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La voce dei tifosi: la parola a... Luigi Ricci del Viola Club Scoglio-Nati Viola

  • Marco Innocenti
  • 2 mar 2018
  • Tempo di lettura: 9 min

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica "La voce dei tifosi". Oggi siamo andati a scambiare quattro chiacchiere con Luigi Ricci, segretario del Viola Club Scoglio-Nati Viola e conduttore, insieme al presidente del Club Fausto Tagliabracci, della fortunata trasmissione "La Barba al Palo".

Luigi, il vostro è uno dei Viola Club più attivi, più social e più numerosi d’Italia, nonostante viviate… sullo scoglio. Ma cosa significa davvero essere Scoglio-Nati?

«Tutto nasce nel 2011, proprio nel periodo Mihajlovic, sfruttando questo doppio nome in un momento in cui le cose non andavano molto bene: essere nati sullo scoglio e, nel contempo, tifare per una Fiorentina che non andava bene. Abbiamo scelto questo nome perché volevamo prendere proprio una fascia di persone non iscritte ai club che si riconoscevano in un gruppo: scoglionati lo siamo un po' tutti, nella vita, nel lavoro e anche per il calcio e quindi il nostro è anche uno stato d’animo e questo, alla fine, ci ha fatto gioco. Il nome accattivante ci rappresenta e poi essere nati in un'isola, quindi circondati dal mare, su uno scoglio in cui tutto resta lì, fa sì che tu sia in qualche modo un po' speciale, con una tua identità ben precisa e per noi è anche bello».

Insieme al tuo compagno di avventura Fausto Tagliabracci, presidente del Club, date vita a una trasmissione web molto seguita come “La Barba al Palo”: da dove nasce quest’idea?

«L'idea nasce dalla voglia di dare voce al tifo viola a 360 gradi e non solo al parere degli addetti ai lavori. Per carità, è giusto e doveroso che si sentano anche loro che parlano tutti i giorni di Fiorentina ma l'amore per la maglia e per la squadra è vissuta anche e soprattutto dai tifosi, non solo a Firenze ma anche da quelli sparsi in giro per l'Italia e per il mondo, anche al di là dei "fiorentini espatriati". Poi ho notato che l’accanimento è differente da chi vive la Fiorentina in città. Chi è lontano dagli avvenimenti fiorentini di tutti i giorni, magari segue meno la quotidianità ma questo non vuol dire che non sia accanito. Poi noi proviamo a metterci anche un pizzico di ilarità, attraverso rubriche come Nuvolone Viola. In quel caso l'idea iniziale era che un nostro socio andasse in giro per l'isola a cercare i tifosi della squadra che avrebbe incontrato la Fiorentina quella settimana ma, come puoi ben capire, all’Elba non è proprio semplice trovare tifosi - che so - del Sassuolo, ad esempio. Allora quest'anno, visto che anche lui ha la sua edicola web elbana, abbiamo scelto di mettere su una specie di Bar Sport con i tifosi delle altre squadre, anche con qualche parolaccia a volte ma d'altronde siamo toscani... In questo modo, cerchiamo di non avere la solita trasmissione di commento ma più che altro di proporre una vera e propria chiacchierata fra tifosi, come se ci trovassimo insieme al bar, davanti a un caffè, senza domande preparate. Uno scambio d’idee fra tifosi, insomma, per dare la nostra versione dei fatti di casa Fiorentina».

E il segreto del vostro successo è forse davvero quella vena d'ironia con cui affrontate le vicende viola.

«Anche il nome che abbiamo scelto, “la Barba al palo”, va in questo senso, perché il calcio è fatto di emozioni e soprattutto di istanti e di centimetri. Se fai la barba al palo sul lato interno, la palla finisce quasi sempre in rete e ottieni un risultato, se invece la fai sull’esterno, la palla quasi sempre esce e ne hai un altro. E i nostri discorsi spesso dipendono dal lato dal quale pende questa fortuna. E poi, nascendo come ScoglioNati Viola, non potevamo certo scegliere un nome altisonante!».

Ora parliamo di Fiorentina: quest’estate una rivoluzione. Secondo te, necessaria? Eccessiva? Sbagliata? E all'interno del vostro Club che idea circola?

