Pioli: «Lavoriamo per una Fiorentina che torni a lottare per l'Europa. La proprietà vuole questo
- Marco Innocenti
- 27 gen 2018
- Tempo di lettura: 9 min

Conferenza stampa pre-partita per Stefano Pioli che, in vista di Fiorentina-Verona, inizia la propria analisi ripartendo dalla brutta sconfitta patita domenica scorsa a Genova contro la Sampdoria.
PIOLI: «La valutazione è stata semplice: non abbiamo giocato bene. I nostri avversari hanno giocato meglio di noi e noi siamo una squadra che, se non gioca bene, fa fatica a fare risultato. E' stata una settimana di attenzione, di voglia di riprendere la nostra corsa e che domani sia una partita importante è senz'altro così».
DOMANDA: Qual è il rapporto sul mercato che ha con Corvino? Alla fine di questi dialoghi si aspetta qualcosa in termini di alternative? Perché, da quello che sappiamo, la Fiorentina non sta cercando dei titolari perché la squadra è consolidata ma semmai delle alternative, soprattutto a centrocampo?
P: «Il rapporto con i direttori Corvino e Freitas è quotidiano, viviamo il Centro Sportivo tutto il giorno, sempre e lo è ancor di più nel momento del mercato. Il nostro obiettivo è chiaro: questo è un anno di rinnovamento per cercare capire quelle che saranno anche le colonne del nostro futuro e dove poter migliorare la nostra costruzione e la nostra base e se in questo mercato ci sarà la possibilità di migliorare il nostro organico, allora ci faremo trovare pronti. Se non ci sarà questa possibilità, non è nostra intenzione né mia intenzione cambiare tanto per cambiare. Cambieremo se troveremo situazioni adatte a noi».
D: Quindi ci sta dicendo che arriveranno dei titolari solo se si tratterà di un titolare forte?
P: «Secondo me però a gennaio è difficile anche per le nostre possibilità. Forse è più facile e opportuno trovare il modo di migliorare l'organico, nel senso di avere più alternative o di avere un organico più completo in tutte le sue parti».
D: La Fiorentina non vince in casa dal 3 dicembre anche se ci sono stati due pareggi con molti rimpianti: questa situazione rischia di pesare e creare pressione sulla squadra, visto che domani sulla carta siete i favoriti è favoriti? O anche sul morale...
P: «Deve pesare solo sulla motivazione. Dobbiamo avere una grande motivazione perché è troppo tempo che non vinciamo, specialmente per le prestazioni che abbiamo messo sul campo tolto ovviamente quella di domenica scorsa, che non è stata una prestazione all'altezza. Mi aspetto di vedere una squadra molto motivata per arrivare ai 3 punti. Sul fatto che siamo più forti sulla carta, quello non conta. Va dimostrato sul campo di essere più forti, più pronti e vogliosi di loro».
D: Dopo quanto visto a Genova, per lei l'opzione di vedere in campo insieme Simeone e Babacar è ormai tramontata?
P: «Io non sono così "tragico" nelle bocciature come forse è qualcun altro. I processi e gli sviluppi per schierare la formazione ogni settimana sono sempre gli stessi: cercare di capire le condizioni psicofisiche dei giocatori, capire quelli che stanno meglio, che ti dimostrano di lavorare e di essere dentro alla prossima partita, che sono più adatti alla strategia che ha in mente l'allenatore. Domenica scorsa, per quello che avevo in mente di fare e per quello che avevamo visto in settimana, la scelta giusta era quella. Poi è chiaro che la risposta sul campo non è stata quella che ci si aspettava ma sarebbe riduttivo parlare solo dei due attaccanti. Per il futuro, è vero che ho scelto tante volte gli stessi undici, ma non mi interessa più di tanto. In pochi però si accorgono che noi cambiamo spesso durante la partita , sia in fase difensiva che in fase offensiva. Io sono aperto ad tutte quelle situazioni che ritengo migliori per la mia squadra per affrontare gli avversari che ci si presenteranno di volta in volta».
D: C'è la possibilità di veder Chiesa come seconda punta accanto a Simeone o Babacar?
