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Pjaca, Simeone e una fase offensiva che fa discutere

  • Marco Innocenti
  • 31 ott 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Firenze, si sa, è una bella donna, innamorata ma esigente. E così, dopo il promettente avvio di campionato, con il passare delle settimane la spensieratezza della giovane Fiorentina che aveva scaldato i cuori di tutti, si è andata via via spegnendo. Nelle ultime gare, quella stessa giovinezza, che aveva scomodando anche prematuri e quantomeno azzardati paragoni con la Fiorentina Ye-Ye, sembra essere diventata di colpo un grave limite, un peso di cui pagare dazio. E forse la verità, come al solito, sta un po' nel mezzo.

Sicuramente però quello che preoccupa maggiormente è la poca incisività della fase offensiva. La scarsa vena realizzativa di questo periodo di Simeone non è infatti adeguatamente coperta dalle prestazione di chi gli sta accanto, Pjaca in primis. Il croato, pur considerando un ritardo di condizione che però non sembra colmarsi mai, non ha ancora fatto vedere di che pasta dovrebbe esser fatto e gli sforzi fatti dalla Fiorentina per averlo, ad oggi, non sono stati minimamente ripagati o confortati da quanto visto sul campo.

E come sembrano lontane e di poco conto, oggi, le polemiche sulla formula del suo arrivo a Firenze o quelle sulla maglia numero 10... Oggi quello che conta e che preoccupa è proprio il suo rendimento, decisamente al di sotto di quello che tutti ci aspettavamo. Sia in termini assoluti che in termini di partecipazione alla manovra della squadra.

Veniamo poi al capitolo Simeone. Che l'argentino non fosse un bomber da trono della classifica cannonieri, forse, lo si era capito già lo scorso anno. Combattivo, volenteroso e sempre nel mezzo della battaglia ma difficilmente il suo bottino di reti, a fine campionato, potrà essere quello di un cannoniere. Semplicemente perché... le sue qualità sono altre! Siamo fermamente convinti che, alla fine, le sue 15-18 reti le segnerà anche quest'anno, ma siamo anche altrettanto convinti che nel corso della stagione, uno o due di questi momenti di "lontananza" dal gol ci saranno, com'è stato anche lo scorso anno e com'era stato nella sua passata esperienza al Genoa.

Il punto però è che se non segna Simeone, l'unico in grado di sfruttare in maniera efficace gli spazi creati dal movimento del Cholito sembra essere il solo Marco Benassi. L'inizio di stagione scoppiettante dell'ex-Toro aveva forse anche celato qualche difficoltà, con le sue reti preziose quanto puntuali. Poi però sarebbe stato davvero troppo pensare di chiedere a lui, e solo a lui, di tirare la carretta e di segnare. Sono mancati i gol di Pjaca e Chiesa, quelli chiamati ad inserirsi in area e a far mal alle difese avversarie, quando Simeone è ben controllato e marcato.

Ma se delle difficoltà del croato abbiamo già detto, per Federico Chiesa c'è forse da fare un discorso a parte. La sua abnegazione e il suo impegno sono assolutamente innegabili, così come la sua capacità di spaccare le partite con una giocata tirata fuori dal cilindro. Quello però che ancora gli difetta è senza dubbio la precisione sotto porta.

Come potete vedere, però, in questa mia analisi mi sono ben guardato dal proporre soluzioni o alchimie tattiche, cambi di modulo o schieramenti a 2-3-4... 12 punte. Il motivo? E' molto semplice. Prima di tutto una squadra è sempre composta da 11 giocatori e quindi la loro distribuzione sul terreno di gioco deve sempre rispondere ad un equilibrio generale. Non è che mettendo dentro una punta in più, allora magicamente la fase offensiva acquista un 20 o un 30% di pericolosità in più. La Fiorentina, normalmente, accompagna l'azione offensiva con Chiesa e Pjaca accanto a Simeone, con Benassi che si inserisce a rimorchio e con Biraghi che fa altrettanto lungo la corsia di sinistra. Senza contare la batteria di centrocampisti che, normalmente, premono sulla difesa avversaria.

Altra considerazione, non meno importante, è il fatto che sono fermamente convinto che a trovare le alchimie tattiche debba essere Stefano Pioli, sicuramente molto più esperto e conoscitore di calcio del sottoscritto e di molti (quasi tutti per la verità...) di quelli che stanno in tribuna o sul divano di casa.

Terzo ed ultimo aspetto, non dimentichiamoci che le partite di calcio sono costellate (e quindi indirizzate) dagli episodi, da un pallone che viaggia un po' più veloce o un po' più lento, da uno scatto fatto mezzo secondo prima o mezzo secondo dopo per raggiungere quello stesso pallone, dalla scelta di un attaccante pensata in un better di ciglia, se concludere sul primo o sul secondo palo. Da mille variabili impazzite insomma, che proprio nel loro essere imponderabili ma determinanti rendono bellissimo questo sport. Cosa significa? Che molto spesso un episodio a favore ti fa vincere una partita e un episodio a sfavore te la fa perdere ma sarebbe sbagliato prendere questi episodi a metro di giudizio della prestazione sportiva di un atleta o delle scelte di un allenatore su chi mandare in campo e chi in panchina.


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