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Pioli: «Abbiamo cercato troppo spesso delle giocate forzate»

  • Marco Innocenti
  • 26 dic 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Pochi giornalisti stasera nella sala stampa dell'Olimpico ma Stefano Pioli non si sottrae e fornisce la sua interpretazione per questa prova sicuramente sottotono, specie nel primo tempo, di una FIorentina che nelle ultime uscite era apparsa decisamente in crescendo.

DOMANDA: Mister, partiamo dalla formazione iniziale: scelte dovute alla fatica di qualcuno oppure voleva mettere alla prova chi gioca meno?

PIOLI: «Io non voglio mettere alla prova nessuno, io ho messo in campo la formazione che era la migliore per le condizioni dei giocatori che avevo. La formazione che è scesa in campo era competitiva, con i giocatori giusti al posto giusto ma abbiamo giocato un primo tempo tecnicamente troppo impreciso, con poca lucidità e abbiamo permesso alla Lazio di fare la gara che aveva preparato, di attesa e di ripartenza in contropiede. E poi andare in svantaggio dopo solo 5’ ha complicato tutta la nostra gara. Anche se nel secondo tempo la squadra ha messo buone qualità e con un pizzico di fortuna poteva anche recuperare il risultato».

D: Si conferma però che c'è un giocatore che, più di altri, è più funzionale di altri per il gioco della Fiorentina, che è Badelj.

P: «Badelj ha geometrie e certe qualità tecniche ma senza di lui abbiamo vinto anche contro la Samp, giocando un buon calcio e segnando 3 gol. Credo che la colpa in fase di costruzione non sia stata solo colpa dei centrocampisti ma abbiamo cercato di forzare delle giocate quando non c’erano gli spazi, quando bisognava solo muovere la palla con più tranquillità e più facilmente. Abbiamo commesso errori che di solito non commettiamo».

D: Oggi si aspettava qualcosa di più da quei giocatori che gioano meno, ai quali ha dato una grande chance in un quarto di finale di Coppa Italia?

P: «I giocatori scesi in campo hanno dato tutti il massimo. In attacco hanno fatto fatica perché noi abbiamo fatto fatica ad arrivare in avanti con precisione e velocità ma anche oggi hanno dato il loro contributo alla squadra. Oggi nel primo tempo la squadra ha fatto fatica e quindi tutti gli interpreti forse hanno reso meno di quel che potevano».

D: C'è però un trend che si conferma: i titolari hanno un rendimento diverso da chi gioca meno. Poi volevamo chiederle una sua analisi. E' successo un po' quello che non ci si aspettava, con la Lazio che agiva in contropiede e la Fiorentina a palleggiare.

P: «Io non sono d’accordo sulle vostre valutazioni sui giocatori che giocano meno. Perché non avete fatto queste stesse domande quando abbiamo vinto contro la Samp o quando, grazie ai cambi, vinciamo le partite come è successo domenica scorsa? Io ho dato più continuità a certi giocatori perché le loro prestazioni e la mia voglia di dare certi equilibri con una squadra molto rinnovata era ben precisa, ma non abbiamo perso oggi perché ha giocato qualche giocatore che di solito gioca meno. Sanchez per me è un titolare, Saponara può essere un titolare, Gaspar lo è, Babacar pure. Quando non gioca, tutti dite perché non gioca Babacar. Tutti han cercato di dare il massimo ma è tutta la squadra che purtroppo oggi non a girato. Se guardate il gol, abbiamo cercato di forzare una giocata con un giocatore titolare come dite voi, anzi due, Veretout e Benassi, abbiamo perso palla e da lì è nato il gol decisivo ma perché siamo stati poco lucidi, meno precisi di quello che eravamo stati venerdì sera a Cagliari. La Lazio ha fatto la stessa gara del Cagliari, aspettandoci. Mi aspettavo una Lazio più aggressiva e quindi ho detto ai ragazzi di muovere palla più velocemente e di muoversi bene perché la Lazio ci avrebbe aggrediti di più e quindi dovevano avere una lettura delle giocate molto più semplice e lucida, cosa che nel primo tempo non è avvenuta . Nel secondo tempo la Lazio ci ha fatto fare ancor di più la partita ma siamo arrivati sulla trequarti con buona fluidità e poi ci è mancato il guizzo ma non dimentichiamoci contro chi giocavamo: la Lazio è una squadra difficile da superare a livello fisico e di organizzazione quando si piazza dietro».

D: Nel primo tempo la Lazio ha avuto 4 occasioni su 4 vostre palle perse. Questo era un vizio che, dopo Crotone e Roma, sembrava aveste perso, ma da chi dipende: da chi non si muove, da chi effettivamente perde il pallone o da cosa?

P: «Da entrambe le situazioni. Più spesso si dà la responsabilità a chi ha perso il pallone ma spesso sono i compagni vicini a dover dare soluzioni migliori. Sul gol, abbiamo cercato una giocata un po’ forzata dove non c’era spazio e si doveva muoverla più facilmente. In alcune lettura stasera non siamo stati precisi come altre volte. In altre gare, Crotone e Roma appunto, abbiamo preso gol in queste situazioni poi però la squadra era cresciuta molto, come gestione, come precisione e come posizioni sul campo ma stasera nel primo tempo abbiamo sbagliato qualcosa di troppo».

D: Sui due trequartisti: dall'alto sembravano andare a ritmo decisamente inferiore. Sono ancora lontani dal top della condizione?

P: «Credo che la loro condizione fisica sia buona sennò non avrebbero giocato. A livello di caratteristiche fisiche però sia Eysseric che Saponara non sono giocatori che hanno il cambio di passo o lo strappo, ma hanno il dribbling e l'imbucata. Hanno cercato di farlo anche stasera ma con gli spazi così chiusi è più difficile per i trequartisti per trovare giocata importante».

D: Alla fine, aveva qualcosa da ridire con l’arbitro?

P: «No, niente di grave. Ci siamo parlati molto tranquillamente. Nel secondo tempo gli ho chiesto spesso di far accelerare la ripresa del gioco e lui mi diceva "Tranquillo, alla fine recupero". Il mio tranquillo però è morto giovane perché 3' mi sono sembrati pochi. Lui mi ha dato le sue spiegazioni e io le ho accettate».

D: La scelta di Chiesa a sinistra?

P: «Lui lo può fare, l'abbiamo tenuto alto nella nostra fase offensiva. Biraghi ci aveva raggiunti solo oggi perché aveva la febbre. Lo volevamo tenere alto per andare a puntare il suo avversario diretto ma, specie nel primo tempo, non ci siamo riusciti come volevamo».


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