Malagò: «Speriamo nel Tas». Lo sport italiano ha già deciso da che parte schierarsi...
- Marco Innocenti
- 28 giu 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Parole di una gravità incredibile quelle pronunciate dal presidente del Coni Giovanni Malagò e riferite dall'agenzia Ansa all'indomani della sentenza di condanna da parte dell'Uefa che ha di fatto estromesso il Milan dalla prossima Europa League, facendo così scalare l'Atalanta direttamente ai gironi e la Fiorentina ai preliminari.
«Ho sempre mantenuto doverosamente un profilo di rispetto per le istituzioni - ha commentato Malagò - ma non c’è dubbio che la sentenza Uefa sul Milan affossa un po’ il calcio italiano. Dispiace molto. Oggi ho sentito Fassone, speriamo che il Tas porti notizie positive al Milan. La storia di questo club non merita una decisione simile, risultati sportivi scritti nella pietra, un’infinità di trofei internazionali, a partire dalle sette Champions. Vediamo, c’è il Tas».
Parole gravi perché fanno pensare alla possibilità che lo sport italiano si schieri dalla parte di chi, in quest'ultimo triennio 2014/17, ha di fatto sconfinato al di là delle regole del gioco, "barando" per così dire. E qui poco o nulla dovrebbero contare i trofei vinti, le sette Champions o i meriti sportivi del proprio passato.
La domanda che vorremo fare a Malagò è allora la seguente: Atalanta e Fiorentina non meritano la sua considerazione? Specialmente se partiamo dal presupposto che la Uefa, con la sentenza di ieri, ha di fatto stabilito che il Milan ha tratto vantaggi indebiti da una gestione dei propri bilanci non in linea con le regole del fairplay finanziario. Il calcio e tutto lo sport italiano, che lei Malagò rappresenta, dovrebbero semmai schierarsi con chi ha bilanci chiari e in regola, non con chi trova scappatoie nelle zone d'ombra di una contabilità fumosa o, addirittura, non del tutto trasparente.
Come se non bastasse, alla domanda precisa se qualcosa non abbia funzionato nel sistema italiano, Malagò risponde quasi piccato. «Per rispondere bisogna conoscere bene chi ha responsabilità e chi ha diritti e doveri. Ci sono aspetti che sono tutti in capo a degli organi della Federcalcio. Io onestamente non so dire se c'è qualcosa che non ha funzionato, non mi sento assolutamente di sostenerlo, e non darei nemmeno spazio a queste illazioni». La verità, però, è che queste non sono semplici illazioni ma domande che il tifoso, rossonero o di qualsiasi altro colore, ha tutto il diritto di porsi.
La sensazione, dopo questo intervento alquanto improvvido di Malagò, è che i vertici dello sport italiano abbiano già deciso da che parte schierarsi in questa diatriba e, anziché difendere e tutelare chi opera secondo le regole, siano troppo impegnati a guardare ad altri criteri di giudizio...
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