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Il prossimo avversario: il Milan

  • Daniele Nordio
  • 18 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Domenica per l’ultimo turno di campionato la Fiorentina si presenterà al Meazza per una partita di sicuro prestigio, una sorta di gran galà finale.

Non è il finale di stagione che fino alla sconfitta col Cagliari tutti avevamo sognato: potersi cioè giocare in uno scontro diretto l’accesso alla zona Europa League. Le cose sono andate diversamente e ora la Viola giocherà per l’onore e per salvaguardare l’ottava posizione che permetterebbe di accedere al tabellone principale della prossima edizione della Coppa Italia.

Il Milan, dal canto suo, vorrà necessariamente vincere per garantirsi il sesto posto finale che permette l’entrata diretta ai gironi dell’Europa League e garantisce soprattutto un’estate di amichevoli di lusso con relativi introiti. Per il Milan che la scorsa estate aveva fatto investimenti straordinari (anche se qualche dubbio dal punto finanziario anche la Uefa lo ha fatto rilevare…) e si era posto obiettivi ben più ambiziosi, questo sesto posto è probabilmente il risultato minimo a cui poteva ambire. Il raggiungimento della finale di Coppa Italia è stato sicuramente ammortizzato dalla goleada subita dalla Juventus.

La stagione rossonera, iniziata con Montella e proseguita poi da fine novembre con Gattuso, è stata un continuo saliscendi. Dopo gli scarsi risultati dell’Aereoplanino, è arrivato Ringhio che aveva portato la squadra ad un passo dalla zona Champions oltre che fino in fondo alla seconda manifestazione nazionale, ma che poi ha fisicamente pagato la rincorsa, venendo assorbito nella lotta per il sesto e settimo posto.

Gattuso è un allenatore che non ti aspetteresti, conoscendo il personaggio. È un tecnico che ha riassestato la stagione del Milan toccando le corde del gioco, non solo quelle della grinta e dell’agonismo. Anzi, la realtà è molto diversa dal luogo comune: dopo Montella, la squadra rossonera ha trovato un tecnico ancora più ossessivo nell’applicazione delle proprie idee, ovviamente si tratta di concetti differenti, più lineari, più vicini alle caratteristiche dei suoi calciatori.

Il Milan è comunque una squadra costruita per giocare a calcio. Bonucci, Biglia, Suso, Cahlanoglu, Bonaventura e un attaccante non vanno in campo tutti insieme per caso. Spieghiamo meglio questa frase: abbiamo citato calciatori di grande qualità, che interpretano il gioco in maniera propositiva e amano tenere e/o gestire il possesso. Il fatto che Gattuso abbia fondato su di loro il suo 4-3-3 è emblematico delle idee di un tecnico che rifugge il concetto di calcio come semplice agonismo, ma vuole arrivare al risultato attraverso la tecnica, la manovra, una serie di automatismi ripetuti e non casuali.

Per questo domenica, non fosse altro per le motivazioni, non sarà un partita facile, ma noi crediamo che i nostri ragazzi vorranno finire questa stagione, non certo da incorniciare per mille motivi, nel migliore dei modi, come tutti meritano.


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