Caro Nikola, forse è meglio se resti là...
- Daniele Nordio
- 16 mag 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Lo scorso luglio tra Moena e Firenze il "via vai" è stato per molti. Le cessioni a titolo definitivo o temporaneo furono molte, ma sicuramente quella di Nikola Kalinic (insieme a quella di Berna, anche se era tutto scritto da tempo) fu quella più fastidiosa per il popolo viola.
Il croato si trasformò in una pallina da ping pong, rimbalzando tra la Val di Fassa e la Croazia, adducendo dei certificati medici che potremmo definire improbabili. La diagnosi: “Stress da calciomercato”! In realtà, era proprio l’atteggiamento di Kalinic che minava ancor di più la serenità di un gruppo che, in difficoltà, stava nascendo. Il tifoso viola sicuramente non meritava quella manfrina da parte di un giocatore che, nei due anni con Paulo Sousa, aveva dimostrato serietà e dedizione alla maglia.
Vista l’assenza dell’andata, domenica per la prima volta (ma forse l’ultima dal momento che si parla di un suo prossimo trasferimento in Cina o in Russia) Kalinic e la Fiorentina si ritroveranno di fronte, dopo che il 22 agosto scorso il buon Nikola passò al Milan. Facciamo ancora fatica a dimenticare le polemiche scaturite nel giorno della presentazione con le parole arroganti di Mirabelli: «Se non fai bene, ti rimandiamo là.»
Per fortuna qui non tornerà, perché l’accordo di prestito oneroso per un anno a 5 milioni di euro più il riscatto obbligatorio a 20 scatterà quest'estate. Per una strana legge del contrappasso, poi, la stagione di Kalinic è stata fallimentare: 5 reti segnate più un proprio autogol nella finale di Coppa Italia.
Voluto da Montella, difeso in maniera ostinata, è entrato nell’occhio del ciclone della tifoseria rossonera dopo che a fine novembre, durante la sostituzione contro il Torino, rispose in modo polemico al pubblico che lo fischiava sonoramente. Da allora il rapporto con la tifoseria non si è più rinsaldato, e chissà se nei pensieri del “novello Calloni” come è stato ribattezzato da una parte di San Siro, visti i continui errori, a volte anche clamorosi sotto porta, non ci sia stato un momento di saudade del pubblico di Firenze.
Forse con lui al centro dell'attacco viola il gioco sarebbe stato diverso, ma ci teniamo stretti il Cholito che seppur nelle difficoltà di questa prima stagione in Viola ha messo in campo gol e garra argentina.
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