L'articolo del Guardian (tradotto): 'L'abitudine alla vittoria della Fiorentina come mec
- Redazione
- 10 apr 2018
- Tempo di lettura: 4 min

E' uscito ieri sulle colonne dell'edizione internazionale del Guardian, il celebre quotidiano britannico e l'articolo firmato da Paolo Bandini ha subito fatto destato l'attenzione di tantissimi tifosi viola. In molti però hanno avuto qualche problema con la lingua e quindi, sperando di non incorrere nelle sottolineature di qualche prof d'inglese, abbiamo deciso di tradurlo noi. E per chi volesse leggerselo in lingua originale, lo trovate cliccando qui.
Dalla morte di Davide Astori, la Fiorentina non smette di vincere. Detta in termini così sbrigativi potrà sembrare anche troppo cruda ma come potremmo altrimenti metterla? La Viola ha infilato sei vittorie consecutive in Serie A, un risultato raggiunto l’ultima volta nel 1960 e solo la prima vittoria di questa striscia è stato giocato con il loro capitano, che è morto il 4 marzo.
Ma come possiamo parlare di questi eventi in un modo che sia sincero e rispettoso? I risultati del campo sono cosa da poco rispetto a una vita persa e qualche vittoria della Fiorentina non basta a dare un vero conforto alla famiglia di Astori, alla sua compagna e a sua figlia di due anni.
Ma anche, in effetti, a quelle persone che erano solite lavorare con lui ogni giorno.
E non ci sono dubbi nella testa dei giocatori e dello staff della Fiorentina che questa grande rincorsa sia dovuta all’effetto di un grande patto. Una settimana fa, dopo la vittoria per 2-0 in casa dell’Udinese, l’allenatore Stefano Pioli osservò: «Dopo la tragedia, la nostra squadra ha remato nella stessa direzione. Questi ragazzi hanno mostrato una forza fuori dal comune nel modo in cui hanno voluto portare avanti il lavoro che Davide ci ha lasciato».
Una riflessione più articolata l’ha poi offerta Riccardo Saponara, nell’edizione di questa settimana del magazine Sportweek. Il regista della Fiorentina ha condiviso un racconto incredibilmente toccante della mattina in cui morì Davide Astori, di come appresero la notizia: l’amico che non si vede per la colazione, l’ambulanza che arriva fuori dell’hotel e poi Stefano Pioli che compare pallido sulla porta della sua stanza.
Ci sono le lacrime e lo sconforto di quel giorno. Nel racconto di Saponara alcuni giocatori della Fiorentina piangono, altri vagano per la hall dell’albergo e altri ancora sono impietriti e in silenzio fuori dalla porta della stanza di Astori e fissano le pareti. «Se fosse successo in campo, quando il cuore è sotto stress, forse lo avremmo potuto accettare – dice Saponara- ma in questo modo è davvero dura».
Così come lo è anche andare avanti. «Ogni tanto ne parliamo, lo ricordiamo. Ci chiediamo: “Cosa avrebbe fatto Davide Come sarebbe andato avanti? Immagina se lui fosse in questa situazione; Davide diceva sempre…”». «Ma è difficile. Dopo quello che è successo, anche solo pronunciare il suo nome ci sembra quasi proibito. E allora teniamo il nostro dolore chiuso in fondo al nostro cuore. Abbiamo deciso di proseguire e lo stiamo facendo bene ma è come se ciascuno di noi avesse paura di rievocare quella sofferenza».
Quel sentimento che è stato ripreso anche da Giovanni Simeone domenica. Il 22enne attaccante ha segnato il secondo gol nella vittoria per 2-0 in casa della Roma, una vittoria che ha riportato la Fiorentina in corsa per un posto in Europa, ma anche la prima volta in questo campionato che la Fiorentina ha battuto una squadra di alta classifica. «Siamo rimasti uniti di fronte alle difficoltà che abbiamo affrontato – ha detto – e questa è una cosa che ci ha dato forza. Dopo ogni allenamento, per esempio, nessuno vuole andare a casa perché restare sul campo è l’unico modo per non pensare a ciò che è accaduto».
La vittoria come strumento per evitare il dolore? Non è il racconto preciso della guarigione i chi era vicino ad Astori che vogliamo fare, ma piuttosto il fatto che l’idea di calarsi nel proprio lavoro come meccanismo di difesa dal dolore sia qualcosa che può riguardare molte persone. Questa rubrica è stata colpevole di aver provato ad applicare alcune grandi storie al calcio,mentre in realtà si tratta solo di vita reale.
Solo i giocatori della Fiorentina possono del tutto comprendere come loro stessi hanno vissuto questa tragedia. Come osservatori, gli aspetti più evidenti sono questa straordinaria striscia di risultati sul campo. Alla Fiorentina domenica mancavano anche due titolari chiave, con Federico Chiesa squalificato e Milan Badelj infortunato, ma la squadra è stata assolutamente spietata quando serviva.
Entrambi i gol sono stati di buona fattura. Il tiro di Marco Benassi nel primo tempo su un cross di Saponara ha colto sapientemente l’angolino basso mentre Simeone ha messo in mostra una straordinaria forza quando Manolas l’ha spinto addosso a Bruno Peres, rimbalzando sui due difensori come in un flipper prima di chiudere con freddezza alle spalle di Alisson. […] La Fiorentina è salita così al settimo posto, già sufficiente per un posto in Europa League se la stagione finisse oggi, visto che entrambe le finaliste di Coppa Italia, Juventus e Milan, sono fra le prime sei. Centinaia di tifosi hanno atteso la squadra per festeggiarla al rientro a Firenze. Hanno cantato il nome di Davide Astori e lo hanno ricordato in un’infinità di post sui social. Per la Fiorentina, lui è sempre presente benché non ci sia più.
«A volte mi mandava un messaggio di incoraggiamento su Whatsapp durante i nostri trasferimenti in pullman – ricorda Saponara nella sua intervista a Sportweek – Invece di ascoltare musica con le cuffie come facevano tutti gli altri, lui era sempre impegnato a pensare agli altri».
Ed oggi, tutti noi pensiamo a lui.
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