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Corvino:« Avanti con Pioli. E per Mancini andremo in tribunale...»

  • Daniele Nordio
  • 25 gen 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Stamane sulla Gazzetta dello Sport a firma di Luca Calamai è apparsa una bella e lunga intervista a Pantaleo Corvino, direttore generale della Fiorentina.

I temi affrontati sono stati tanti: dal mercato ai rinnovi, dal Var al futuro delle rose. Corvino ha raccontato ambizioni, difeso scelte fatte, lanciato qualche stilettata, raccontandosi a 360 gradi.

Sulle ambizioni viola.

«La strategia della famiglia Della Valle è quella di far crescere la Fiorentina con acquisti mirati per il presente e per il futuro, sempre ambiziosi. Per farlo, però, vogliamo essere rispettosi dei giusti parametri economici. Tutto questo c'ha permesso nell'era Della Valle di raggiungere l'Europa in più occasioni.»

Sugli ultimi due anni fuori dalle coppe.

«Negli ultimi due anni abbiamo dovuto recuperare un percorso economico che chi mi aveva preceduto (n.d.r. stilettata a Pradé) aveva portato fuori binario, portando il monte ingaggi a 72 milioni di euro. La Fiorentina non ha parametri economici da permettersi ingaggi folli come quello di Gomez.»

Sul mercato.

«Ci serviva un attaccante, Simeone che l'anno scorso aveva fatto benissimo ha attraversato delle difficoltà, e Muriel è stato preso per questo. Mai avuto paura di perderlo perché ci aveva dato la sua parola. Certo, in un mondo in cui si stracciano i contratti scritti...Traoré fa parte di quelle ambizioni future, un segnale di pregettazione futura. Questo è il mio modus operandi. Diawara lo stimo tantissimo, l'ho portato al Bologna, garantendo al club di Saputo la più grande plusvalenza della loro storia. Però il Napoli chiede una cifra per noi impossibile.»

Su Pjaca.

«Parto dicendo che in generale la Fiorentina ha una rosa equilibrata, poi ci può essere qualcuno che non si ritiene gratificato e chiede di andar a giocare altrove. Noi non mettiamo il cartello "vendesi" a nessuno, ma non facciamo barricate. Chi vuole andar via deve essere chiaro ed esplicito con noi e con la piazza. Pjaca lo abbiamo scelto noi e lo volevano tutti, tifosi e media. Avevamo l'alternativa De Paul, ma abbiamo puntato su un giocatore su cui continuiamo a credere, ma lasciamo a lui la scelta da fare.»

Sulla Var.

«Questa è stata una scelta rivoluzionaria, a volte fa arrabbiare come viene utilizzata, ma va solo milgiorata.»

Sulle critiche su Piccini, Mancini e Zaniolo.

«Piccini l'ho scoperto che aveva 12 anni, l'ho convinto a trasformarsi da attaccante a terzino. Quando sono tornato a Firenze era stato ceduto al Betis.

Mancini l'ho preso quando era un esordiente, ma ci sono state operazioni scorrette nella fase di cessione dal Perugia all'Atalanta, non hanno rispettato un nostro diritto di riacquisto. Andremo in tribunale.

Zaniolo, quando sono tornato era già stato ceduto all'Entella, con la garanzia di una copertura sulla rivendita che è stata data. A Firenze, giocava e non giocava, uno degli esempi in cui si matura ed esplode in maniera inaspettata.»

Su Chiesa e il rinnovo.

«Federico ha già il contratto più alto della rosa e altri quattro anni di contratto. A fine stagione incontreremo lui, con calma e serenità. La speranza è che voglia rimanere in viola. Lo stesso faremo con Benassi, Veretout, Biraghi. Chi vorrà andare via, ripeto, dovrà essere chiaro.»

Sul futuro di Pioli.

«Pioli gode della stima mia e della società. C'è un'opzione di rinnovo e intendiamo proseguire con lui.»

Come cambiare le rose.

«Secondo me si dovrebbe stabilire un numero fisso di italiani, poi non ci dovrebbero essere per gll altri posti differenze tra comunitari ed extra.»

Infine un pensiero su Astori a poco meno di un anno dalla scomparsa.

«La morte di Davide è stato il momento più brutto, doloroso, della mia carriera. Nell'estate in cui tutti volevano scappare lui mi rassicurò dicendo di credere al mio progetto.

Conservo il contratto che avrebbe firmato due giorni dopo quel fatidico 4 marzo.»


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