Pioli: «Se caliamo, diventiamo una squadra normale e non lo vogliamo. L'Europa? Dobbiamo solo es
- Marco Innocenti
- 29 dic 2017
- Tempo di lettura: 8 min

A poco meno di 24 ore dall'ultima sfida del girone d'andata e del 2017, Stefano Pioli parla davanti ai giornalisti della sala stampa del "Franchi" analizzando i temi principali della sfida di domani alle 12.30 contro il Milan dell'ex Nikola Kalinic (che però non è stato nemmeno convocato da Gennaro Gattuso).
DOMANDA: Si affrontano domani le due squadre più profondamente rinnovate in estate. Partite con obiettivi diversi, sorprendenemente la Fiorentina è davanti al Milan in classifica: come si spiega questo fatto?
PIOLI: «Noi abbiamo fatto il nostro percorso. E' evidente che siamo arrivati un po' lunghi nella costruzione della squadra ma siamo man mano cresciuti e la squadra è diventata una squadra, con un'identità ben precisa, soprattutto con grande entusiasmo e voglia di fare. Il percorso del Milan lo conosco molto meno e non giudico da lontano le sue dinamiche».
D: Lei ha cambiato 3 volte il modulo ed ora è arrivato al 3-5-2. E’ una via definitivo oppure dobbiamo aspettarci ancora dei cambi, in base all'avversario, alle sue sensazioni, alla forma dei calciatori...?
P: «Noi abbiamo dei concetti belli chiari e, una volta raggiunti questi principi, a me piace avere nelle caratteristiche dei giocatori la possibilità di cambiare. Le caratteristiche ci sono, anche per giocare con la difesa a 3, e credo che la squadra sia pronta per giocare in vari modi. E questo ci può anche dare dei vantaggi».
D: Sulle condizioni di Pezzella?
P: «Oggi ha fatto la rifinitura. Domani mattina farà l'ultimo provino e, se dovesse andare bene, sarebbe disponibile».
D: Preferiva risultato diverso dal derby di Coppa Italia? Il Milan visto nel secondo tempo contro l'Atalanta sembrava in grande difficoltà. Quello visto contro l'Inter invece ha fatto una gara da squadra vera.
P: «Io avrei preferito un risultato diverso il nostro in Coppa Italia. Quello di Inter-Milan non era così importante per noi. Per le ultime prestazioni e per i numeri del Milan, per il volume di gioco, per le occasioni create e per quelle subite, la class del Milan è troppo penalizzante. Il Milan gioca, costruisce, è squadra che vuol fare la partita, con giocatori di personalità e di qualità e mercoledì ha solo dimostrato di avere queste qualità e queste possibilità, giocando almeno alla pari se non meglio di un avversario molto forte. E ha vinto meritatamente. Ci aspetta insomma un avversario complicato da affrontare».
D: Le farà piacere ritrovare Kalinic? Un giocatore che lei in estate ha solo "sfiorato". Cosa ne pensa?
P: «Non so se ci sarà ma, se lo incontrerò, lo saluterò molto volentieri. Era stato chiaro con me, conoscevo la sua situazione. Se non sarà in campo, è un giocatori che ha qualità, movimenti, tempi giusti ma milan ha anche altre possibilità di mettere in campo formazione molto competitiva, anche nonostante i tempi supplementari giocati in Coppa. Ma questa possibilità e questa voglia di fare la partita ce l'abbiamo anche noi, vogliamo andare avanti sul nostro cammino, sul nostro percorso e vogliamo dare continuità alle nostre prestazioni e ai nostri risultati positivi».
D: La preoccupa un po' la recente sterilità d’attacco della squadra, con un solo gol al Cagliari nelle ultime 3 gare pur subendo 1 solo gol?
P: «Per la mole di gioco e i tiri in porta che prepariamo ed effettuiamo, noi siamo la seconda squadra del campionato che tira più in porta, sicuramente dovremmo essere più concreti, più precisi e più prolifici. L'importante però è continuare a fare la partita, a proporre situazioni offensive e a proporre sempre occasioni da rete. Poi è chiaro che ci vuole maggior precisione ma per far gol ci vogliono due cose: qualità e determinazione. E su quelle stiamo lavorando».