P: «Che ci sia l'idea d sfruttare al meglio le qualità offensive di Chiesa sicuramente ma Federico per me è un giocatore da fascia. Che poi da lì vada dentro sì e voglio che lo faccia sempre di più perché dobbiamo dare sempre meno punti di riferimento agli avversari, ma che parta da dentro lo vedo un movimento meno indicato per lui in questo momento della sua crescita. Poi quando amplierà il proprio bagaglio tecnico-tattico anche di scelte, di movimenti e di percezione dello spazio allora sarà diverso. Credo che un giocatore intelligente non debba avere problemi in questo senso a giocare un po' più dentro, più fuori, più alto o più basso e che debba sapersi relazionare con i propri compagni nel corso della partita. Io Chiesa oggi lo vedo più un giocatore esterno che poi venga dentro casomai, poi quello che sarà il futuro non posso saperlo. Anche domenica ha avuto delle situazioni in cui poteva essere servito meglio e lui poteva proporsi meglio ma domenica è stata una prestazione al di sotto delle nostre possibilità sia come collettivo - ed è stata una delle poche volte che è successo e quindi l'allenatore ha le sue responsabilità - sia a livello individuale, visto che pochi giocatori si sono espressi per quelle che sono le loro possibilità».
D: Venite da una brutta sconfitta ma il Verona è squadra in piena crisi. Ci sono partite che si preparano da sole ma loro arrivano dal 3-0 col Crotone, Pazzini e Bessa sono dei casi, l'allenatore può saltare... quali può essere la difficoltà maggiore visto che a volte è più difficoltoso preparare partite che, sulla carta, sembrano così scritte?
P: «Non credo ci siano gare più facili di altre da preparare. Noi abbiamo tantissime motivazioni per domani perché saremo davvero dei superficiali se non trovassimo le motivazioni nella gara di domani: è tanto tempo che non vinciamo, veniamo da una gara persa e giocata male, sappiamo delle loro difficoltà ma sappiamo anche che preparazione ha fatto il Verona. Ci aspettiamo un avversario difficile e combattivo, che metterà tutto in campo per fare un risultato positivo ma le nostre motivazioni sono di sicuro almeno quanto le loro. Poi dopo dobbiamo dimostrare di essere più bravi di loro per cercare i tre punti».
D: Lei ha recentemente detto che questo è stato il gennaio più tranquillo nei suoi 15 anni da allenatore, nel senso che nessun giocatore ha chiesto di andar via o di mollare questo progetto: lo è sempre?
P: «Per i miei giocatori sì. Nessuno ha bussato alla mia porta, tutti stanno lavorando con grande attenzione e i risultati positivi o negativi che arriveranno non saranno dipesi da mancanza di concentrazione e da mancanza di disponibilità dei giocatori, che stanno lavorando molto bene e che vedo tutti molto attenti e concentrati».
D: Come va l'opera di convincimento telefonica con i fratelli Della Valle per farli tornare allo stadio?
P: «Io li sento e loro sanno che a noi farebbe molto piacere rivederli presto insieme a noi ma l'importante è che ci sono vicini. Noi sentiamo e io soprattutto sento questo sostegno poi ci auguriamo di riaverli al più presto».
D: Lei fa parte dell'AssoAllenatori, che idea si è fatto in vista del Consiglio Federale di lunedì sulle possibilità di elezione dei tre candidati? Ce n'è uno che preferirebbe?
P: «Sicuramente ho difficoltà ad esprimere dei giudizi perché non conosco i tre candidati, se non solo superficialmente Tommasi, ma non conosco né Sibilia né Gravina. Ho però detto che bisognerebbe approfittare di questa situazione per rinnovare il calcio italiano. Mi piacerebbe una figura che sappia di calcio, che sappia scegliere intorno a sé delle competenze ma che esuli da certi movimenti che non sono diretti centralmente sul calcio».
D: A Genova, è stato più un problema di ritorno di errori individuali in numero piuttosto marcato oppure più un discorso di non aver avuto il coltello fra i denti necessario?
P: «Io credo sia stato, al di là di qualche errore individuale che effettivamente c'è stato, soprattutto che non siamo stati bravi a recuperare velocemente il pallone come al solito e a non essere compatti come al solito. Abbiamo per questo concesso troppo spazio a giocatori di qualità che la Sampdoria ha e, quando non sai farlo, sembra - ripeto sembra - che tu abbia meno determinazione dell'avversario. L'aspetto delle distanze, domenica per noi è stato più difficile del solito e questo ci ha reso più vulnerabili».
D: Questo è un anno in cui si cerca di comprendere chi possa essere un domani all'altezza di una squadra competitiva: finora ha delle idee precise in mente?
