Astori a La Gazzetta: «Venerdì serve la partita perfetta. Berna? Sentirà il ritorno. Chiesa? Non car
- Marco Innocenti
- 7 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Parole da capitano quelle che Davide Astori consegna alle pagine de La Gazzetta dello Sport. A partire da quelle relative alla prossima sfida alla Juventus di venerdì sera.
«La Juventus sulla carta è nettamente più forte del Napoli - ha detto il capitano della Fiorentina - Quindi non potevamo incontrare avversario peggiore. Ma non dobbiamo aver paura di affrontare la Juve. Se loro sentono che siamo preoccupati, addio, siamo morti. Certo, per conquistare un risultato positivo dovremo giocare la partita perfetta ma si può fare. Il pericolo numero uno? Senza dubbio Higuain. E' spietato. Se gli lasci anche solo trenta centimetri di spazio, ti giustizia. I suoi tiri sono sentenze».
Inevitabile parlare di Bernardeschi e del suo recente passato in viola. «L’ho visto maturare nei due anni insieme. Ha grandi margini di crescita. Stavolta dovremo giocare sul suo stato d’animo. Federico questa partita la sentirà. Lui ha i colpi di un campiona ma è ancora un ragazzo. Al "Franchi" non potrà dimenticare che la viola gli ha cambiato la vita».
Da un Federico all'altro. «Che consiglio do a Chiesa? Di non farsi condizionare da quelli che lo vorrebbero come salvatore della patria viola. Un messaggio sbagliato. Una responsabilità troppo grande. Tanto più per un ragazzo di grande sensibilità. Federico deve essere solo se stesso».
E cosa ne pensa il capitano viola di questa prima metà di stagione di Simeone? «Finirà il campionato con 10-12 gol e diversi assist. Per un attaccante della sua età sono buoni numeri. Il problema è che nel Genoa giocava in maniera diversa. Era sempre in movimento. La punta centrale della Fiorentina contro certi avversari deve stare dentro l’area e fare la differenza. Imparerà».
Invece, sul momento altalenante della squadra, Astori la pensa così. «E' normale. Questa squadra è partita con tanti punti di domanda. Con giocatori che arrivavano da scuole diverse. A Bologna ha giocato Milenkovic. Qualche domenica fa è sceso in campo Hugo. Nel gruppo ci sono 4-5 francesi. Non si può pretendere continuità. Se abbiamo commesso un errore è stato non riuscire a comunicare ai tifosi questo tipo di problematiche. E’ iniziato un nuovo ciclo. Ci vuole pazienza».
Sulla corsa ad un piazzamento in Europa League, Astori ha e idee chiare. «Niente obiettivi. Per evitare delusioni. Se riuscissimo ad arrivare settimi sarebbe come vincere lo scudetto. Questo è un anno di costruzione».
Il ritorno di Andrea e Diego Della Valle, anche se solo in ritiro e lontano da Firenze, cosa può significare? «E’ stato molto importante. A Bologna ho parlato da solo con Andrea. Gli ho ribadito quello che penso da tempo e cioè che la presenza dei Della Valle non è un optional. Sono indispensabili. I miei compagni hanno bisogno di averli a fianco. E questo senza nulla togliere al presidente operativo Cognini, a Corvino e a Freitas che sono sempre presenti. Ma la famiglia Della Valle ha un altro impatto sullo spogliatoio».
In mezzo, poi, c'è anche il capitolo legato al suo rinnovo di contratto. «L’idea è continuare questo percorso. La Fiorentina di oggi è scesa di livello rispetto al passato. Ma la società ci ha spiegato che questo passo indietro era necessario per far ripartire. Fare il capitano di questa Fiorentina è stimolante».
Che impatto ha avuto l'arrivo in panchina di Pioli? «Non conoscendolo non lo avevo inquadrato al 100%. Lui si porta dietro l’etichetta di tecnico vecchio stile. Niente di più falso. Dal lato umano è formidabile, ma ha anche idee calcistiche innovative. Non è un dittatore, che responsabilità ai giocatori. Per raccogliere i frutti dia questo tipo di filosofia c’è bisogno di tempo».
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