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Thereau: «Felice e fortunato. Il mio arrivo a Firenze? Le cose belle, quando le meriti, alla fine ar

  • Marco Innocenti
  • 4 set 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Ultimo rinforzo del mercato estivo della Fiorentina, Cyril Thereau è stato presentato stamani alla stampa, accompagnato come di consueto dal General Manager Giancarlo Antognoni. Ecco le prime parole del francese da giocatore viola.

DOMANDA: Eri già stato molto vicino alla Fiorentina: cosa ti ha convinto?

THEREAU: «E' vero, qualche volta c'erano state delle chiacchierate poi non era andata a buon fine perché ero in società con cui era difficile trattare, visto che avevo sempre un contratto lungo e non era stato possibile trasferirmi qui. Stavolta invece è andato tutto molto velocemente. Ero vicino alla Sampdoria però, quando mi ha chiamato Pioli e mi ha parlato della Fiorentina, ho bloccato tutto. Io ho giocato sette anni in Italia e ho giocato spesso in questo stadio, mi sono sempre piaciute la società, il colore, i tifosi, la città. Voglio ringraziare la società che mi ha dato questa possibilità e non vedo l'ora di ripagare l'opportunità che mi è stata concessa».

D: Gli addetti ai lavori parlano benissimo di te: cosa ti è mancato finora in carriera che potrebbe fare comodo a questa Fiorentina?

T: «Penso che alla fine sia stata anche colpa mia. Io sono arrivato nel 2010 in Italia e qui ho conosciuto il calcio vero. In Belgio e Romania non ero pronto per arrivare in una realtà come quella di oggi. Qui si lavora tanto, sono migliorato fisicamente perché prima non ero al massimo delle mie potenzialità. Se fossi arrivato prima in Italia, le cose sarebbero state diverse. Qualche anni fa ero vicino all'Inter e questo mi avrebbe dato la possibilità di giocare in una squadra importante. Oggi sono qui in una delle società più importanti d'Italia e mi sento felice e fortunato perché le cose belle, quando si meritano, alla fine arrivano».

D: Il tuo massimo bottino in una stagione è stato di 13 reti con lo Charleroi: può essere uno dei tuoi obiettivi quello di fare meglio già quest'anno?

T: «Si , già sto migliorando perché piano piano cresco anche come gol. Una cosa che mi ha aiutato è che tanti allenatori mi hanno spesso considerato una prima punta anche se, 13 reti, per una prima punta non sono tantissime. Ma al Chievo giocavo spesso come trequartista dietro due attaccanti e, da questo punto di vista, sono un bottino importante. Ora però sono nel miglior momento di forma e di conoscenza del calcio italiano e penso di poter arrivare anche oltre. Poi l'importante per me è divertirmi, aiutare la squadra e i gol arrivano sempre di conseguenza».

D: Tu hai giocato con giocatori importanti, ora giocherai accanto a un ragazzino terribile come simeone, figlio di un campione. Qual è la tua impressione su di lui e in cosa pensi di potergli essere d'aiuto?

T: «Questo lo si vedrà poi in campo. Adesso ho fatto ancora pochi allenamenti con lui, lo conoscevo dallo scorso anno al Genoa, ha fatto tanti gol e ha grandi qualità fisiche. Poi farò il massimo per aiutare tutti i giocatori che ho trovato qui, lui come Babacar, come tutti gli altri giocatori di qualità che ho trovato. Io però non sono venuto qui per fare il maestro, anche se ho esperienza. Per tornare alla domanda, posso provare ad aiutarli con degli assist e delle giocate che permettano a loro di esprimersi al meglio».

D: Nel 4-2-3-1 che sembra essere il modulo di riferimento dell'attuale Fiorentina, qual è la posizione in cui ti vedi meglio: da prima punta oppure alle sue spalle?

T: «Per adesso il mister ha scelto quel modulo ma secondo me una caratteristica che ho è che posso giocare in diversi ruoli, sia come prima punta che come seconda ma anche come esterno a sinistra come ho fatto per due anni. Dove mi trovo meglio è come seconda punta o come attaccante esterno a sinistra. Ho visto però negli allenamenti una squadra che prova a giocare a calcio, a giocare dal basso, e con ruoli molto variabili».

D: Al di là dei giovani, questa Fiorentina è sicuramente una squadra rivoluzionata. Ti è mai capitato in passato di trovarti in una situazione simile e quali possono essere i vantaggi e i rischi di questa incertezza?

T: «Anche all'Udinese, quando è andato via Di Natale, abbiamo avuto gli stessi problemi. Erano partiti Pinzi, Domizzi, Di Natale, però la cosa da capire velocemente soprattutto per quelli più anziani come me, Astori e anche altri è che l'unica cosa importante è che si deve creare un gruppo molto veloce. La cosa più importante adesso è proprio creare un gruppo che viva bene insieme e che abbia voglia di far bene insieme. L'unico rischio con tanti giovani nuovi è proprio questo. Poi se questi tanti giovani sono qua, vuol dire che hanno qualità, di cui possiamo approfittare anche noi».

D: Tu hai scelto un numero particolare: perché questa scelta?

T: «Era mio fratello che amava il 7, io mi sentivo più portato per l'11. poi, quando sono tornato allo Charleroi non erano disponibili né il 7, né il 17 , né l'11 e lui mi ha consigliato di prendere il 77 e quell'anno ho fatto 13 gol. Così mi è rimasto. QUi per fortuna era libero e non lo lascerò più».

D: Tu hai delle esultanze tutte particolari, ne hai una pronta per la Fiorentina?

T: «No, non ne ho ancora preparata una speciale. Farò la mia solita esultanza, quella che uso da tanti anni, creata apposta per i miei amici, partendo da quella di Luca Toni, per cercare qualcosa che i bambini potessero copiare. Adesso è diventata il mio marchio di fabbrica».


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