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Il Dottore che colpì la vita di tacco

  • Daniele Nordio
  • 20 feb 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Nella stagione 1984-85, in quello che era l'Eldorado del calcio mondiale con Maradona, Platini, Zico, Falcao, arriva alla Fiorentina il "Tacco di Dio" ovvero Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira. Alto, elegante, Nazionale brasiliano, dotato di una classe cristallina estesa quanto il suo nome ma soprattutto... grande colpitore di tacco.

La tifoseria viola all'annuncio del suo acquisto sognò lo scudetto, anche se presto si risvegliò perché tecnicamente tradita da quello che doveva essere il suo fuoriclasse. I vizi fuori dal campo, come il fumo e la birra, minarono le sue prestazioni tecniche. Lui fu, però, anche molto altro, prima e dopo Firenze. Si laureò in medicina e fu un giocatore "politico": ai tempi della sua carriera al Corinthians introdusse l'autogestione dei giocatori, ribaltando a volte il ruolo dell'allenatore, facendo decidere ai giocatori la formazione, la dieta da seguire, e le altre situazioni legate allo spogliatoio.

Ieri questo splendido campione irrisolto avrebbe compiuto 64 anni e sulle pagine de La Repubblica ci ha colpito la bella intervista di Davide Zanelli all'ultima moglie del Dottore, Katia Bagnarelli, si raccontano alcuni tratti del personaggio brasiliano. Queste sono alcune domande rivolte alla Bagnarelli, autrice di Socrates Eterno, un racconto autobiografico, scritto e pubblicato per volere dello stesso Socrates, che raccontò le proprie memorie alla moglie prima di morire.

Chi era Socrates?

Socrates era una persona che si impegnava per il benessere dell'umanità, sentiva la responsabilità di essere un intermediario tra il suo popolo e le situazioni più difficili che questo popolo viveva alla ricerca di un cambiamento. Era un uomo appasionato, idealista, provocatorio, un visionario affettuoso e attento a tutte le persone che lo circondavano.

Che tipo di calciatore è stato?

Socrates è stato il giocatore più rivoluzionario di tutti i tempi, aveva l'audacia di mettere in campo ciò che pensava, vedeva e sentiva.

Pelé l'ha definito il giocatore più intelligente della storia del calcio brasiliano...

Anche Cruyff aveva la stessa opinione di mio marito, mi disse "Grazie a lui ho seguito la nazionale brasiliana con molto interesse. C'erano altri fenomeni in quella squadra del 1982, ma era lui a dare forma al tutto".

Com'era il Socrates giornalista?

Finita la carriera s'interessò a questa disciplina. Aveva uno sguardo differente legato al suo passato di calciatore. Non scriveva solo di calcio, ma legava il calcio al contesto umano che circondava l'atleta. Ricordo i pomeriggi a guardare le partite insieme a lui: abbassava il volume del televisore, metteva un disco dei Beatles, e guardava la partita anticipandomi cosa sarebbe successo in ogni azione. Sapeva cogliere la visione di gioco dell'allenatore e i comportamenti dei giocatori di entrambe le squadre.

Come ricordava l'esperienza della "Democrazia Corinthiana?

Le leggo un estratto del libro con le parole di Socrates stesso: "Quella fu una delle maggiori sfide che ho potuto affrontare nella mia vita professionale. Tutto nacque da una mia convinzione: i calciatori in Brasile non hanno alcuna consapevolezza della loro importanza sociale. Il primo passo fu quello di provare una discussione su cosa e come si sarebbe potuto fare. Che tipo di cambiamento vorremmo per migliorare i nostri rapporti di lavoro e incoraggiare la partecipazione di tutti alle decisioni collettive? Era necessario che la maggior parte riconoscesse che nel calcio il potere risiede nei calciatori e che se fossimo stati consapevoli avremmo potuto esercitarlo. Questo potere, invece, è spesso soggetto ad interferenze e limitazioni. Quindi rendendolo palpabile al nostro gruppo abbiamo avuto la possibilità di prenderlo nelle nostre mani".

Un suo desiderio fu questo: " Vorrei morire di domenica, il giorno in cui il Corinthians vince il titolo". Andò davvero così. Socrates morì il 4 dicembre 2011. Una domenica, proprio nel giorno in cui il Corinthians vinse il quinto titolo di campione del Brasile. E migliaia di tifosi del Corinthians, dopo la fine della partita, si ritrovarono sulla sua tomba a rendere omaggio a questo "calciatore filosofo".


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