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Pioli: «Giovani? Io metto sempre in campo la squadra migliore per vincere»

  • Marco Innocenti
  • 17 feb 2018
  • Tempo di lettura: 8 min

Consueta conferenza stampa pre partita per Stefano Pioli che, oggi, ha incontrato i giornalisti prima dela partenza della squadra per Bergamo in vista della sfida di domani sera contro l'Atalanta.

DOMANDA: Contro la Juventus, abbiamo visto una bella Fiorentina, anche sotto il punto di vista del furore agonistico. Se domani questo dovesse sparire come successo contro il Verona o contro la Samp, questo sarebbe inaccettabile? Lei è sicuro che questo non accadrà?

PIOLI: «Che con Samp e Verona non sia stata la Fiorentina abituale è vero. Sono state delle spiacevoli pause ma lo spirito la squadra l'ha sempre messo in campo. Capisco comunque il senso della domanda ma guai se non fosse così, i miei giocatori lo sanno. Noi dobbiamo essere la Fiorentina qualsiasi avversario abbiamo davanti che sia la Juve o chiunque altro. Abbiamo 14 gare da qui alla fine del campionato, non siamo per nulla contenti della nostra posizione in classifica, vogliamo far meglio del girone d’andata. Per tutte queste motivazione, ci sono ancora tane cose da poter dire nel nostro campionato, nel nostro presente e che saranno importanti per il nostro futuro.

D: Lei ha un forte senso di appartenenza a questa società: quando accende la tv e vede la Fiorentina nella parte destra della classifica non le sembra inaccettabile per la storia e il blasone di questa società?

P: «Che non mi piaccia è sicuro, che non vorremmo finire il campionato lì anche ma che questo sarebbe stato un campionato difficile credo che fosse preventivabile. Noi siamo ripartiti non dico da zero perché ci sono stati degli ottimi giocatori confermati dalla scorsa stagione ma certo con una squadra rinnovata quasi del tutto. Abbiamo avuto un momento molto positivo che ci ha avvicinato al sesto posto ma sono sicuro che stiamo facendo buon lavoro anche se i risultati non ci danno ragione. E l’aver giocato molto bene con la Juve ma non aver fatto risultato ci deve far riflettere e anche un po' preoccupare perchè se giochi male e perdi ci sta. Se giochi bene però il risultato deve arrivare e quindi questo è un passo dobbiamo ancora fare.

D: Abbiamo visto spesso un'Atalanta mostruosa sui calci piazzati.

P: «Loro sono forti, arrivano dalla scorsa stagione con grande convinzione e programmazione, hanno dimostrato che c’è un progetto tecnico, inserendo giocatori adatti al gioco dell’allenatore, è una squadra fisica e aggressiva. Insieme a noi sono quelli che vincono più contrasti in una partita. Ha trovato certezze dopo un avvio della scorsa stagione molto difficile, è una squadra quindi difficile da battere per chiunque ma all’andata abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela. Insieme alla Lazio è la squadra che segna di più su palle inattive, quindi ci vorrà molta attenzione».

D: Su Sportiello: quanta fiducia ha in lui e quanto si aspetta una reazione? Intanto: giocherà lui domani?

P: «Domani giocherà Sportello perchè è vero che ha fatto un errore ma un portiere non lo si giudica su una sola parata o su una punizione, così come un giocatore non lo si giudica su un rigore sbagliato. Ha le qualità per fornire una prestazione all’altezza e può dimostrare che ha le qualità per superare quell’errore».

D: Lei dice spesso che vorrà vedere questa squadra proiettata nel futuro: il girone di ritorno potrebbe servire proprio a questo, a vedere giocatori che finora si sono visti di meno, come Saponara, Eysseric, Lofaso o i giovani della Primavera?

P: «C’è un obiettivo che ho e avrò in testa fino alla fine del campionato: mettere in campo la formazione che mi dà più garanzie per vincere le partite. A prescindere dal fatto che uno mi abbia finora giocato 1 o 30 partite. Siete qua a dirmi che la classifica non è adatta al nostro blasone, alla nostra città e alla nostra propri, quindi io devo mettere in campo la squadra che deve vincere le partite. Se penserò che per vincere serviranno giocatori diversi da quelli usati fino ad ora, lo farò».

D: Che sensazione ha nei confronti della voglia della famiglia Della Valle di ampliare il progetto: rivoluzione, poi rinnovo della squadra e quindi ripartienza?