«Chiaro che, come tutti i club che ascolto anch’io, anche noi ScoglioNati siamo divisi. E' normale, è nell’animo dei tifosi e dei fiorentini, è dai tempi di guelfi e ghibellini in poi che accade. Oggi ci si divide fra dellavalliani, o chi comunque capisce la società, e chi invece la condanna a priori. I primi vogliono prima di tutto una società sana. Ovviamente a nessuno piace avere una squadra che vivacchia e non va bene però io personalmente preferisco i Della Valle a un cinese che arriva, promette milioni di euro e l’indomani non sai più nemmeno se sei vivo o morto. Gli anti-Della Valle invece ti rispondono che preferirebbero un anno da leoni e cento da pecoroni. Al di là delle divisioni, però, indubbiamente serve soprattutto l’equilibrio. La rivoluzione estiva forse andava fatta, soprattutto di fronte a giocatori di una certa età. Altri invece sono voluti andare via come ad esempio Bernardeschi e lo si capisce anche da tutte le se recenti dichiarazioni. L’unico per cui sono davvero rammaricato è stato Borja Valero, soprattutto per la persona che era ma, nei fatti, bisogna anche dire che il Borja che se ne è andato non è più quello ammirato nei primi due anni a Firenze. Vecino invece è un po' lo specchio del momento attuale dell’Inter, di Gonzalo non ne abbiamo sentito quasi più parlare... E' un po' il discorso che mi faceva anche il rappresentante del Viola Club Monaco di Baviera che sentiremo proprio oggi nella puntata de "La Barba al Palo": chi si allontana da Firenze, quasi sempre non fa una grande carriera. Questi giocatori sono letteralmente coccolati in casa viola ma quando si spostano in squadre più ambiziose e non hanno un carattere che li fa emergere, poi si perdono. Fanno i primi mesi bene però poi, piano piano, si vanno a spegnere. Molti di loro stavano bene a Firenze. Il cambiamento di rotta della società doveva essere fatto, forse però poteva avvenire un po’ più gradualmente, tenendo magari un giocatore o due di quelli storici ma ci sono in ballo anche discorsi di bilancio che ormai dovrebbero essere chiusi. Lo stesso Cognigni qui da noi, in un discorso che ha scatenato mille interpretazioni e discussioni, ci disse che il buco di bilancio era finalmente chiuso. In quella serata, rivedendo la registrazione, ci aveva detto la verità ma forse un po’ sotto traccia. Da qualche parte però si deve iniziare. Se la società inizierà a reinvestire sulla squadra, preferisco così che ad esempio un Milan che ha investito tantissimo poi è dovuto andare a cercare giocatori sul mercato, annaspando magari per parecchi anni».

Il rapporto fra Firenze e i Della Valle: come lo si vede da fuori città?

«I Della Valle devono uscire allo scoperto e dare una risposta a tutto quest'ambiente, una risposta che sia in un modo o nell’altro, non si possono sempre nascondere. Gli attacchi troppo incisivi da parte della tifoseria, gli insulti e tutto il resto non mi piacciono, però loro a questo punto devono uscire e dire che vogliono stare qui e che dal prossimo anno inizieranno a costruire qualcosa di importante. Devono migliorare soprattutto dal punto di vista comunicativo. Questa società fa poco dal punto di vista comunicativo ed è stato incredibile che, proprio su iniziativa della Fiorentina, sia stata fatta poche settimane fa una convention sul tema della comunicazione efficace. Io spero proprio che quello sia stato il primo passo per capire che la comunicazione non è il loro forte: che cerchino di prendere quella giornata come ispirazione perché il tifoso lo attiri anche facendolo sentire partecipe della quotidianità della sua squadra. Grande merito in tal senso va a Salica che è tornato in società e che sta portando la Fiorentina e i suoi giocatori anche nei paesi più sperduti d’italia. Il fatto che la Fiorentina si muova e non sia solo patrimonio di Firenze ma di tutta italia e oltre, è molto importante. Mi piace davvero ad esempio che, quando la squadra va a giocare in trasferta, si chiami il Club più vicino per organizzare un incontro di un paio d'ore con i giocatori. Speriamo che tutto questo sia d’ispirazione per la società e la spinga a cambiare rotta».

Guardiamo la classifica: dove può arrivare questa Fiorentina? L’Europa League è davvero un miraggio?

«Io di solito sono un tipo che guarda sempre avanti, sono un ottimista. Anche a costo di prendere magari alle volte qualche fregatura ma sono fatto così. Poco tempo fa dicevano che questo campionato era diviso in 3 parti: la lotta scudetto, la corsa per l'Europa League e quella per la salvezza. A me sembra invece che adesso sia diviso addirittura in 4 parti: le prime due che si giocano lo scudetto, il gruppo Champions, quello per l'Europa League e la salvezza. Noi siamo in corsa per quello che punta all'Europa League. Chiaro, non sarà facile ma ogni due o tre settimane la classifica viene stravolta. Poche settimane fa, dopo il 4-1 col Verona, dovevamo guardarci le spalle per non rischiare di inguaiarci nelle zone basse. Ora è giusto guardare avanti perché Torino e Atalanta sono a un paio di punti. Le uniche due che in questo momento hanno delle situazioni strane sono il Milan, che ha trovato con in Gattuso un condottiero che marcia un vittoria dopo l'altra, e l'Udinese che ha fatto un filotto con Oddo ma mi sembra che cominci già a balbettare un pochino. Per questo la partita di domenica può essere quella di una svolta in positivo. Se riuscissi a centrare la vittoria, puoi arrivare a quel 6°/7° posto che è sempre a portata di mano. Se il Milan lotta per la Champions, perché noi non possiamo lottare per l’Europa League?»