D: Milan e poi inter: come definiresti questa doppia sfida contro due grandi del calcio italiano e cosa ti aspetti dalla tua fiorentina?
P: «Due sfide prestigiose, contro due grandi club che hanno storia, hanno prestigio e contro due squadre entrambe forti anche se la classifica del Milan non è quella che ci si aspettava, visto la campagna acquisti fatta e i giocatori forti presi. Dalla mia squadra mi aspetto tanto, perché tanto possiamo fare visto che tanto possiamo crescere e queste sono le occasioni giuste per dimostrare la nostra crescita e le nostre qualità. Mi aspetto tante difficoltà perché sono due avversari difficili da affrontare, di spessore ma finire il girone d’andata con un risultato positivo contro il Milan sarebbe importante per noi ed è quello che vogliamo fare».
D: Cosa direbbe alla gente per farla venire domani, in una data un po' strana e poi alle 12.30?
P: «Io ho comprato 30 biglietti, credo che la giornata semifestiva e l'orario siano stati azzeccati. Io ho fatto il mio. Ai tifosi dico che questa squadra è da seguire, da apprezzare per lo sforzo che stanno facendo e per l'entusiasmo che hanno e la voglia di mettere sul campo tutte le qualità che possediamo quindi più tifosi abbiamo, più siamo, più siamo insieme e più possibilità abbiamo di fare bene e ottenere risultati importanti. E' una partita di prestigio, contro un grande club ma noi siamo la Fiorentina e possiamo toglierci delle soddisfazioni».
D: Una settimana fa aveva detto che la cosa che le era più piaciuta finora della sua squadra era stato l’approccio. Nelle ultime due partite però proprio l'approccio non è stato come al solito. Dopo la Lazio avete lavorato anche su questo?
P: «Sono d'accordo. I primi tempi sia contro il Genoa che contro la Lazio non li abbiamo affrontati con la giusta decisione e la giusta intensità anche se nel secondo tempo siamo cresciuti. E se volevamo avere una prova su come dobbiamo essere per giocar come una squadra competitiva, l'abbiamo avuta anche l'altro giorno a Roma: se non siamo intensi, se non giochiamo con il giusto ritmo, se non muoviamo la palla velocemente, siamo prevedibili. E’ bastato alzare il ritmo e la riaggressione sulla nostra perdita palla per diventare subito più squadra e per mettere in difficoltà gli avversari. Quindi sull'approccio, sulla mentalità e sull'intensità dobbiamo tornare a esprimerci ai su massimi livelli sin da inizio gara».
D: Domani è per lei un po' un derby, sia per fede calcistica sia perché la sua ultima panchina era stata quella dell'Inter?
P: «No, assolutamente. Quest'anno i derby non ci sono visto che l'Empoli in B. Poi io nei derby non sono mai stato troppo fortunato, quindi meglio che non ci siano quest'anno».
D: E' troppo prematuro dire che quello contro il Milan è uno scontro diretto in chiave Europa? Siamo solo alla fine del girone d'andata...
P: «È prematuro sicuramente ma è anche vero che per la sesta posizione ci sono 6 o 7 squadre in lotta e la class dice questo. Noi e il Milan facciamo parte di questo gruppo quindi è chiaro che fare punti contro un avversario vicino a te in classifica è molto importante. E noi su quello siamo concentrati».
D: Perché dopo 6-7 passi avanti, al di là dei risultati fatti, la squadra ha sbagliato l'approccio?
P: «Io la partita con la Lazio l’ho rivista, anche se a volte non servirebbe nemmeno rivederla. Noi dal fischio d’inizio e fino al 2’ abbiamo giocato solo nella metà campo della Lazio, conquistando un calcio d'angolo e una punizione laterale pericolosa. La gara è cambiata per un nostro demerito, su una nostra palla persa quando la gara la volevamo e la stavamo facendo noi, anche se erano passati solo 5' ma il canovaccio era già chiaro con la Lazio che ci aspettava, quindi ci ha - se vogliamo - molto rispettato e "temuto" e questo denota anche la crescita della nostra squadra. Poi però abbiamo commesso errori di imprecisione tecnica che non ci appartenevano ormai da tempo e non abbiamo tenuto il ritmo alto, quindi c'è sempre una spiegazione ad una prestazione sottotono. Non eravamo più stati quelli del primo tempo da tanto tempo ma siamo stati quelli del secondo tempo da tante partite ad ora e da quello dobbiamo ripartire, cercando di essere più lucidi e precisi. Abbiamo forzato delle giocate che non c'erano, dopo pochi minuti di gare e con gli spazi chiusi. Dovevamo muovere palla più velocemente e reagire molto più velocemente sia sui nostri errori sia sulla riconquista della palla. Purtroppo abbiamo commesso degli errori che abbiamo pagato a caro prezzo e abbiamo dato la possibilità ad avversari molto forti di sfruttare queste nostre mancanze».