P: «Assolutamente sì per quanto riguarda il progetto. Io i Della Valle li sento ogni settimana, ultimamente anche più e a me dicono sempre la stessa cosa: che il progetto è partito e prevede una Fiorentina che nei prossimi anni sia in grado di lottare per l’Europa. Non vogliamo finire il campionato con questa classifica ma vogliamo fare questo. Io li sento spesso e con questo io vado avanti. Credo in quello che mi viene detto perché i fatti lo confermano».

D: La preoccupa di più una difesa che dalla fine di dicembre subisce gol sistematicamente o un attacco che fatica a concretizzare?

P: «Mi preoccupa di più il non riuscire a concretizzare perché le partite sono equilibrate e possono cambiare molto se sei in grado di passare in vantaggio. Nelle ultime due gare ho visto una buona fase difensiva, abbiamo subito 2 gol su 3 su calcio piazzato e il terzo con la Juve dove dovevamo fare qualcosa e abbiamo concesso la ripartenza. In attacco bisogna essere più concreti, altrimenti si vanifica un'ottima costruzione non essendo determinati sulla finalizzazione. Questo è l'aspetto più importante che ci dovrà vedere arrivare a livelli superiori».

D: In questo senso, cambierà qualcosa davanti?

P: «Noi, anche se spesso non ve ne accorgete, in ogni gara cerchiamo soluzioni diverse anche senza cambiare i giocatori. Poi magari sarà anche arrivato il momento di cambiare uomini, dipende da cosa mi dirà la partita».

D: Perché ci sono queste pause?

P: «Le abbiamo avute perché dopo la sosta c'è stato qualcosa che non ha funzionato. Dopo Genova, non abbiamo riattaccato la spina a livello nervoso e nella sfida contro la Samp abbiamo giocato al di sotto del nostro standard mentre con il Verona abbiamo fatto una partita difficile anche da spiegare e valutare, talmente è stata strana una gara in cui puoi far gol tu e sullo stesso pallone prendi gol. Ma non parliamo sempre delle pause perché le ultime due prestazioni sono state di una squadra che ha reagito, abbiamo messo in difficoltà la miglior squadra italiana! Ora serve avere continuità ed è chiaro che se giochi così con la Juve e non vinci, se giochi allo stesso modo con gli altri, i punti arrivano. Mancano 14 partite, 42 punti a disposizione e alla fine tireremo le somme, sono i due mesi e mezzo finali che decideranno la bontà del nostro lavoro, c’è la possibilità di dire tanto ancora, così come può succedere di ottenere qualcosa in meno. Noi non siamo contenti e soddisfatti di questa nostra classifica ma sono convinto che le basi per fare una Fiorentina con un futuro importante ci siano».

D: Avrà visto la partita di Coppa dell'Atalanta: cosa la preoccupa di più?

P: «E' stata solo la conferma di quello che pensavo, sono una squadra difficile da affrontare, con un sistema difensivo unico con marcature a uomo a tutto campo. A Dortmund hanno dimostrato di essere una squadra in crescita, hanno vinto un girone importante e mi aspetto un avversario difficile. E' vero che hanno giocato giovedì ma si stanno abituando al doppio impegno quindi non aspettiamoci regali perché, specie in casa, sono tosti e duri e noi dobbiamo farci trovare pronti».

D: La squadra come sta? Laurini sarà disponibile?

P: «L'unico non disponibile sicuro è proprio Laurini che non sarà nemmeno convocato. Saponara ha un affaticamente muscolare, è convocato e domattina decideremo».

D: Gil Dias: in cosa è migliorato di più e su cosa sta investendo lei con il suo lavoro?

P: «È migliorato nella continuità della prestazione, prima aveva alcune pause di troppo ma ha ottime qualità tecniche e fisiche ma per questo motivo deve diventare un giocatore più decisivo, che spacca la partita ma deve diventare anche un giocatore più concreto. Il palo con la Juve è stata solo sfortuna, ha calciato addirittura con il piede non suo quindi fare di più era davvero difficile. Ma per fare quello scalino in più deve trovare ancora più concretezza. Non dimentico che ha solo 21 anni, in pochi hanno sottolineato l’età molto giovane della nostra squadra contro la Juve e quindi è inevitabile che questi ragazzi abbiano grandi margini di miglioramento e Gil ha tanta qualità ma gli manca quello scalino che farà la differenza tra il rimanere un buon giocatore e diventare un grande. Un po’ come noi come squadra: siamo una buona squadra ma dovremmo fare qualcosa in più per crescere definitivamente».