P: «Io credo che il nostro obiettivo sia quello: gettare le basi per costruire una Fiorentina più forte per il futuro e che torni a lottare per l'Europa. Ho visto tante cose positive in questa prima parte di stagione ma so benissimo che nel calcio non bisogna mai accontentarsi e soprattutto che bisogna sempre dimostrare. Credo che abbiamo dei valori e dei giocatori sui quali puntare e far crescere la squadra. Ma le valutazioni saranno fatte a suo tempo, ci sono ancora troppe gare alla fine e non abbiamo ancora fatto nulla ma abbiamo buoni valori e dei giocatori professionali che sentono questo progetto e sentono questa maglia. Hanno voglia di superare anche i propri limiti e questo è un aspetto determinante per noi. La proprietà vuole migliorare la squadra l'anno prossimo, ne sono sicuro. Noi del reparto tecnico-sportivo vogliamo migliorare la squadra ma non credo che per le nostre potenzialità non potremo arrivar a creare sulla carta un organico che ci porti a poter affermare "quest'anno arriveremo terzi o quarti" perché in Italia si sta andando verso quello che accade già in Inghilterra, dove ci sono 6 squadre che si staccano dagli altri e tutti gli altri, anche se fanno un gran mercato, non arrivano a quei valori lì. E in italia ormai si sta andando verso una situazione abbastanza simile perché Juve, Roma, Napoli, Lazio, Milan e Inter hanno potenziali superiori. Noi dobbiamo trovare dei valori importanti nei nostri giocator, non solo tecnici ma anche motivazionali perché se non saremo capaci di andare oltre i nostri limiti, faremo fatica ad arrivare oltre il sesto posto. Qui però ci sono dei ragazzi che possono avere questi valori e con loro e con altri si può fare un bel lavoro per il futuro».
D: In questo senso, la Lazio può essere un modello?
P: «Io credo di sì. Posso parlarne perché è stata anche una mia esperienza. Io arrivai alla lazio dopo un anno precedente molto difficile, però la base dell'organico era fatta di giocatori come Biglia, Klose, Candreva, Lulic. Ora è una squadra che può lottare per la Champions. Ogni anno hanno inserito, hanno individuato i giocatori su cui puntare e hanno anche fatto cessioni importanti di giocatori che però non ritenevano pronti o non motivati sul loro percorso. Ci sono tante situazioni da tenere sotto controllo, da mettere insieme e noi dobbiamo cercare di raccogliere il massimo in questa stagione. Mancano tante partite e quello che non siamo riusciti a fare domenica scorsa, cioé di avvicinare chi ci precede, lo potremo fare nelle prossime partite. Comunque l'idea è questa: cercare di migliorare la squadra. Ma ci vorranno idee, motivazioni e tanto lavoro».
D: Servirà anche un monte ingaggi come quello della Lazio...
P: «Ma l'intenzione della proprietà è questa. La proprietà a me ha detto questo e credo che pian piano si debbano inserire i giocatori giusti e pian piano arrivare anche a pagare compensi superiori a quelli di quest'anno ma non dimentichiamoci c'è anche dell'altro: ci sono idee, c'è il lavoro, altrimenti l'Atalanta non farebbe i campionati che sta facendo, altrimenti il Leicester non avrebbe fatto quello che ha fatto, altrimenti la Fiorentina di qualche nano fa non sarebbe arrivata dov'è arrivata e non credo che anche allora avesse un monte ingaggi superiore a quello di Milan o Inter. Ci vuole un po' di quello, certo, ma anche molto altro».
D: Tornando allagara di domani, ci sembra di capire che ha preparato la gara di domani puntando molto sull'orgoglio? Che vantaggi può portare un ingrediente come questo per la Fiorentina?
P: «Io ho puntato molto sul fatto che alleno un gruppo molto responsabile, io stesso sono molto esigente e abbiamo l'occasione per dimostrare che domenica è stata solo una piccola parentesi che si è aperta e che va chiusa immediatamente, giocando al meglio una partita come quella di domani».
D: Come sta Thereau?
P: «Ha fatto tutta la settimana con noi da mercoledì in poi e credo che sia pronto anche dall'inizio».
D: Si sente pronto quest'anno anche a prendere in considerazione qualche ragazzo della Primavera?
P: «E' giusto e chi merita arriverà di sicuro. Tutti i giorni i ragazzi della Primavera sono seguiti con grande attenzione e io sono molto aperto ai giovani. Chiaro che dovranno dimostrare di essere pronti per stare con noi o che lo potranno essere dall'anno prossimo. Non ci vuole fretta ma solo attenzione per capire chi avrà il potenziale per diventare un valore per la prima squadra. E credo che nella Primavera della Fiorentina ci sia davvero del potenziale»
D: In questo senso, come valuta la partenza di Hagi?
P: «Quando sei giovane non devi avere fretta e Hagi ha avuto tanta, tanta fretta. Ad oggi non era un giocatore efficace per giocare perché non tutti sono pronti per giocare subito. Qualcuno deve aspettare ma certo che se non sai aspettare è giusto prendere altre strade.
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