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La prossima avversaria: la Roma

  • Daniele Nordio
  • 5 apr 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Sabato la Fiorentina farà visita alla Roma nell'anticipo delle ore 18, per permettere alla squadra capitolina di prepararsi al meglio per la partita di ritorno dei quarti di Champions, anche se la sconfitta rimediata al "Camp Nou" per 4 a1 probabilmente annulla le possibilità di passaggio del turno. La Fiorentina arriva in un campo storicamente difficile con la speranza che qualche scoria in casa giallorossa permetta ai viola di continuare nel trend positivo.

Il mister giallorosso Eusebio Di Francesco, vicino ai viola per subentrare a Sousa la scorsa

estate, adotta un sistema di gioco di base 4-3-3. Il portiere, autore finora di una stagione straordinaria è Alisson Becker, molto giovane ma già titolare della nazionale brasiliana, Florenzi (o Bruno Peres) a destra, coppia centrale in genere composta da un centrale molto veloce, Manolas, e uno più bravo tecnicamente, in genere Fazio. Kolarov invece è il terzino sinistro indiscusso titolare. Il centrocampo è composto dal centrale De Rossi e dai due interni Nainggolan e Strootman, che all’occorrenza possono essere sostituiti da Pellegrini. In attacco troviamo Dzeko punta centrale, attualmente a 14 reti segnate, giocatore molto fisico ma anche bravo tecnicamente, e sugli esterni Perotti a sinistra e il giovane Cengiz Ünder che ha superato El Shaarawy a destra nelle gerarchie di Di Francesco.

In fase di non possesso De Rossi si abbassa tra le linee di difesa e centrocampo e i due esterni di attacco Cengiz Ünder e Perotti si abbassano sulla linea dei centrocampisti: la Roma si posiziona

con un 4-1-4-1, con Dzeko che rimane alto e partecipa poco alla fase difensiva.

In fase di possesso la formazione diventa 3-1-3-3 con uno dei due terzini (a seconda se il gioco si stia sviluppando o meno sulla sua fascia) che si alza sulla linea dei tre centrocampisti davanti a De Rossi e con l’altro terzino che invece rimane sulla linea di difesa.

La Roma costruisce tendenzialmente dal basso: dal portiere il pallone arriva a Fazio (il difensore più tecnico tra i due) che lo smista verso Kolarov, che è a tutti gli effetti il vero regista della squadra.

In questo modo si disinnesca il pressing avversario portato sul centrale di centrocampo De Rossi e si costruisce il gioco partendo direttamente dalla catena di sinistra, sfruttando le grandi capacità tecniche di Kolarov, di Strootman e di Perotti. È a sinistra che si trova il fulcro del gioco romanista. Una costante che si nota a sinistra è l’accentramento di Perotti, che riceve spalle alla porta e si gira per attaccare centralmente sfruttando la sua migliore abilità, il dribbling.

Nella fase di non possesso, quando il pallone si trova nella propria trequarti tra i piedi dell’avversario la Roma si posiziona con un 4-1-4-1, stringendo molto le linee di difesa e centrocampo, con De Rossi “a guardia” di quella zona. Quando il pallone va verso i difensori avversari, gli esterni di attacco si alzano in pressing seguiti da tutta la squadra, in primis dagli interni di centrocampo che hanno anche il compito di coprire le linee di passaggio tra i difensori e i centrocampisti avversari. Un atteggiamento che a Firenze costò un paio di reti subite alla Viola grazie al pressing asfissiante di Naingollan su Badelj.


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