Stagione altalenante: quali possono essere però i segnali positivi e quali invece quelli negativi di questa stagione viola?

«Positivo direi soprattutto l'approccio di alcuni fra i giocatori arrivati in estate come Pezzella, Milenkovic, Veretout e così via, anche Vitor Hugo. Sulla difesa non siamo messi male. Lo stesso Biraghi molto criticato, certo non sarà Maldini, come non lo è Laurini, però il loro impegno ce lo mettono sempre. Di solito io ogni anno prendo sempre qualcuno sotto la mia ala, spesso quel giocatore che viene più aspramente criticato, come feci quando arrivò Ilicic. Dare sempre la possibilità a qualcuno di esprimersi con tranquillità, farebbe tanto bene a lui e quindi anche alla Fiorentina. Prendiamo Biraghi, in Nazionale l’hanno chiamato quindi qualcosa di buono in lui ce l'avranno visto. La parte meno buona è quella di non esser riusciti a trovare un gioco per l’attacco, che vada bene a Simeone. Devi riuscire a rilanciare questo ragazzo, che si impegna per 90’, riuscendo a trovare un gioco che ne esalti le qualità. Le due punte potrebbero essere una soluzione ma questo ragazzo ha bisogno di cross e, quando li ha ricevuti, Simeone ha sempre segnato o comunque ci è andato molto vicino. A preoccuparmi di più è il centrocampo, dove va trovato un sostituto veramente importante. Abbiamo una buona difesa buona, un attacco che può migliorarsi ma un centrocampo che manca di ricambi».

Pezzella, Veretout, Milenkovic, Vitor Hugo: allora il mercato di Corvino non è stato poi così disastroso?

«La scorsa estate noi eravamo a Moena e abbiamo sentito spesso critiche che non capisco. Sulle tribune sentivamo frasi del tipo "andremo in B", "siamo una squadretta", "ma questo chi è?"… Io dico che, se sei venuto a tifare Fiorentina fino in Trentino, questi ragazzi li devi appoggiare sempre, a prescindere da chi siano e da che nome abbiano e poi i fatti si vedono sul campo. Non mi interessa comprare il giocatore che costa 100 milioni ma siamo proprio dei criticoni. Quando si decide di andare a puntare su un giovane, poi, alla prima difficoltà siamo pronti a lamentarci. Ma anche i giovani che lanciano le altre squadre sono delle scommesse! Io non penso che lo stesso Corvino, nonostante tanti errori fatti su cui poi bisogna capire il perché, li abbia fatti perché incapace. Se quest’anno hai scoperto 4/5 giocatori validi, che ti danno una certa solidità di squadra, ora Corvino dovrà intervenire per cercare i pezzi che mancano, a centrocampo soprattutto, un po’ in attacco e sui laterali, su cui puoi apportare qualche miglioramento. Poi che si chiamino Tizio o Caio, a me interessa poco. Spesso sentiamo dire "Un tempo compravamo i Batistuta, i Rui Costa...". Ma lo stesso Batistuta arrivò quasi da sconosciuto, nemmeno vedeva la porta all'inizio! Questo vuol dire che certi giocatori che prendi, devi anche saperli aspettare e farli maturare, specie se non puoi permetterti investimenti di un certo tipo. E in questo momento l’unica possibilità per arrivare a quegli investimenti è avendo uno stadio di proprietà, col quale avresti introiti maggiori. I Della Valle sono degli imprenditori e quale imprenditore oggi va in una società di calcio e ci rimette dei soldi? Basta vedere Spinelli a Livorno o Pallotta alla Roma, per non parlare dei cinesi. Oggi sono cambiate le regole economiche del calcio. E se qualcuno mi dà un passaggio e ha una Seicento, io non posso dirgli comprati la Ferrari perché io non accetto un passaggio su una Seicento. Bisogna anche essere un po’ più realisti. Io voglio un presidente che, pur con alti e bassi, mi permetta di vedere una Fiorentina che salga il più in alto possibile. Chiaro che vorrei una Fiorentina che lotti ogni anno per lo scudetto ma bisogna anche essere realisti e capire quelle che sono le nostre possibilità nel calcio di oggi».


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