La rabbia e l'orgoglio di una notte da leoni
- Daniele Nordio - Marco Innocenti
- 10 feb 2018
- Tempo di lettura: 1 min

Rabbia e orgoglio. Questi sono i sentimenti che ci lascia in amara eredità la partita di ieri. La rabbia per la decisione di un Var che prima ci illude con un rigore, forse discutibile, ma che poi ci penalizza con il rilievo di un fuorigioco inesistente. La rabbia per un palo beffardo che sputa fuori il primo tiro ben fatto da Gil Dias da mezzo girone a questa parte. La rabbia per l'infedele Bernardeschi che ci punisce più di quanto meritassimo. Ci mancherà quel sinistro bello ed elegante, non certo il suo possessore, la cui esultanza ha rivelato ben più di tante bugie, evidentemente confezionate ad arte in tanti anni in riva all'Arno.
La Viola e i suoi tifosi ritrovano l'orgoglio per aver giocato, quanto meno alla pari, contro una squadra che sta facendo nelle ultime 17 partite un percorso quasi netto. Ricordiamolo: 16 vittorie e 1 pareggio. L'orgoglio di un ragazzino serbo che grida la sua rabbia in faccia al teatrale Pipita. L'orgoglio di una squadra che fino alla fine ci prova, senza arrendersi. Ma anche l'orgoglio di una curva che, privata della gioia di una coreografia e sotto di 2 gol nella partita più sentita dell'anno, si esibisce in una sciarpata da brividi sulla pelle al 92'. Come a dire: signori, noi s'è vinto lo stesso! Chapeau.
Ora la speranza è che il cammino futuro sia pervaso da questo furore.
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