarlo Antognoni, raccolta un paio di giorni fa dai colleghi del Corriere Fiorentino, perché secondo noi fotografa nel migliore dei modi quello che sta accadendo in tema di mercato in casa Fiorentina e può spiegare perfettamente, a tanti tifosi comprensibilmente delusi, la situazione del calcio odierno.

«Ormai da tutte le parti è così - dice il Club Manager viola - La forza contrattuale di un giocatore nei confronti della società è enorme e sbilanciata. Succede anche ai top club, basta guardare Bonucci: anche lui poteva diventare una bandiera. Parlare di maglia e affetto per la piazza ormai non serve. Ormai contano solo i soldi. In più la concorrenza si è allargata a tutta l’Europa e diventa impossibile frenare chi vuole andarsene o placare un mercato con cifre fuori controllo. Bisogna confidare nelle persone, ma non sempre basta. La valutazione di un giocatore cambia così rapidamente che anche chi, fino a poco tempo prima, si sentiva soddisfatto per quello che aveva raggiunto, inizia a fare pensieri diversi e ad avere aspirazioni economiche insostenibili per una realtà come la Fiorentina. I club non sono più nelle condizioni di prevedere il proprio mercato. Devono adeguarsi, come ho fatto io. Mi riferisco al modo di parlare con i giocatori, anche io mi devo adeguare al loro modo di pensare. Parlare con loro di attaccamento alla maglia e ai colori oggi per la maggior parte delle volte non ha senso. Diventano parole vuote. Contano i soldi e la carriera. Bisogna lavorare sui giovani di prospettiva, fare acquisti oculati e comunque importanti».

Uno come Antognoni potrebbe raccontare loro cosa significhi legarsi a vita a una città? «Per sentirmi dire "Bravo bischero"? Naturalmente è una battuta ma la verità è che la parola bandiera non ha più cittadinanza in questo calcio. Con Totti si è chiusa un’epoca. Per arrivare a guadagnare sempre di più non si può essere bandiere».

Chi ci rimette alla fine sono i tifosi. «Dipende. In tanti hanno capito che si può ancora voler bene a un giocatore che veste la tua maglia, ma senza affezionarsi troppo».

Ma si può andare allo stadio così? «Un altro modo c’è: tifare per la maglia e non per chi, al momento, la indossa. O no?».

Queste le parole di Antognoni al Corriere Fiorentino. Noi, come detto, ci leggiamo una fotografia perfetta del momento che il calcio sta vivendo a Firenze: i 24 milioni che l'Inter è pronta a mettere sul piatto per la clausola di Vecino o i 40 più bonus per Bernardeschi, non crediamo siano legati ad una valutazione realistica dei giocatori, così come i 7 entrati nelle casse viola per Borja Valero il quale, al di là dell'amore incondizionato che ha saputo meritarsi, oggettivamente non poteva rientrare in quell'ottica di rinnovamento e di rivoluzione che la società aveva ampiamente annunciato alla fine dello scorso campionato. E che buona parte della tifoseria non solo prevedeva, ma addirittura auspicava dopo il Triste, Solitario y Final vissuto negli ultimi mesi della gestione Sousa. Come dimenticare Sassuolo oppure Empoli o Palermo, tanto per dirne qualcuna, con Bernardeschi che addirittura si permetteva di apostrofare i tifosi solo perché fischiavano una squadra spenta come un cerino usato?

E' evidente che adesso serviranno colpi in entrata, con l'investimento di quel tesoretto accantonato attraverso le cessioni più o meno eccellenti. Ma, rispetto a quanto accaduto altre volte, siamo al 24 luglio e il mercato andrà avanti per più di un mese ancora. Prima arrivano, i nuovi, e meglio sarà. Ma il tempo c'è. Tutto sta a vedere se ci sono le idee.


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