D: Per sgombrare il campo da sogni ed altro, personalmente al 6° posto, l'ultimo per l’Europa, lei ci crede? E soprattutto vuole che la squadra ci creda? Anche se non risulta che vi sia mai stato chiesto...
P: «Non è il problema di quello che ci è stato chiesto o quello che dovevamo fare o pensare. Noi dobbiamo solo pensare a vincere più partite possibile da qui alla fine del campionato. Con molta chiarezza, credo che per la sesta posizione ci siano squadre più attrezzate di noi ma credo anche che, tante volte, ci sono state delle sorprese o delle squadre che hanno dato tanto e preso più di quello che ci si aspettava da loro. Noi dobbiamo pensare ad essere ambiziosi, il che significa scendere in campo domani contro il Milan e giocarcela e poi fare altrettanto contro l'Inter, giocandocela fino in fondo. Chiaro che se lo faremo, avremo la possibilità di giocarcela contro avversari forti come Atalanta, Sampdoria, Milan, Torino, Bologna, la stessa Udinese che sta rientrando. L'equilibrio è molto sottile ma noi dobbiamo credere che possiamo fare buone prestazioni perché sappiamo che abbiamo delle buone qualità, consapevoli che se caliamo anche solo del 5%, noi diventiamo una squadra normale e noi non vogliamo diventare una squadra normale».
D: Per evitare di dire una cosa per un'altra: secondo lei, sul gol di Lulic, più colpa di Veretout che fa quel taglio orizzontale o di Benassi che si fa soffiare il pallone?
P: «Per me, abbiamo più colpa nella gestione finale dell’azione: abbiamo anche reagito velocemente, se guardate in area ci sono due della Lazio e cinque nostri difensori ma non siamo riusciti ad avere la giusta attenzione e intensità per non permettere a Lulic un tiro facile e poi dopo è mancata attenzione e anche forse la scelta nella giocata successiva. Perdere palla a metà campo diventa pericoloso ma abbiamo avuto una reazione molto veloce e ci volevano più attenzione e determinazione per chiudere la giocata di Lulic».
D: Se pensa a Gattuso, cosa le viene in mente?
P: «Un grande ex giocatore che ho incontrato personalmente. Lui stava per smettere di giocare, credo fosse il 2° o 3° anno di Bologna e io gli ho chiesto se aveva ancora l'ambizione di giocare un altro anno al Milan. Ho conosciuto davvero una bella persona, sincera, leale e un allenatore che sa di avere a disposizione una grande occasione e farà di tutto per sfruttarla al meglio».
D: Il 2017 sta per finire: qual è la vittoria, anche con l'Inter semmai, che ricorda con più piacere in quest'anno?
P: «L’ultima, quella con il Cagliari, e spero che non sia l’ultima dell’anno».
D: Il ruolo di Chiesa: cosa può dare nel 3-5-2 rispetto a quello che può dare giocando come esterno d’attacco nel 4-3-3 e anche cosa può perdere?
P: «Credo che la prestazione degli esterni nel 3-5-2 dipenda molto dal tipo di gara che si sviluppa: se noi giochiamo nella metà campo dei nostri avversari, non cambia molto nei suoi compiti. Se invece gli avversari ti costringono a difendere, allora la sua fase difensiva è più lunga. Chiesa comunque sta giocando tanto, è molto giovane e non dobbiamo dargli troppe responsabilità perché non faremmo il suo bene. Ha dato tanto, tanto, tanto e ha giocato anche tanto, tanto, tanto».
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