Terracciano: «Un orgoglio vestire questa maglia. Traoré? La Fiorentin ha visto lungo»
- Marco Innocenti
- 25 gen 2019
- Tempo di lettura: 3 min

La sfida con il Chievo, la prima del girone di ritorno, si avvicina e Stefano Pioli si presenta come ogni settimana in sala stampa per rispondere alle parole dei giornalisti. Al contempo, però, la società presenta ufficialmente l'ultimo arrivato in casa viola: il portiere Pietro Terracciano.
Ad aprire la conferenza stampa è Giancarlo Antognoni che presenta il portiere classe 90 arrivato in settimana dall'Empoli.
DOMANDA: Cosa rappresenta per te l'arrivo alla Fiorentina? E sulla formula del tuo arrivo: è un prestito secco ma ti auguri una riconferma?
TERRACCIANO: «Innanzitutto sono molto orgoglioso di essere qui. Per me è una tappa importantissima, Firenze è un'elite del calcio italiano e avere la possibilità di vestire questi colori è un vero orgoglio. Sulla formula, devo dire che non ci bado molto perché ho l'ambizione di dimostrare il mio valore anche se ci sarà poco tempo e spero che questo possa rappresentare il mio futuro per tanto tempo perché mi piacerebbe davvero molto».
D: Che effetto ti ha fatto allenarti con Lafont? Cosa ti ha colpito di lui? E poi, cosa pensi di poter dare tu a lui e cosa pensi possa dare lui a te?
T: «E' un giovane con grandi qualità, fisicamente si nota subito la sua presenza in campo e posso solo parlarne bene. Personalmente poi ci conosceremo in questi giorni e cercheremo di fare squadra anche tra noi portieri perché, alla fine, siamo un po' una squadra nella squadra ed è importante fare gruppo anche fra di noi».
D: Che sensazioni hai avuto?
T: «Voglio ambientarmi nel migliore dei modi, ho avuto già ottime sensazioni e quando ho saputo dell'interessamento della Fiorentina non potevo dire di no. Firenze è una delle città e delle piazze più importanti d'Italia, quindi voglio dimostrare e dare il massimo. Poi le scelte le fanno altri».
D: Il vero Terracciano è quello visto contro il Milan?
T: «Penso che chi ha visto anche altre gare possa dire che ne ho fatte anche altre di buone prestazioni. Certo, quella è risaltata più all'occhio perché fatta contro una grande squadra ma anche in altre occasioni ne ho fatte altre positive».
D: A giugno arriverà qui a Firenze anche Traoré: ce lo racconti?
T: «E' un ragazzino ma solo all'anagrafe. Ha margini di crescita e qualità enormi e dal lato umano è un gran bravo ragazzo e la Fiorentina ha fatto la scelta giusta».
D: Per la scelta del numero di maglia hai chiesto a Pasqual?
T: «Con lui ho parlato di Firenze già prima e mi ha detto benissimo sia della città che dell'ambiente. Sul numero di maglia ci abbiamo scherzato ma a lui ha fatto piacere».
D: Tanti tifosi hanno ritirato fuori quello che tu avevi scritto dopo la morte di Astori: ti ha colpito l'aria che si respira nello spogliatoio dove, crediamo, la sua presenza si senta sempre?
T: «Quella vicenda ha colpito tutti perché anche Manuel mi aveva parlato di Astori già prima che succedesse. Quel giorno mi sono messo anche nei panni della famiglia e ho parlato più da genitore. Dello spogliatoio non posso parlare nel dettaglio perché lo vivo da poco ma è una presenza che tu avverti ed è positiva perché la senti come una persona che ha lasciato tanto in ogni ragazzo che ha incontrato».
D: Sui social hai ringraziato l'Empoli ma l'hai lasciata con un po' d'amaro in bocca.
T: «L'ho lasciata perché è arrivata la Fiorentina. E' il modo in cui ci siamo lasciati però che non mi è piaciuto perché io sono una persona schietta e vorrei che anche gli altri lo fossero con me. Quando questa chiarezza non c'è, questo mi fa un po' storcere il naso».
D: Qualche familiare ti ha dato qualche suggerimento su come giocarti questa chance?
T: «Prima di tutto dovete sapere che mio fratello è un tifosissimo super-sfegatato della Fiorentina, anche se è di Caserta tanto che per il suo compleanno gli ho spedito la maglia autografata di Federico Chiesa. Sono felicissimo ma grossi consigli non me li hanno dati. Mi hanno fatto solo i complimenti e vorrebbero vedermi a lungo con questa maglia».
D: Che effetto ti fa allenarti con due portieri giovanissimi come Lafont e Ghidotti?
T: «Beh, non è che io mi posso sentire vecchio a 28 anni... Non ci faccio caso, ci sono abituato perché nel calcio di oggi è normale giocare accanto a dei ragazzi del 99 o del 2000 e non ti stupisce più».
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