D: Su Ianis Hagi: Corvino ha detto che la valutazione sul giocatore è stata solo tecnica. Ci conferma che è stato così?

P: «Ci mancherebbe altro che qualcun'altro faccia la formazione al posto mio. Le scelte tecniche le faccio io e se non ho fatto giocare Hagi è perché ritenevo che qualcun'altro era più adatto di lui».

D: Lei sente mai in dubbio la sua posizione sulla panchina viola?

P: «Che un allenatore si senta sempre in dubbio non è una novità e sinceramente non mi destabilizza più di tanto: tutti siamo sotto esame e veniamo giudicati in base al nostro lavoro e ai nostri risultati. Se i risultati non sono soddisfacenti, ci assumiamo le nostre responsabilità».

D: Ma dalla proprietà ha questa fiducia?

P: «La società non mi ha mai fatto mancare il proprio sostegno e la propria fiducia, ma so benissimo che tipo di lavoro faccio».

D: Tornando a parlare di futuro: l’obiettivo principale di questa stagione è quello di verificare chi potrà essere utile per costruire una squadra competitiva per il prossimo anno. Certe valutazioni sul futuro di alcuni giocatori sono già state fatte?

P: «Io ho già alcune idee chiare. Vero però che nel calcio si fa presto a cambiare i giudizi ma io ho le idee abbastanza chiare. La realtà è che quest'anno è la stagione della costruzione e dovremo fare delle scelte per la prossima stagione».

D: I giocatori meno utilizzati però potrebbero pensare di essere ai margini di questo progetto.

P: «Loro hanno tutti l’opportunità di mettersi in competizione con gli altri e poi io faccio le mie scelte. Questo è sempre così».

D: Ora, con Falcinelli in rosa, aumentano le possibilità che la Fiorentina schieri due attaccanti rispetto a quando c’era Babacar?

P: «Si, con lui ci sono più possibilità che si giochi con le due punte. Ho sempre detto che Simeone e Babacar erano due prime punte mentre Falcinelli è tatticamente differente. Chiaro però che con lui in campo devi anche cambiare il centrocampo e quindi ci sono altre cose da cambiare».

D: Sull'intervista di oggi di Federico Chiesa: lui ha detto di aver rinunciato a tutto quello che hanno i giovani della sua età per farsi trovare pronto. Gli altri giovani che hai a disposizione hanno questa stessa mentalità o qualcuno ancora non ce l’ha? Perché spesso i tifosi si chiedono perché Pioli non fa giocare Tizio o Caio...

P: «Il fatto che si dica perchè Pioli non fa giocare questo o quell'altro è normale ma per me non è un problema. I giocatori che vengono convocati vuol dire che in settimana mi hanno dimostrato disponibilità, attaccamento, impegno e sacrificio. Tutti i giovani che vengono chiamati hanno dimostrato qualcosa poi c’è chi come Federico dimostra qualcosa in più, è più pronto e chi invece avrà magari bisogno l’anno prossimo di andare a giocare altrove per farsi le ossa. Se non trovano spazio qui o l’allenatore ha il prosciutto sugli occhi e può anche essere, oppure non hanno ancora dimostrato quello che l’allenatore vorrebbe da loro».

D: Sempre su Chiesa: può anche giocare più avanti. Lei pensa mai a come portarlo più vicino alla porta e più al tiro?

P: «Fede è stato “penalizzato” solo contro la Lazio, con la difesa a tre facendo tutta la fascia. Nelle altre gare cerchiamo d sfruttarlo sempre per avere più punti di riferimento offensivi, ha una grande conclusione sia di destro che di sinistro. E’ sempre spronato a fare movimenti più adatti ad esser concreto e determinante in fase offensiva. Poi dopo dipende dalla gara che riusciamo a fare. Siamo una delle squadre che ha più supremazia territoriale nel senso che giochiamo spesso nella metà campo avversaria e Fede deve sfruttare le sue caratteristiche, capendo quando è il momento di andare in profondità, quando tra le linee, quando andare al tiro… è cresciuto tanto ed è ovvio che per noi sia un giocatore determinante nella fase offensiva. A parte Messi, però, non esistono giocatori che facciano solo la fase offensiva. Anche Cristiano Ronaldo? Ok, forse sono due. Ma Chiesa non è né l’uno né l’altro».


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