Pjaca, il fiore che non è sbocciato in viola
- Daniele Nordio
- 22 mar 2019
- Tempo di lettura: 2 min

La propria scelta l'aveva ponderata, l'aveva fortemente voluta e alla fine difesa. Marko Pjaca aveva scelto la Fiorentina la scorsa estate: gli sembrava la squadra, l'ambiente giusto da cui ripartire dopo sei mesi non buonissimi in Bundesliga. Il posto giusto dove tentare di tornare, dopo la rottura del crociato del ginocchio destro del 2017, il giocatore che aveva stupito tutta Europa con la sua Croazia agli Europei del 2016, quando appena ventunenne aveva sfoderato colpi d'autentico fuoriclasse.
Corvino lo aveva inseguito a lungo, già dai tempi di Bologna, e quest'estate lo aveva ritenuto il partner ideale per la coppia Simeone-Chiesa. Arrivato dopo un tira e mollalungo un'estate con la Juventus, grazie ai buoni auspici dei suoi agenti, Pjaca è sbarcato in riva all'Arno in prestito con diritto di riscatto per 20 miloni, con il diritto di recompra per i bianconeri. Doveva essere l'uomo giusto per realizzare i sogni d'Europa dei viola. Una scelta che Pjaca ha difeso anche a gennaio, quando dopo i primi mesi deludenti, il Genoa lo voleva fortissimamente per dargli una maglia da titolare, ma lui ha preferito portare a termine la propria stagione in viola e ribaltarne i destini.
Oggi Pjaca chiude praticamente la propria stagione e avventura in gigliato: dopo l'operazione al crociato sinistro, rotto in allenamento il 9 marzo, recupererà dall'infortunio a Zagabria, in Croazia, sotto la guida di Zoran Bahtijarevic, il medico della Nazionale croata che rimarrà in contatto costante sia con il dottor Claudio Rigo, responsabile sanitario della Juventus, sia con la Fiorentina. In giornata Pjaca dovrebbe passare per il centro sportivo e raccogliere le proprie cose.
L'esperienza di Pjaca alla Fiorentina dal punto di vista tecnico è stata fallimentare: 19 presenze sbiadite in maglia viola, poche da titolare e 1 rete nello scorso settembre contro la SPAL.

I tifosi viola hanno visto una copia scialba del giocatore che tutti speravano: corsa lenta, doppio passo ingarbugliato e sguardo triste. Delusione per sè stesso e per gli altri.
Il ragazzo croato però ha sentito l'affetto di tutti nonostante una stagione grigia: dai compagni al mister, alla società che lo ha accolto e lo ha seguito passo dopo passo subito dopo l'infortunio.
Ai tifosi rimarrà l'immagine di un bravo ragazzo che non ha saputo o non è riuscito a dare ciò che si sperava.
Comments