Federico Chiesa: pensieri e parole del giovane gioiellino viola
- Daniele Nordio
- 17 feb 2018
- Tempo di lettura: 4 min

Federico Chiesa oggi si racconta in una lunga intervista con Walter Veltroni nella sua consueta rubrica del sabato sul Corriere dello Sport.
Queste sono alcuni stralci dell'intervista di Chiesa: «Io ho iniziato immediatamente. Appena mio padre mi ha dato un pallone in mano ho subito giocato con i piedi, questione di Dna. Papà mi ha passato la passione nel sangue, evidentemente. A casa mia si respirava calcio. A cinque anni ero già iscritto alla Settignanese e da lì è iniziata la mia cavalcata, fino ad arrivare in serie A. Ma, devo essere sincero, il fatto di essere figlio d’arte non mi ha mai veramente interessato. L’ho sempre vissuto bene, non l’ho sentito né come un privilegio particolare né come un peso. Al calcio non ti fanno giocare perché sei figlio d’arte, ti fanno giocare se sei forte. E’ uno dei luoghi della vita in cui non ci sono, non ci possono essere, raccomandazioni o titoli ereditari. Conta il merito, solo il merito».
Sui primi giochi di bambino: «Nella mia camera c’erano venti palloni e poi c’erano i videogiochi della Playstation dedicati al football come il Pro Evolution Soccer che ai tempi era il gioco che tutti avevano. Poi c’erano le magliette, tante magliette. Ricordo che da bambino facevo finta di essere uno dei tanti campioni del calcio indossando le loro magliette, quelle che mio padre aveva collezionato negli anni. Sa, gli scambi, di fine partita».
La prima passione: «Non ho mai tifato per una squadra, però ero molto appassionato del Milan dei campioni, quello con Kakà, che è sempre stato il mio idolo. Quindi Kakà, Shevchenko, gli altri. Mi piaceva guardare il Milan dei campioni».
Un ringraziamento particolare: «A mister Paulo Sousa perché è quello che mi ha dato fiducia e mi ha fornito l’opportunità di esordire in Serie A e di formarmi come calciatore. Sono partito dalla Primavera fino a ritagliarmi uno spazio importante dentro la Fiorentina».

Poi prosegue: «Sono partito dalla Primavera fino a ritagliarmi uno spazio importante dentro la Fiorentina. La Fiorentina ha messo in rosa quattro italiani in più rispetto all’anno scorso. E’ ovvio che si cerchino sempre giocatori pronti per affrontare un campionato. Però la Fiorentina cerca di far crescere i suoi talenti nel settore giovanile, per poi fargli approdare in prima squadra. Quando ero ragazzo mio padre mi diceva di allenarmi al 100% in allenamento come se fossi in partita e questo mi ha aiutato tantissimo per arrivare dove sono adesso».
A quale giocatore faccia riferimento, forse Chiesa sorprende un po': «Sanè mi piace molto. Gioca nel Manchester City insieme ad altri grandi campioni del calibro di De Bruyne. Fanno un calcio molto bello e mi piace come lui interpreta il ruolo. Sané ma anche Robben, Ribery, esterni che con il lavoro sono arrivati a raggiungere obiettivi veramente alti. Però dico Sané perché ha solo un anno in più di me e vedere un giocatore che a questa età gioca così bene in una squadra che punta a vincere la Champions e il campionato è molto bello».
Su chi siano i giovani calciatori italiani che Chiesa ritenga di maggiore prospettiva e sul futuro azzurro, risponde così: «Nell’Under 21 ho visto giocatori già pronti per ritagliarsi uno spazio importante nel futuro come Barella, Locatelli, Cutrone, lo stesso Romagna del Cagliari, sono giocatori pronti sia tecnicamente che fisicamente. Avranno un futuro veramente importante perché hanno tutte le potenzialità per diventare grandi campioni. Nazionale? Io per adesso penso alla Fiorentina. Si vedrà a marzo per le convocazioni, ma il mio pensiero adesso è allenarmi, giocare al massimo. Poi, certo, per me sarebbe veramente un sogno esordire con la Nazionale A. Non importa che sia a marzo o nel prossimo anno. Mi basterebbe che la Nazionale mi reputasse pronto per giocare in azzurro».
Sulla partita più bella da lui giocata e sul gol realizzato nella propria finora giovane carriera, si eprime così: «Penso la vittoria dello scorso anno 2-1 contro la Juve in casa. È stata una partita bellissima a livello di emozioni. Bella anche per il modo in cui ha giocato la squadra e per la mia prestazione. Il gol più bello? Mi piace molto quello che ho fatto in casa contro l’Atalanta».
Sulla sfida al vertice: «Faccio fatica a dirglielo perché quest’anno è veramente una battaglia. Sono due contendenti molto forti: il Napoli gioca un bel calcio, la Juve è già sei anni che vince. Sarà veramente difficile per il Napoli tenere questo passo ma diciamo che il Napoli per il gioco che esprime, per l’aggressività che mette in campo ha stupito tutti. Alla fine della stagione ci potremo divertire vedendo continuare questa sfida fino alle ultime giornate. Si vedrà solo nelle ultime partite chi potrà vincere. Oggi sembra uno scontro alla pari, in cui dunque conteranno tanti elementi: episodi, forma fisica, infortuni…».

Un riferimento a chi lo ha preceduto: «Bernardeschi per me è stato un amico e un compagno di squadra prezioso. L’anno scorso mi ha aiutato ad inserirmi dentro uno spogliatoio fatto di grandi uomini e grandi giocatori. Mi ha dato saggi consigli, quindi io lo vedo come un amico, non solo come un collega».
Sul futuro viola Federico non si sbilancia troppo: «Se mi immagino di rimanere alla Fiorentina a vita? Questo non lo so perché penso veramente solo allenamento, alla partita di domenica, e questo è il mio unico pensiero. Il mio sguardo è fisso sul calendario e sui risultati. Il resto si vedrà».
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