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Torino e Fiorentina, alle radici di un gemellaggio

  • Daniele Nordio
  • 13 mar 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Domenica c’è Torino-Fiorentina, una gara particolare, un incontro denso di significati anche e soprattutto stavolta, con il ricordo e la memoria di Davide Astori che legheranno in un abbraccio ancora più intenso le due tifoserie gemellate ormai da tantissimo tempo.


Un trait d’union doloroso lega questi due popoli, quello Granata e quello Viola: la tragedia di Superga, il volo spezzato della farfalla Meroni, il tragico schianto di Baretti e il doloroso addio del capitano Astori. La storia di Torino e Fiorentina è il racconto di un gemellaggio, di una fratellanza, legami rari tra due squadre di calcio, ancor di più tra due tifoserie di uno sport che troppo spesso ci ha dato notizia di storie di odio e di violenza. Questa sfida invece ci regala due tifoserie che incrociano le due bandiere, avvicinano le due maglie, scambiano le sciarpe, in una mescolanza di granata e viola.


Una data ufficiale dell’inizio di questo gemellaggio non c’è: sappiamo che esiste da più di quarant’anni, probabilmente dalla fine degli anni ’60, quando una gloriosa Fiorentina si contrapponeva per la vittoria del campionato alla Juventus, da sempre una potenza politica, economica e sportiva, ma prima di tutto l'espressione della Torino dei signori, non a caso identificata con gli Agnelli, contrapposta a quella operaia, che si riconosceva molto più nel Toro che nella Vecchia Signora. Fu proprio in quel periodo che la rivalità tra viola e bianconeri vide i tifosi granata accorrere in sostegno alla Fiorentina.


Un significativo contributo a questo gemellaggio, a fine anni '60, fu dato da un ragazzo di Prato trapiantato a Torino per lavoro, soprannominato nell’ambiente della tifoseria viola "Cucciolo" che ha rappresentato il collante tra i colori viola e quelli granata.


In quei anni, la trasferta era un avvenimento per pochi, qualche decina di appassionati irriducibili. I mezzi di trasporto erano pochi e le automobili ancora un mezzo per “signori”. Juventus-Fiorentina, 1969, una manciata di tifosi viola si mettono in cammino verso Torino, impavidi, temono per la loro incolumità e tale "Cucciolo", divenuto ormai un temerario tifoso granata, memore delle sue origini toscane, si offre di tutelare, di ospitare, di patrocinare i sostenitori partiti da Firenze. Con altri appassionati del Toro si unisce al gruppo viola, sostiene e protegge, grida e garantisce. E’ l’inizio di un amore, il principio di un’unione.


Questo solo uno dei tanti aneddoti della storia di questa fratellanza ma il binomio tra le due società, prima che tra i tifosi, nacque a seguito della tragedia di Superga che, il 4 maggio del 1949, spazzò via in pochi secondi la squadra più forte di tutti i tempi. Il Grande Torino non c’era più e nella corsa alla solidarietà si distinse particolarmente la Fiorentina, la più solerte a girare ai granata alcuni suoi ragazzi della Primavera, per permettere al Toro di allestire una squadra da far scendere in campo e così finire il campionato e programmare quello successivo. Un legame quindi fortissimo, trasferitosi poi tra le tifoserie, che nonostante qualche incomprensione lungo questi anni rimane saldissimo.


Sul gemellaggio abbiamo raccolto la testimonianza di Aldo Cappon, nipote di Aldo Ballarin, terzino destro del Grande Torino e della Nazionale, che in quella tragedia morì insieme al fratello Dino. Aldo, che è il presidente del Toro Club Aldo e Dino Ballarin Veneto di Chioggia (VE) con 168 iscritti, ci racconta così: «Il gemellaggio tra granata e viola è sempre stato un bellissimo momento di legame, amicizia e condivisione. Quello di domenica sarà un ulteriore capitolo di questa bella storia. Come Club siamo sempre andati volentieri a Firenze, una volta organizzando anche un pullman con il "Club Inviolabili di Sacile" della provincia di Pordenone. In un'altra occasione abbiamo scambiato la nostra sciarpa con un tifoso fiorentino e diverse volte abbiamo mangiato nei bar assieme ai Viola. Il confronto che ci sarà domenica sarà anche all'insegna del ricordo di Davide Astori, capitano della Fiorentina scomparso il 4 marzo. Il nome dello sfortunato calciatore a me è sempre stato caro e spiego anche perché: negli anni '90 con il Toro giocava un certo Atzori che non giocò molto, ma fu impiegato nella Mitropa Cup che venne vinta dai granata nel 1991. La finale con il Pisa venne trasmessa in televisione e la vidi assieme a mia nonna [la moglie di Aldo Ballarin scomparso a Superga assieme al fratello Dino con il Grande Torino nel 1949, ndr]. Al sentire nominare il nome di Atzori, lei capì Astori e disse che il medesimo nome era di un giocatore che giocava ai tempi di mio nonno. Per questo quando iniziò a giocare Davide Astori, mi ricordai di questo aneddoto e lo iniziai a seguire con simpatia, fino al tragico epilogo che nessuno avrebbe voluto vivere. Viola e Toro: un cuore solo...».


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