Una tragedia che ci ha fatto scoprire che il calcio unisce sempre
- Marco Innocenti
- 8 mar 2018
- Tempo di lettura: 1 min

Inutile sperare di trovare un aspetto anche solo minimamente consolatorio in una tragedia come quella legata alla morte di Davide Astori. Inutile e impossibile. Ma se qualcosa di buono può nascere anche dagli incubi peggiori, crediamo proprio che la scomparsa del capitano abbia messo sotto gli occhi di tutti che un calcio diverso può e deve esistere.
In questi giorni, inutile negarlo, a toccarci più di ogni altro sono stati gli attestati di affetto provenienti dai giocatori della Juventus. Non nascondiamoci dietro una falsa ipocrisia, li abbiamo tutti offesi almeno una volta nella nostra vita di sportivi. Eppure, il loro affetto sincero, le loro parole non banali o di circostanza, ci hanno effettivamente toccato. Così come il silenzio assordante che i tifosi del Tottenham e quelli della Juventus hanno saputo mostrare al mondo del calcio durante il minuto di raccoglimento prima della partita di ieri sera, con tanto di striscioni esposti in curva.
E allora proviamo a fare in modo che la morte di un ragazzo di 31 anni, un figlio, un padre, un marito e un fratello, prima ancora che un giocatore e un capitano, possano aiutarci a superare finalmente le infamità che troppo spesso macchiano questo nostro sport bellissimo. Proviamo a superare i -39, Superga, il Vesuvio e mille altre idiozie che le nostre Curve macinano ogni domenica.
In questi giorni assurdi abbiamo avuto la prova che il calcio può unire, anche nel momento di massimo dolore. Proviamo a far sì che unisca anche e soprattutto in ogni altro momento.
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