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La prossima avversaria: l'Udinese

  • Daniele Nordio
  • 30 ago 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Domenica arriva al “Franchi” l’Udinese, reduce da un ottimo avvio di campionato, dopo il pari all’esordio in casa del Parma, nella partita successiva c’è la vittoria casalinga contro la Sampdoria con la rete decisiva di De Paul, seguito con insistenza nel corso del mercato estivo da Corvino.

I Pozzo quest’anno, dopo la scorsa stagione piuttosto tribolata con il cambio di tre allenatori, Del Neri, Oddo e Tudor, si sono affidati allo spagnolo Julio Velázquez, trentaseienne, sconosciuto in Italia e con pochissima esperienza di alto livello in Spagna, da dove allena però nelle varie categorie da quando ha 15 anni.

Dopo avere per anni scovati giocatori in ogni parte del globo, quest’anno la scommessa più importante dei Pozzo è proprio quella dell’allenatore. Il giorno della presentazione il direttore generale del club friulano, Franco Collavino, ha spiegato la scelta di puntare su di lui: è un «riprendere la tradizione di allenatori giovani e non noti che hanno portato innovazioni».

Quest’anno le cessioni in casa friulana hanno i nomi di Danilo, Barak, Widmer, Ali Adnan, e Meret, seppur lo scorso campionato in prestito alla SPAL, che è stata la cessione più renumerativa.

In entrata i nomi principali sono stati Musso, Pussetto, Vizeu e Opoku e Madragora.

Le aspettative più grandi sono sulle spalle di Ignacio Pussetto, pagato 8 milioni dopo le buone prestazioni con l’Huracan nell’ultima stagione (9 gol e 7 assist in 27 partite). Attaccante esterno destro con un’ottima esplosività e una buona tecnica di calcio, Pussetto ha l’attitudine molto moderna a partecipare a tutte le fasi di gioco.

Le amichevoli estive hanno invece lasciato qualche dubbio intorno a Felipe Vizeu, arrivato per 5 milioni dal Flamengo con grandissime referenze e con l’idea di farne almeno il vice Lasagna.

Il talento di Mandragora (in dubbio per Firenze per una possibile squalifica a seguito di una bestemmia rilevata con la prova tv) sembra fuori discussione. Il centrocampista ex Crotone è uno dei mediani più promettenti del nostro calcio, e Velázquez sembra puntarci molto, soprattutto nel suo ruolo naturale di equilibratore della manovra. Il campionato che ci attende chiarirà la validità della scommessa dell’Udinese e il valore generale di Mandragora.

«Per me l’importante non è fare 25 passaggi di fila solo col fine del possesso palla. Quello che vogliamo fare è cercare di avere una squadra non prevedibile e versatile, e che giochi la partita nella metà campo avversaria adattandosi alle diverse esigenze di gioco. Con 25 o con 3 passaggi dipende dalle circostanze».

Velázquez, insomma, sembra essere consapevole che l’Udinese non potrà imporre sempre il proprio gioco sugli avversari, e che quindi dovrà per forza di cose adattarsi. L’Udinese, dal canto suo, sembra riporre fiducia proprio sulla capacità dell’allenatore spagnolo di dotare la squadra di un sistema in grado di essere flessibile: di essere proattivo con le piccole, cioè, e di sapere cosa fare con le grandi.

Uno stile di gioco, insomma, più vicino all’Atletico Madrid che al Real, con Behrami primo interprete di questa impostazione. Un ruolo di mediano davanti alla difesa che porta il modulo più in linea con un 4-1-4-4 che con il 4-3-3, con una mediana piuttosto aggressiva.

In porta, nonostante l’acquisto oneroso dell’argentino Musso, per ora il tecnico spagnolo si è affidato all’ex enfant prodige Scuffet, reduce da qualche stagione piuttosto negative. La difesa a 4 vede ai lati Stryger-Larsen e Samir, al centro il colosso nigeriano neo arrivato Ekong e Nuytinck. Il centrocampo vede l’ex viola Behrami davanti alla difesa, e ai suoi lati Fofana e Mandragora. Sulle fasce, partendo piuttosto arretrati, quindi più dalla mediana che punte in appoggio al centravanti Lasagna, De Paul e Machis, talento venezuelano, ennesima scommessa della gestione Pozzo.


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