Un pomeriggio che resterà nella memoria di tutti. E quel minuto 13...
- Marco Innocenti
- 11 mar 2018
- Tempo di lettura: 1 min
A 42 anni, più della metà dei quali trascorsi a raccontare il calcio ad ogni livello, dalla Serie A alla Terza Categoria, mai avremmo pensato di dover cercare le parole per ciò a cui abbiamo assistito oggi pomeriggio al "Franchi": un silenzio mai udito prima, nonostante intorno al campo ci fossero 35mila persone, 35mila cuori uniti come non mai ma anche 35mila paia di occhi lucidi e gonfi nel ricordo di Davide Astori. Una squadra in campo per il riscaldamento con tutti i suoi giocatori che indossano una stessa unica maglia, la numero 13, con un solo nome stampato sulla schiena. Poi quell'attesa dell'inizio della partita, con le note di Jovanotti a riempire un vuoto incolmabile.
Poco dopo le 12.30, un silenzio irreale ha accolto l'ingresso in campo delle due squadre, tanto che in ogni angolo dello stadio si poteva quasi sentire il respiro di questi ragazzi, distrutti ma vogliosi di onorare al meglio la memoria di un amico, prima ancora che un compagno e un capitano.
Poi quei primi tredici minuti quasi "inutili", giocati come in attesa che arrivasse il momento stabilito. E alla fine l'esplosione dell'emozione, di quella commozione che ci ha accompagnati per un'intera settimana, pronta a sciogliersi in un lungo applauso carico di mille sensazioni differenti. La coreografia della Fiesole, il volo dei palloncini bianchi e viola, i cori in onore del Capitano Davide Astori e un minuto che, a tutti, è sembrato durare una vita.
Ciao Davide, grazie di tutto quello che ci hai lasciato.
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