Intervista esclusiva: l'opinione di... Fabio Fava
- Daniele Nordio
- 22 mar 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Oggi, in esclusiva per FiorentinaSportNews, abbiamo raccolto l’opinione di Fabio Fava, telecronista e commentatore per Mediaset Premium della Serie A e della Ligue 1 francese.
Prima di passare alle consuete domande, abbiamo chiesto a Fabio, che ringraziamo per la gentile disponibilità, un pensiero sul dramma che ci ha colpito un po’ tutti con la morte di Capitan Astori.
Fabio, cosa ci lascia in eredità la figura di Davide Astori?
«La tragedia che ha colpito il mondo del calcio con la scomparsa di Davide Astori è qualcosa che mette in difficoltà qualunque tipo di commento, qualunque tentativo di normalizzazione. Non è una situazione che può essere ricondotta ad una normalità vera, reale, quanto piuttosto va affrontata, pur consci di avere una ferita che non si potrà rimarginare. Quello che il popolo viola, come l'insieme di tutti gli sportivi d'Italia, ha dimostrato nelle immediate ore, nei giorni successivi ed in queste settimane senza Davide, è amore, fede e sentimento. La Fiorentina, intesa come realtà, è stata messa alla prova nella maniera più dura, tragedie come questa ammantano tutto il resto di vuoto e di enorme tristezza».

Tornando a cose più lievi: che ne pensa dell’attuale Fiorentina? «Questa è una squadra che sta rispettando le reali aspettative della vigilia e con reali intendo quelle legate ad un'attenta considerazione tecnico-tattica e non ad alcune, troppo affrettate, stroncature di fine estate. Sono arrivati parecchi volti nuovi, si è cambiato tanto, e com'era logico aspettarsi, tutto questo ha richiesto tempo. In panchina, però, c'è un allenatore che ha spesso dimostrato di saper tenere dritta la barra, trasmettendo equilibrio ad una rosa con un'età media nel complesso piuttosto bassa. La figura di Pioli credo sia fondamentale nel processo di crescita della Fiorentina, che ha la possibilità di lavorare su giocatori di grande talento (Chiesa su tutti), molti dei quali in una fase cruciale della propria carriera, pronti in questo senso a compiere il decisivo salto di qualità». Chi l’ha sorpresa positivamente e/o negativamente della rosa? «Viene istintivo rispondere Jordan Veretout, anche se, avendo avuto modo di seguirlo nelle ultime stagioni di Ligue 1, non posso certo parlare di sorpresa. Di sicuro non mi aspettavo che potesse avere un impatto di questo tipo già dopo poche settimane in serie A. Stiamo parlando di un giocatore che si è adattato alla perfezione nell'ambiente oltre che nello stile di gioco viola, cosa che per esempio non è riuscita al suo connazionale Eysseric, dal quale era lecito attendersi qualcosa in più. Eysseric pur avendo mezzi tecnici importanti, credo che abbia pagato molto dal punto di vista della tattica: lui era abituato sia a St. Etienne che a Nizza a giocare nei due trequartisti dietro la punta. A mio parere sta soffrendo ancor di più il trasferimento sul piano
caratteriale: essendo un giocatore che deve godere di una fiducia quasi incondizionata da parte del tecnico e non, com'è normale che sia alla Fiorentina, legata al bene di una squadra in evoluzione. Sempre in tema di francesi, mi aspetto molto da Bryan Dabo, per certi versi il perfetto trait d'union tra i due appena citati: grande duttilità alla Veretout, caratterino interessante alla Eysseric, potenzialmente il perfetto incursore che tanto servirebbe nel gioco di Pioli».
Che opinione si è fatto sull'attuale rapporto tra proprietà e tifoseria? «Non credo di avere gli elementi sufficienti per esprimere un giudizio a riguardo, di certo Firenze è una piazza che sostiene, dà tanto alla squadra e come conseguenza ha il palato fine, è esigente nei confronti di chi scende in campo. Il rapporto con la proprietà ha vissuto di alti e bassi, di disimpegni annunciati e ripensamenti ma è chiaro che tutto debba essere contestualizzato con l'attuale realtà del calcio italiano, che ha visto cambi di proprietà importanti, le milanesi per citarne un paio di blasonate, per tacere di altre situazioni che hanno invece affondato realtà di peso del nostro calcio, come Parma. Credo che l'insoddisfazione latente sia preferibile ad un salto nel vuoto, almeno in alcune circostanze, ma capisco le aspettative di una tifoseria calda e passionale come quella viola».
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