Tanti auguri Batigol, da tutta Firenze e non solo
- Marco Innocenti
- 1 feb 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Avellaneda è una cittadina alle porte di Buenos Aires, una come ce ne sono tante intorno alla metropoli argentina, eppure per tutti i tifosi viola è (dopo Firenze) il centro del mondo. Lì infatti, il 1° febbraio del 1969, nacque Gabriel Omar Batistuta. Ebbene sì, Batigol oggi compie 49 anni ma il suo legame con Firenze, con la Fiorentina e con i suoi tifosi non si è mai nemmeno affievolito.
Ma non sono stati tanto suoi gol o i suoi record con la maglia viola a rendere Batistuta l'uomo che è oggi, quello che ogni volta che torna a Firenze riesce a mandare in tilt la città come nemmeno una star di Hollywood, no. A rendere immortale l'amore dei fiorentini per questo ragazzo arrivato nel '91, in mezzo anche a qualche perplessità dei tifosi "scottati" dall'esperienza Dertycia, fu senza ombra di dubbio il suo attaccamento alla maglia e il suo amore per la città, dimostrato più e più volte dentro come fuori dal campo.
A lui i fiorentini conferiscono il "Fiorino d'Oro", consegnano le chiavi della città, lo nominano cittadino onorario di Firenze, arrivano a costruirgli una statua sotto la Fiesole e addirittura a regalargli una stella che porterà per sempre il suo nome, nella costellazione della Lepre (RA 05h 20 m 47. 16s D 24° 25' 42.996), visibile nel cielo dell'emisfero australe ovviamente. Perché è bello pensare che ogni notte, dalla sua tenuta a Reconquista, Batigol possa alzare gli occhi al cielo e vedere lì, stampato sulla pagina nera della notte argentina, tutto l'amore e la riconoscenza di Firenze e dei fiorentini.
Tutti quelli di noi che in quegli anni hanno dato un calcio a un pallone, compreso io che scrivo queste righe, che fosse su un vero campo da calcio oppure solo ai giardinetti, hanno almeno una volta festeggiato un gol (magari anche casuale o di carambola...) correndo verso la bandierina ed ergendosi a petto infuori, a imitare il proprio campione. Ci mancava forse la chioma bionda e soprattutto ci mancavano le qualità di quel fenomeno argentino, ma quello che a lui ci accomunava era di certo la passione per quella maglia viola, che lui onorava sempre al massimo, arrivando addirittura a giocare molte partite solo grazie ad infiltrazioni di antidolorifico che, alla lunga, hanno minato l'integrità fisica delle sue caviglie.
Nessuno di noi scorderà mai lo sconcerto nell'apprendere dei suoi dolori tanto lancinanti da far pensare addirittura alla possibilità di amputazione di entrambe le gambe, poi fortunatamente scongiurata. Basterebbe questo a far amare Batistuta, anche senza tirare in ballo ciò che il campione ha fatto sul campo. Perché a noi, per amarlo, basta quello che l'uomo ha fatto fuori dal rettangolo di gioco.
Tanti auguri di cuore GRANDE CAMPIONE, GRANDE UOMO, GRANDE BATI!
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