La metamorfosi di Vitor Hugo, dal flop di San Siro ad oggi
- Marco Innocenti
- 3 apr 2018
- Tempo di lettura: 2 min

In molti, al suo arrivo in quel di Moena, in pieno clima di rivoluzione estiva, avevano storto un po' il naso di fronte a questo ragazzone brasiliano dalla verve e dal sorriso contagiosi ma dalle doti ancora tutte da scoprire, almeno per il nostro campionato. I racconti di chi l'aveva visto giocare in patria erano eccellenti: si parlava di un acquisto perfetto per la nuova Fiorentina di Stefano Pioli, di un giocatore che avrebbe sicuramente garantito solidità e centimetri a difesa dell'area viola, non disdegnando neppure qualche fortunata sortita offensiva in occasione dei calci piazzati, potendo mettere a segno, all'occorrenza, anche qualche gol.

Un pre-campionato positivo, per quanto possa essere attendibile il calcio d'agosto e poi quel debutto choc contro l'Inter a San Siro. Icardi che fa un po' quel che vuole in area viola e Fiorentina che, dopo i primi venti minuti appena di campionato, appare fragile come carta velina sotto le bordate dell'attacco nerazzurro. Nel naufragio del Meazza, sul banco degli imputati finisce subito il centrale brasiliano che, inevitabilmente, dalla seconda di campionato si siede comodamente in panchina.
Quello però che i ben informati sul calcio brasiliano proprio non ci avevano riferito è il carattere di questo ragazzo e la sua voglia di risalire la corrente avversa. Vitor infatti si mette al lavoro, testa bassa e sacrificio, con un'indole del tutto distante da quella che solitamente ci si aspetterebbe da un brasiliano dal sorriso pronto come lui. Vitor lavora sodo, osserva i compagni, in particolare proprio Davide Astori che - come ha svelato lui stesso dopo la tragica scomparsa del Capitano - non smette mai di spronarlo, in allenamento come al di fuori del campo, sottolineandone i passi in avanti. Passi in avanti che non sfuggono nemmeno a Stefano Pioli il quale, alla prima emergenza in difesa, lo rispedisce in campo, venendo ripagato con una prestazione davvero convincente.

Oggi, il brasiliano della Fiorentina è una delle figure più affidabili, uno di quelli su cui basare anche la squadra del futuro. La sua crescita è stata davvero esponenziale e la sua affidabilità attuale dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, anche l'intelligenza e la maturità dell'uomo prima che del calciatore, capace di trasformare le critiche del post-San Siro in uno sprone per crescere ed alzare la propria asticella personale.
E allora chi si merita oggi un applauso? Forse Corvino, che l'ha portato a Firenze? O forse lui stesso, che ha lavorato sodo sul campo per arrivare a questi livelli? Oppure Stefano Pioli, che non solo ha saputo aspettarlo ma ha anche avuto il merito di puntare di nuovo su di lui dopo il disastro di San Siro? O forse ancora tutta la squadra, che l'ha accompagnato in questo cammino di crescita? Forse, semplicemente, la verità sta nel mezzo e quest'applauso lo meritano tutti. Noi, intanto, ci godiamo questo nuovo Vitor Hugo, divenuto ormai un ottimo difensore, perfetto anche per il calcio italiano.
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